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IL PANNOLINO DI GESÙ

Carissimi,

La notte di Natale nel duomo di Spoleto è stato esposto il "santo pannolino". Una striscia di lino povero - riferiscono i quotidiani - di venti per venticinque centimetri.

Un vero pannolino. Ovviamente in versione di altri tempi. Comunque con la solita funzione: contenere i bisognini dei bambini.

Eccezionale il bambino che avrebbe fasciato. Gesù di Nazareth. Lo garantisce un attestato di autenticità del 1175, durante il pontificato di Alessandro III. E lo ha ritenuto autentico la devozione popolare che, nel 1670, lo ha consegnato ad un prezioso reliquiario d’argento. Però reliquiario e pannolino erano finiti in un vecchio armadio e dimenticati a lungo. Fino al loro casuale ritrovamento in occasione dei recenti restauri del duomo della città umbra.

Una curiosità. E mi ha incuriosito.

1. Mi solletica il pannolino, reliquia tra le reliquie. Le reliquie che sono, spesso, strane cose. Strane o, forse, semplicemente estranee; appartenenti ad un mondo che non è il mio mondo. Un mondo che richiede il passaporto e, soprattutto, lo zaino vuoto di pre-giudizi e pieno di disponibilità a decifrare e rispettare una diversità.

Il mondo delle reliquie è abitato dai "semplici". Qualcuno direbbe: dalle "classi subalterne" e di "subculture". Gente sotto e fuori del dominante, dell’ufficialità. Anche della dominante e ufficiale religiosità.

Forse addirittura sotto e fuori della fede dominante ed ufficiale. In molti tendono proprio a privilegiare "fede popolare" a "religiosità popolare". Per accentuare che non si tratta tanto, o soltanto, di folklore ma dello stesso messaggio cristiano ricevuto, letto e rielaborato in rapporto alla propria cultura e visione del mondo, alla propria condizione e sorte. Con la produzione di conseguenti e adeguati linguaggj ed espressività. Insomma, quanto basta per diventare un "luogo teologico". Forse non tra quelli previsti da M. Cano ma, comunque, rispondente a ciò che Cano indicava per "luogo teologico" : un "domicilio degli argomenti teologici nei quali i teologi trovano le argomentazioni sia per affermare che per contestare".

"Contestare" qui potrebbe acquistare un peso particolare: i competenti ipotizzano che la "fede popolare", pur scadendo spesso in alienazioni, nasca e anche conservi qualcosa o molto di oppositivo o alternativo alla teologia accademica.

2. Il pannolino appartiene alla " seconda generazione" delle reliquie. Alle reliquie succedute alla reliquia La reliquia era il corpo dei martiri associato nell’altare eucaristico, fin dal IV secolo, al "corpo" del Martire Le reliquie sono tutto ciò che ha qualcosa a che fare -o si ritiene che abbia a che fare- con il Martire, i martiri, i santi.

Si sostiene che le crociate abbiano dato decisivo incremento a questa varietà ed abbondanza: ogni crociato voleva portare a casa un devoto souvenir dalla Terra Santa e in Terra Santa, come in ogni luogo di attrazioni, sembra fosse piuttosto fiorente l’industria della "patacca", dello spacciare per autentico il contraffatto e senza porsi limiti nel moltiplicare il reperto di riferimento ( è stato calcolato che mettendo insieme tutti i pezzi di legno venerati nelle varie chiese europee si farebbero tre o quattro croci di Gesù!).

Una prolificazione delle reliquie che, se da una parte ha notevolmente abbassato la loro credibilità storica, dall’altra ha accresciuto la loro capacità di "dire", ha allargato e arricchito il loro linguaggio: se il corpo dei martiri diceva sostanzialmente una cosa sola (la testimonianza pagata a prezzo della vita), le reliquie dicono -possono dire- tante cose quante sono leggibili nella loro varietà e diversità.

3 Ecco: cosa "dice" il pannolino?

Sicuramente adotta un linguaggio inatteso. Chi ha elevato un pannolino a dignità di reliquia ha rasentato l’indecente. Un po’ come se io, per avere tangibile riferimento alla mia mamma, avessi scelto non, come ho fatto, la sua corona del rosario ma le sue mutande!

Mi chiedo: linguaggio irriverente o linguaggio forte, come è forte il grido di chi tenti di dire qualcosa controcorrente?

Il pannolino addosso a Gesù umanizza Gesù come nessun altro indumento o altro segnale: uomo veramente uomo, uomo fino ai "bisogni" umani non sublimabili, anzi da coprire di riservatezza e anche di vergogna

Il pannolino rimanda al Gesù bambino. La "fede popolare" ha concesso molto alla passione e alla

morte di Gesù e basterà pensare alle consolidate tradizioni del nostro meridione e alle rinverdite

manifestazioni dell’America Latina. Ha concesso meno all’infanzia di Gesù. Il pannolino si colloca in questo spazio meno frequentato. Insieme al santo prepuzio di Gesù, altra irriverenza-venerabile (nella chiesa viterbese di Calcata). Insieme al "latte della Madonna" diffuso con tanta abbondanza da indurre il toscanaccio Bernardino da Siena a domandare ai suoi ascoltatori se non avessero scambiato la Madonna per una mucca. Insieme, e il livello si alza notevolmente, al bambino in carne ed ossa messo da Francesco di Assisi nel suo realistico presepe di Greccio.

Il pannolino che, insomma, contribuisce a rivendicare Gesù vero uomo. E vero uomo fin dai suoi inizi, fin dalla nascita.

Un Gesù diverso e lontano dal Gesù più Dio che uomo in auge nei laboratori ufficiali. Una contro teologia? L’impressione è che la gente risponda alle rarefazioni della cristologia dominante e ai suoi linguaggi astratti e anche astrusi con la concretezza del palpabile e adottando il linguaggio delle cose. E che reagisca al Gesù trasferito sui troni dei regnanti (il "pantocrator") riportandolo dalla propria parte, dalla parte dei "poveri".

"La cristologia popolare esprime il collegamento della fede con la vita concreta e segna un’esperienza di Dio in termini limitati, ma certamente incarnati: in essi, davvero, ‘il Verbo si è fatto carne’ (P. Giannoni in D. Pizzut - P. Giannoni, Fede popolare, Marietti 1979, p. lO9).

4. Indovino facilmente un vostro sorrisetto di sufficienza: sei un ingenuo; non ti sei accorto che il pannolino è nelle mani del vescovo e che i tuoi "semplici" sono lì in ginocchio ad invocare benedizioni; tranquillamente ripiegati in devozionismi; in rischio prossimo di superstizioni o, comunque, mendicanti di protezioni, di favori spirituali e materiali e, magari, di qualche miracolo? Ovviamente mi preoccupa il pannolino anch’esso sublimato in quanto associato al Gesù sublimato e, quindi, risucchiato in meccanismi di una cristologia "sopra" di noi.

Ma non intendo spegnere o sminuire la sorpresa per questo pannolino scelto per "toccare" Gesù, per conservare Gesù nei nostri "panni". Il pannolino che trattiene Gesù un po’ come -mi viene da pensare- il bastoncino che i ragazzi tengono ben saldo in mano per impedire che il loro aquilone vada per conto suo, fugga nell’irraggiungibile.

Martino Morganti


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