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Taranto, cronaca di un disastro ambientale



Data: 17 Giugno 2021
Autore: Laura Tussi



I Webinars di PeaceLink

Relazione sul webinar di PeaceLink

Taranto, cronaca di un disastro ambientale

Di fronte all'inquinamento del polo industriale e in particolare dello stabilimento siderurgico vi è stata, dal 2008 in poi, una crescita della cittadinanza attiva. La società civile organizzata, supportata dai dati scientifici dell'Arpa Puglia, ha saputo contrastare lo strapotere dei Riva.

Laura Tussi

Fonte: PeaceLink webinar 2 giugno 2021
"La lotta per la tutela della salute messa a repentaglio dall’inquinamento industriale a Taranto è ancora necessaria per non arretrare rispetto alla sentenza".

Così ha introdotto Alessandro Marescotti il webinar di PeaceLink del 2 giugno 2021; ha parlato dell’ILVA e della sentenza del processo Ambiente Svenduto del 31 maggio scorso con cui sono stati condannati numerosi imputati a pene elevate. Quella sentenza appare un autentico “miraggio” in molte parti d’Italia, in molti siti contaminati. Condanne così alte sono una “chimera” per molte realtà che lottano per la giustizia ambientale.

I nuovi dati epidemiologici
Nel webinar è stato illustrato il prossimo esposto sull’ILVA alla Procura della Repubblica con i corposi allegati. Essi contengono i dati epidemiologici dal 2013 in poi, in un periodo in cui non è stata spenta l’area a caldo in seguito a vari decreti salva Ilva.

Per questo occorre che la magistratura promuova una nuova serie di indagini. L’obiettivo è quello di portare all’attenzione della magistratura nuovi dati per innescare un’indagine “Ambiente svenduto due”. Come cittadinanza scientifica occorre utilizzare le evidenze scientifiche relative ai danni all’ambiente e alla salute.

La condanna dei Riva e di Vendola
La sentenza del maxiprocesso ambiente svenduto del 31 maggio 2021 ha fatto discutere moltissimo per le condanne con pene pesantissime comminate a personaggi che hanno diretto Ilva di Taranto e personaggi politici in vista come Vendola che ha diretto la Regione Puglia. Si è parlato anche delle dichiarazioni di Vendola che ha definito la sentenza su di lui una “barbarie”.

Marescotti ritiene che se qualcuno deve difendersi, lo deve fare in sede processuale e non come Vendola che accusa di barbarie la magistratura. Inoltre Marescotti si sofferma sui meriti in campo ambientale rivendicati da Vendola. Vendola ha rivendicato il suo operato per la presidenza della Regione Puglia.

Marescotti ha più volte invitato Vendola per discutere della grande stagione che ha coinvolto la cittadinanza attiva e la società civile organizzata, l’associazionismo, ma il politico in questione non ha mai accettato gli inviti.

Marescotti nel webinar non è voluto entrare nel merito degli aspetti processuali, ma ha analizzato la sequenza degli eventi storici.

Vendola ritiene che sia stata la sua azione a portare all’attenzione della magistratura la questione ambientale di Taranto: rivendica meriti che non gli sono propri. Perché nel 2005 fu PeaceLink in un comunicato pubblico a rivelare a Taranto e all’Italia intera l’esistenza di diossina nella città ionica.Manifestazione a Taranto contro l'inquinamento

La storia delle iniziative e delle mobilitazioni
L’Ilva produceva l’8,8 per cento della diossina industriale europea. Questa fu la notizia di apertura del telegiornale regionale nell’aprile del 2005, ma la notizia non provocò nessuna reazione in nessun partito politico.

Quindi nel 2006 si scoprì che Arpa era totalmente sguarnita di qualunque tipologia di attrezzatura per misurare questo mortale agente inquinante. La società civile richiede allora l’acquisto degli strumenti per la misurazione della diossina.

Nel 2007 un dossier di PeaceLink documenta che a Taranto esiste il 90,3 per cento di diossina industriale europea e italiana: questa notizia fa scalpore e clamore nell’opinione pubblica.

Nel 2008 PeaceLink fa analizzare un pezzo di formaggio e le analisi rivelano valori ben tre volte sopra i limiti di legge. Vengono analizzati sangue e latte materno da altre associazioni tarantine. Il coordinamento Altamarea in una manifestazione di protesta riesce a portare in piazza alla fine di quell’anno ben 20.000 persone che chiedono la legge antidiossina. La legge anti diossina è quindi un merito dell’associazionismo tarantino.

Nel 2009 si mobilitano altre 20.000 persone contro l'inquinamento dell'Ilva. La mobilitazione è nuovamente promossa da Altamarea, un coordinamento di associazioni.

Nel 2010 emergono nuovi dati sul benzo(a)pirene, un pericoloso agente cancerogeno che aveva superato i limiti di legge. Archinà, addetto alle pubbliche relazioni di Ilva, viene intercettato telefonicamente nel 2010. Dalle intercettazioni emerge la sua attività volta a contattare Vendola dopo il superamento della soglia di benzo(a)pirene. Dai pubblici ministeri e dai giudici Archinà è stato considerato un testimone attendibile. Invece è considerato inattendibile dagli avvocati di Vendola perché Archinà con le sue telefonate fa emergere un’intesa con il Presidente della Regione. Archinà contatta infatti Vendola, ossia la Regione Puglia, perché la situazione è ormai sfuggita di controllo. La Regione Puglia prende la decisione di rifare le analisi per confermare l’assoluta certezza dei dati del benzo(a)pirene, promuovendo il “monitoraggio diagnostico”. In seguito, il governo Berlusconi - nell’agosto 2010 - sospende il limite di legge del benzo(a)pirene. E’ di fatto un decreto salva Ilva.

Nel 2011 l’autorizzazione integrata ambientale (AIA) Ilva, che doveva prevedere migliori tecnologie aziendali con la cosiddetta ‘ambientalizzazione’ dell’industria, viene salutata come una grande svolta dalla Regione Puglia. Ma per PeaceLink e anche per l’associazionismo, l’AIA del governo Berlusconi risulta assolutamente inadeguata. L’autorizzazione integrata ambientale aumenta la capacità produttiva del colosso siderurgico e non prevede la copertura dei parchi minerari. A questo punto subentra la netta rottura con la Regione e con Vendola.

La trasmissione televisiva Report intervista i dirigenti della Regione per verificare la presenza di diossina nelle cozze di Taranto, ma senza ottenere i dati.

Quindi PeaceLink e il Fondo Antidiossina denunciano la presenza della diossina nelle cozze e compiono il lavoro che spettava alla Regione. L’associazionismo si ritrova a fare le cose che spettano alle istituzioni.

Il 2012 è l’anno in cui la Procura e il gip Patrizia Todisco entrano in azione. Viene avviato un incidente probatorio. C’è una perizia chimica. Poi una epidemiologica. Esse stabiliscono che Ilva provoca e produce agenti altamente inquinanti che arrivano a causare fino a 30 decessi l’anno.

Il gip risponde con la chiusura dell’area a caldo di Ilva e questo porta a una imponente manifestazione di 30.000 persone a sostegno della magistratura.

Il governo Monti vara il primo decreto salva-ILVA che diviene poi legge. Napolitano firma. Gli impianti non vengono fermati. Ma la lotta della popolazione continuerà negli anni successivi. Ad esempio promuovendo la procedura di infrazione europea e il ricorso alla Corte dei diritti dell’uomo (CEDU).

In conclusione, il merito che Vendola rivendica spetta al contrario alla cittadinanza attiva, all’associazionismo e alla società civile organizzata, supportata dai dati scientifici dell'Arpa Puglia.

Il ricordo dell'avvocato Torsella
Alessandro Marescotti ha infine ricordato l’avvocato Sergio Torsella che seguiva PeaceLink e che è morto prima della fine del processo: "L'avvocato Sergio Torsella rispondeva immediatamente a ogni quesito, ed era come un angelo custode accanto a noi attivisti; era un nostro amico che purtroppo ora non è più con noi. Era artefice e stratega di iniziative costantemente fondate e efficaci".

Parole chiave: processo ilva, vendola