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La speranza ci salverà



Data: 13 Settembre 2025
Autore: Luigi Giario



Soffriamo di iper-identificazione con
i mali del mondo, patiamo la tendenza
a farsi carico eccessivamente
dei problemi globali?

In questo momento storico risulta
difficile per chi ha una spiccata sensibilità interiore
non cadere in questa sindrome che può
portare stress e ansia, e anche importanti effetti
sulla salute, soprattutto se non si riesce a
tradurre questa preoccupazione in azioni concrete
o a gestire le proprie emozioni in modo
efficace.

Mai come in questa contingenza assistiamo
impotenti a una degenerazione del genere umano
e segnatamente dei suoi capi. Mentre alla
fine del conflitto mondiale sono emerse in
Europa grandi personalità e, direi, persino anime
grandi che hanno saputo far tesoro della
tragedia della guerra per cercare di portare
l’Europa verso un’era di pace, oggi invece abbiamo
la peggior classe dirigente che si possa
immaginare. Di più, qualcuno ha detto che raramente
nella storia, tra i potenti del mondo,
ci sono stati tanti stupidi così cattivi e tanti
cattivi così stupidi come in questo momento.
In merito a Trump e Putin, vale la pena stralciare
quanto ha scritto Matteo Lancini su La
Stampa:

“Entrambi hanno occhi di ghiaccio, qualcuno
li definisce rettiliani. Poveri rettili. Sangue
freddo, senza emozioni né pietà, gelidi statisti,
calcolatori spregiudicati. Talmente ricchi
e potenti da avere ormai poco in comune con
gli altri esseri umani”.
Siamo giustamente sgomenti di fronte alle
atrocità che si commettono a Gaza, tanto da
invocare il genocidio, un termine che avremmo
voluto estirpare dal vocabolario, ma gli
esperti di queste tristissime cose, ci dicono che
con minore esposizione mediatica ci sono altre
immani tragedie che coinvolgono milioni
di persone innocenti costrette a fuggire dalle
loro case, oggetto di massacri indiscriminati,
di privazioni inenarrabili. In Africa la Repubblica
Democratica del Congo, come denunciato
più volte da p. Zanotelli, poi in Etiopia, Somalia,
Sudan e Sudan del Sud, senza dimenticare
lo Yemen. Guerre per lo più provocate direttamente
o indirettamente dall’occidente neoliberista,
predatore insaziabile.

In quest’ambito l’Ucraina merita ancora di
essere posta all’ordine del giorno perché l’orribile
guerra continua senza sosta e i tentativi
(sinceri?) sinora attuati non hanno portato ad
alcun risultato. Il recente incontro Trump-Putin
si è risolto in un colossale show dove l’aspirante
autocrate si è conformato all’autocrate
consolidato, pare senza ottenere risultati tangibili,
se non il reciproco appoggio alle loro
politiche egemoniche.

Siamo di fronte a fenomeni perpetrati dalla
sfrenata ingordigia umana, dalla libidine del
potere, di cui i mercanti d’armi sono la rappresentazione
plastica della ferocia che non
conosce né limite, né tregua, nemmeno più
coperta da quell’ipocrisia che faceva pensare
alla vergogna. In questa situazione, difficile
poter far qualcosa di utile, difficile vedere un
barlume di luce nel nero pece che ci circonda.
Partecipiamo a un duplice rischio esistenziale:
il primo è quello accennato del totale coinvolgimento
emotivo che travolge molte anime
sensibili, l’altro è la disperazione, lo scoraggiamento,
il pessimismo radicale che dice: non
c’è niente da fare, è sempre stato così, bisogna
rassegnarsi e chiudersi nel proprio guscio,
come dicono a Napoli “adda passà ‘a nuttata”.
Un atteggiamento che, secondo l’economista
Stefano Zamagni, sfocia nel “misoneismo”, che
sarebbe come dire l’apice del conservatorismo
preferire lo status quo per quanto negativo.
Ma ci sono anche persone, e sono la maggioranza,
che non si pongono queste domande,
forse perché temono di esserne travolte e
continuano la vita ordinaria come se nulla stesse
accadendo. Come ai tempi di Noè, quando
venne il diluvio.

Compito dell’oggi per chi non si vuole consolare,
ricordando il salmo 12 (Solo falsità
l’uno all’altro si dicono: / bocche piene di
menzogna, / tutti a nascondere ciò che tramano
in cuore. / Come rettili strisciano, / e i più
vili emergono, / è al colmo la feccia)1, e non si
rassegna, è reagire al pessimismo, uscire dalla
sensazione di impotenza, di stress così profondo
e forte da apparire inarrestabile. A questo
riguardo molte cose si possono fare, seguendo
alcune indicazioni pratiche e/o scatenado la
fantasia di ciscuna e ciascuno di noi2.
Infine, ma non ultimo, per chi conserva un
sentire non materialistico, trovare nell’ambito
spirituale, gli anticorpi per cercare di superare
questa situazione, sapendo che non mancano
esempi luminosi nella storia anche recente, Etty
Hilllesum per tutti.

A questo riguardo, la parola chiave, per chi
crede in Cristo, dovrebbe essere speranza,
ma non tanto quella che ci fa intravvedere
un miglioramento proiettato in avanti, quanto
una speranza sottile, spirituale appunto, anziché
psicologica. Quella che Ernesto Balducci
trovava nell’adempimento, e che Giovanni
Vannucci2 definiva la speranza dell’io
essenziale.

Provo a riassumerla così: mentre la speranza
tout court non è altro che una proiezione di
un futuro immaginario in cui tutto il provvisorio,
tutta l’infelicità, ecc. sarà superata da un
futuro più o meno prossimo in cui queste cose
cambieranno di segno (speranza chiamata dell’io
esistenziale), la speranza dell’io essenziale
è l’accettazione di quanto nella profondità
dell’essere è già stato compiuto da Dio. La
speranza cristiana non attende nulla. Tutto
è già compiuto. Per essa, enucleando un
aspetto dirimente del cristianesimo, la resurrezione
della carne non è un’evasione
di fronte alla morte, ma è un fatto in via di
compimento, presente e operante in ogni
essere umano anche se raramente riesce a
percepirlo. Così è per l’evoluzione dell’umanità
che procede in senso positivo
perché le energie del risorto non sono mai
sconfitte, pure se in certi periodi della storia,
come questo, sembra il contrario.
Certo per giungere a questa speranza,
come chiosa il confratello di Vannucci, Lorenzo
Bonomi, ci vuole una fede molto lungamente
maturata e un distacco verso cose
e persone che fanno parte della nostra vita
quotidiana. Fede che proviene appunto dal
cambiamento radicale di mentalità. Così si
può (faticosamente) raggiungere “un senso
di serenità profonda e incrollabile. Non
siamo noi a salvare il mondo, ma un Altro
che vi ha già immesso delle potenze che lo
salvano e lo guariscono”. Bisogna convincerci
che “Cristo è una presenza viva spandente
energie benefiche per tutti e per sempre”.

1 - I versetti del salmo 12 sono riportati
nella traduzione lirica di D. M. Turoldo.
2
- Ecco alcuni esempi: in positivo acquistare
Cola (alla Coop), in negativo boicottaggio
dei prodotti provenienti da Israele (c’è il codice
a barre che li identifica al n. 729) e quelli
delle grandi multinazionali che sostengono in
vario modo Israele (come McDonalds - Coca
cola - Disney- Intel -Microsoft - Ferrero - c’è
ua applicazione che li segnala: “NO GRAZIE”)
senza dimenticare manifestazioni, silenzio
mediatico, preghiere.
3 - I riferimenti a Vannucci sono tratti da
“Fraternità n. 48" dell’Eremo delle Stinche.