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“Novità” e “continuità”



Data: 01 Maggio 2023
Autore: a cura della redazione



La recente scomparsa del papa emerito
Benedetto XVI ci ha portato
negli ultimi numeri a operare alcune
riflessioni sulla sua opera e
sulla sua figura. Come è nostro costume
abbiamo espresso con chiarezza dei
rilievi critici in merito sia alla sua esperienza
alla guida della Congregazione della Dottrina
della Fede, sia al tracciato generale del suo
pontificato.
Ferma restando una valutazione positiva
della sua esperienza nella ricerca teologica e
del suo contributo ai lavori conciliari, non abbiamo
mancato di dare un nostro giudizio critico
dell’attività di vigilanza condotta sulla
ricerca teologica quando era alla guida del citato
dicastero della Santa Sede. Un’attività che
ha portato all’adozione di provvedimenti che
hanno colpito e limitato la ricerca di numerosi
e stimati teologi, cosa che ci ha molto sorpreso
vista la sua profonda sensibilità teologica
e la sua consapevolezza della fondamentale
rilevanza ecclesiale di un’attività teologica
viva e fervida. Invece la sua azione negli
anni ha, a nostro avviso, contribuito a un impoverimento
della qualità e della necessaria
libertà della ricerca, nonostante il generoso
impegno di tante voci libere ed entusiaste.
Per quanto riguarda, invece, la traiettoria
del suo pontificato la nostra critica si è appuntata
in particolare sulla sua proposta di
lettura dell’evento conciliare, a nostro avviso,
alquanto riduttiva, che ne ha posto un po’
in ombra la portata innovativa, proponendone
in alternativa una comprensione in un’ottica
di continuità con la bimillenaria esperienza
ecclesiale.
La “novità” è invece, a nostro avviso, un
carattere fondamentale e permanente del messaggio
cristiano. E il Concilio ha operato una
grande azione intesa a porre in luce proprio il
carattere innovativo dell’esperienza di fede
per la vita delle persone e delle comunità e
per aggiornare la presenza cristiana nel mondo,
appesantita in particolare negli ultimi secoli
da una grave difficoltà a dialogare con
l’umanità dell’epoca moderna.
D’altronde la chiamata alla conversione e
l’annuncio dell’avvento del Regno di Dio, che
hanno contraddistinto sin dai primi passi la
predicazione di Gesù, puntano a creare in chi
ascolta un’apertura gioiosa alla novità. E anche
il nostro quotidiano cammino di fede ci
sfida ad avere uno sguardo aperto al nuovo
che ogni giorno lo Spirito ci pone dinanzi.
Abbiamo ritenuto giusto richiamare queste
nostre osservazioni all’operato ecclesiale di
Benedetto XVI per fedeltà all’invito evangelico:
«Sia invece il vostro parlare: “Sì, sì”,
“No, no”; il di più viene dal Maligno» (Mt
5,37). Non solo! Siamo poi affascinati dal
comportamento coraggioso e sapiente della
donna cananea di Mt 15,22-37, che stimola
Gesù a universalizzare la sua missione, sostenendo
come fosse giusto che le briciole
della mensa venissero lasciate ai cagnolini. E
Gesù con gioia accolse l’implorazione della
donna, mostrando così la sua piena disponibilità
alla correzione implorata ai suoi piedi.
Un gesto questo che ci chiama autorevolmente
a un nuovo stile nella pratica degli insegnamenti
sulla correzione fraterna che incontriamo
in Mt 18, affinché possano coinvolgere
l’intera comunità dei credenti andando oltre
lo schematismo di un rapporto di mera subordinazione
tra autorità ministeriale e semplici
credenti.
Questo nostro stile di parlare con franchezza
è poi pienamente coerente con il principio
implicitamente indicato nel complemento del
titolo della nostra rivista “Donne e uomini in
ricerca e confronto comunitario”. La finalità
di ricerca e confronto comunitario ci chiama
a un impegno di approfondimento, di riflessione,
di dialogo aperto e sincero sulle motivazioni
della nostra fede e del nostro camminare
nella storia con quanti incontriamo sulla
nostra strada. Siamo infatti molto grati ai nostri
lettori quando ci danno sostegno nel nostro
impegno, ma siamo ancora più riconoscenti
ai lettori che ci rendono partecipi delle
loro critiche e del loro dissenso, donandoci
un grande aiuto a ricercare il modo più autentico
per testimoniare la nostra fede in Cristo.
È nostra convinzione che le vie per giungere
ai piedi della croce sono tante e diverse,
ma hanno tutte in comune il punto di arrivo.
Non solo! Lo Spirito soffia dove vuole e può
darci un suo segno anche nelle forme più lontane
dalla nostra immaginazione. Da qui l’impegno
a far nostro l’invito paolino a esaminare
ogni cosa, e a tenere ciò che è buono (cf.
1Ts 5,21), implorando il Signore di donarci
la capacità auspicata da Pietro di saper essere
nelle vicende della vita sempre pronti a rispondere
a chiunque ci chieda ragione della
speranza che è in noi (cf. 1Pt 3,15).
In conclusione, tornando alla figura di Benedetto
XVI, ci sembra giusto evidenziare il
grande dono operato alla comunità ecclesiale
dalla sua scelta di compiere un passo indietro
lasciando il soglio pontificio, un gesto che ha
in sé la “novità” di inaugurare un percorso
sin qui inedito di comprensione del ministero
petrino, ma che esprime anche la “continuità”
perennemente nuova del carattere essenziale
del dono della preghiera silenziosa e
nascosta.