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ELOGIO DELLA VECCHIAIA



Data: 10 Dicembre 2022
Autore: a cura della redazione



Mentre continua a infuriare la
guerra russo-ucraina, sempre
più crudele e spietata, noi
ostinatamente proponiamo
pensieri e pratiche di pace,
con personaggi storici e attuali che consideriamo
maestri imprescindibili per camminare
sulle vie della pace.
Mons. Luigi Bettazzi, testimone autorevole
e lucida voce di pace nel panorama cattolico
italiano e internazionale, ha da poco festeggiato
i 99 anni ed era presente ai lavori del
Concilio Vaticano II. È l’ultimo vescovo italiano
ancora in vita ad aver partecipato al Concilio.
Dal 1968 al 1985 è stato presidente nazionale
di Pax Christi, movimento cattolico
internazionale per la pace, e dal 1978 presidente
internazionale fino al 1985. Attualmente
presiede il Centro Studi Economico-Sociali
di Pax Christi, e vinse
anche il Premio internazionale
dell’Unesco
per l’educazione alla
Pace. Bettazzi è stato
ed è tuttora una figura
di riferimento per il
movimento pacifista e
il dialogo con i non
credenti. Pensando
alle azioni e agli impegni
di questo lucidissimo
e vivace personaggio
della Chiesa
cattolica, ci pare giusto
rendere un doveroso
“Elogio della Vecchiaia”,
accompagnato
da tanta ammirazione
e tanti ringraziamenti
per il cammino
compiuto.
Importante il carteggio
che Bettazzi ha
avuto nel periodo
1976-78 con Enrico Berlinguer, allora segretario
generale del Partito Comunista italiano.
Da sincero e autentico uomo del dialogo nonché
da figlio convinto del Concilio Vaticano II
e dell’Enciclica “Pacem in terris” del 1963, a
Bettazzi premeva affrontare il problema di
come conciliare il riconoscimento del valore
della fede religiosa con l’ideologia marxistaleninista
del PCI. In quegli anni infatti c’era
una corrente di cattolici (ad esempio i “Cristiani
per il socialismo”) impegnati in una fattiva
collaborazione politica con i comunisti.
Fortuna volle che anche da parte del segretario
del PCI ci fosse il desiderio e il bisogno di dialogo
e di trovare una soluzione al problema,
che fu trovata in un’impostazione di tipo non
ideologica, più laica e democratica, dialogo purtroppo
interrotto con l'omicidio di Aldo Moro.
Un altro impegno di Bettazzi è stata l’obiezione
di coscienza, ai tempi in cui si rischiava
il carcere, e da sempre si è schierato in favore
dell’obiezione fiscale alle spese militari. Molti
lo hanno visto prendere parte alle marce per la
pace tra cui, lo ricordiamo, quella del 1992 organizzata
da Beati costruttori di pace e da Pax
Christi insieme a mons. Tonino Bello nel mezzo
della guerra civile in Bosnia Erzegovina.
Come ci interrogano e ci interpellano, oggi,
in questo momento così povero di speranza e
così ricco di impotenza e di scoraggiamento,
le sue scelte e il suo vissuto? Noi che, in redazione,
non siamo più nel fiore degli anni?
Continuiamo, in questo 2023 appena iniziato,
a credere che questo piccolo strumento, Tempi
di Fraternità, abbia ancora un senso. Che, a
dispetto di ciò che ci sta intorno - massicce dosi
di violenza, di egoismo, di narcisismo - possano
ancora nascere e crescere, con pazienza, passione
e impegno, tempi di fraternità. Niente di
nuovo, verrebbe da dire. In fondo significa solamente
continuare ad essere fedeli, testardamente,
a ciò che dà senso alla nostra vita.
E, in questo, siamo sollecitati anche dalle
Mons. Luigi Bettazzi parole di Giancarla Codrignani, nell’articolo
a pag. 5: “Allora recuperiamo noi la visionarietà, una
capacità un po’ matta di guardare un po’ più in là del
naso o delle mura di casa. Ascoltiamo che cosa fermenta
in quell’anima che fa tutt’uno con il corpo e vuole, se
non viene repressa, desideri, sogni, ricordi, ma anche il
bisogno di sporgersi a guardare lontano, non solo nello
spazio, ma nel tempo”.
Il nostro augurio per il 2023 non vuole essere formale.
È un augurio, a voi amiche e amici, fatto di visionarietà,
utopia e concretezza.
Nell’inserto di Tempi di Fraternità proponiamo il ricordo,
a trent’anni dalla morte, di David Maria Turoldo
ed Ernesto Balducci, due “giganti” della cultura italiana
come li ha definiti Moni Ovadia.