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La polizia picchia il missionario p. Zanotelli (giugno 2010)



Data: 30 Giugno 2010
Autore: Giovanni SARUBBI



Le forze di polizia alla fine si schierano sempre dalla parte di chi le comanda, anche se le leggi a cui i loro capi fanno riferimento sono palesemente
incostituzionali e criminogene. È quanto emerge dalla vicenda che ha visto
protagonista padre Alex Zanotelli ed un centinaio di attivisti antirazzisti di Napoli, accorsi in questura per difendere nove migranti africani giunti al porto di Napoli senza alcun documento ed immediatamente destinati, stante la nuova legge voluta dal ministro Maroni, al Centro di identificazione ed espulsione (CIE) di Brindisi.

Padre Alex, che tentava di impedire con il proprio corpo questo abuso, è stato caricato e buttato a terra senza tanti complimenti.
Fra i nove migranti alcuni erano minorenni.
I migranti erano arrivati nel porto di Napoli a bordo della nave da carico
“Vera D” dove, secondo la ricostruzione dell’equipaggio (un gruppo di filippini a servizio di un comandante tedesco), sarebbero saliti di nascosto ad Abdijan (Costa d’Avorio) il 7 aprile scorso. L’equipaggio si è accorto della loro presenza dopo sette giorni di navigazione quando i migranti,
spinti dalla fame e dalla sete, sono usciti dal container nel quale avevano trovato rifugio.
E così, il 12 aprile, il gruppo è stato denunciato alle forze dell’ordine e
da qui si è sviluppata la vicenda che ha coinvolto anche il Comune di Napoli e gli antirazzisti napoletani fra cui padre Alex Zanotelli. Una prima battaglia, vinta, è stata quella che ha impedito che i nove immigrati venissero respinti in mare, come prevede la nuova normativa, ma ci sono voluti due giorni di dure contrattazioni.
Poi c’è stato l’ordine di trasferimento presso il CIE di Brindisi che, secondo
Alex Zanotelli, sarebbe stato impartito direttamente dal ministro Maroni e che la questura di Napoli si è guardata bene di contraddire giungendo anche alle maniere forti nei confronti di padre Alex e degli antirazzisti che si opponevano al trasferimento.
Il 16 aprile è giunta poi la notizia della “Vittoria degli immigrati” determinata dalla decisione del giudice che accertava la presenza fra i nove immigrati, che avevano chiesto tutti asilo politico, di ben sei minorenni.
Una nuova normativa incostituzionale che fa paura La rigidità delle forze di polizia, nell’applicazione della nuova normativa voluta dal ministro Maroni, sta diventando una realtà con la quale i migranti e gli antirazzisti sono costretti a confrontarsi ogni giorno. Questa rigidità deriva dalle
rimozioni che il ministro Maroni ha messo in atto nei confronti di quei prefetti o funzionari che non si sono attenuti alle sue disposizioni in materia di ROM e migranti.

Per paura di dover subire trasferimenti o rimozioni la grande maggioranza dei
funzionari di polizia si sta semplicemente adeguando al vento che tira. Lo si è
potuto verificare anche in relazione alla cosiddetta sanatoria per le badanti, con funzionari rigidissimi nell’applicazione della normativa anche nelle zone a più alta presenza di immigrati.

Che le cose stiano cambiando in peggio lo dimostrano anche le recenti dichiarazioni del sindaco di Castel Volturno, Antonio Scalzone, che ha invocato una rivolta in “stile Rosarno” contro gli immigrati e questo in una zona dove gli immigrati, soprattutto africani, sono indispensabili
all’agricoltura.
Senza gli immigrati non ci sarebbe più alcuno disponibile a
raccogliere i prodotti della terra e ciononostante c’è chi fomenta odio razziale nei loro confronti. Il sindaco Scalzone, inoltre, ha attaccato tutte le associazioni che si impegnano a fianco degli immigrati e anche parte della chiesa cattolica, affermando che essi sono la rovina di Castel Volturno.
Al sindaco di Castel Volturno hanno risposto le associazioni che sul territorio si occupano dei migranti. In una lunga lettera firmata da AltroModo Flegreo, dall’Associazione Jerry Masslo, dal Centro Sociale “Ex Canapificio” di Caserta, dai Missonari Comboniani di Castel Volturno, da Operazioni
Colomba e dai Padri Sacramentini di Caserta, queste associazioni denunciano
l’irresponsabilità del sindaco di Castel Volturno che “si sta assumendo
tutta la responsabilità di gettare benzina su un fuoco già acceso, perché chiamare alla rivolta una popolazione Italiana, già esasperata e sofferente, è solamente un atto irresponsabile”. Nella loro lettera queste associazioni ricordano l’assoluta latitanza delle istituzioni che avevano relegato
gli immigrati in un ghetto, costretti a “dormire in casupole abbandonate, sotto
lamiere e cartoni, senza acqua potabile, né servizi igienici, senza assistenza
medica”. E ricordano come sono state proprio queste associazioni ad avanzare
proposte concrete come per esempio il “Patto per Castel Volturno” che le istituzioni hanno invece ignorato.
Certo, gli stessi vertici del PDL, di cui fa parte il Sindaco di Castel Volturno, hanno subito preso le distanze dalle sue allarmanti
dichiarazioni, ma fino a quando?
E chi potrà impedire una nuova strage di immigrati ad opera della camorra come
quella avvenuta alcuni mesi fa proprio a Castel Volturno?
L’unica speranza per gli immigrati sono proprio le associazioni impegnate sul territorio che si stanno dando da fare per suscitare un vasto movimento sociale che risponda in modo positivo alla violenza prospettata dal sindaco di Castel Volturno.
“Oggi - scrivono nella loro lettera - noi le rispondiamo con una sola voce. Ci siamo confrontati, abbiamo incontrato immigrati, abbiamo tenuto incontri e assemblee dove abbiamo discusso su cosa sogniamo per Castel Volturno. Se lei costruisce fossati e muri tra le comunità residenti sul litorale domitio, noi vogliamo provare a costruire ponti. Non ci stancheremo di dialogare, di costruire lotte e percorsi che possono accomunare le sofferenze delle diverse
comunità, di Italiani e di Stranieri. La disoccupazione, la mancanza di casa, la fatica a pagare le bollette, la voglia di fuggire da questa terra non ha colore. Per questo crediamo che si possa trasformare questa terra in una risorsa per tutti”.
Costruire ponti e non muri, favorire il dialogo fra i diseredati, impedire l’ennesima guerra fra poveri, che si ritorcerebbe solo contro di loro, promuovere la giustizia ed il rispetto dei diritti umani di tutti, senza
pregiudizi, senza razzismi, senza odio.
Questa l’unica alternativa possibile.