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DIO NON E’ UNA REALTA’ SESSUATA



Data: 26 Dicembre 2011
Autore: Beppe Pavan – CdB di Pinerolo



Nel numero di novembre 2011 di Tempi di Fraternità ho letto una splendida riflessione di Franco Barbero sulla parabola del Padre buono e del figliol prodigo (come è sempre stata intitolata), introdotta da una “premessa” su cui desidero proporre qualche piccolo spunto di approfondimento, a modo mio.

Scrive Barbero a pagina 8:
“Meditiamo su questo testo in cui Dio viene “nominato” con la metafora del “Padre”.
Le teologie femministe in particolare ci hanno aiutato, ormai da molti anni, a riflettere con maggior consapevolezza sul fatto che Dio è tanto padre quanto madre; anzi Dio non è una realtà sessuata.

L’osservazione non è né ovvia né banale né scontata, perché spesso nella tradizione cristiana l’accezione maschile di Dio ha favorito la deviazione di un immaginario maschilista e patriarcale che poi ha invaso la teologia e le strutture delle chiese cristiane favorendo l’emarginazione delle donne.
Dio è stato vestito di panni maschili compiendo così un grave travisamento teologico e culturale che ha poi registrato spesso gravi ricadute nei rapporti uomo-donna. Qui Dio Padre è usato con valenze completamente diverse. Sulla bocca di Gesù è cifra dell’amore accogliente”.

1. Secondo me questo “travisamento teologico e culturale” è cominciato molto prima della “tradizione cristiana” e non si è tradotto in “emarginazione delle donne”, bensì in “centralità/superiorità degli uomini”, con conseguente emarginazione e sottomissione non solo delle donne, ma di tutto il creato, di tutto ciò che non è “uomini”. E i danni sono tragici e visibili a chiunque abbia occhi per vedere e orecchie per sentire. Questa è, dunque, la conversione che devono operare gli uomini, ciascuno a partire da sé: scendere da quel piedestallo, non cooptare le donne nel loro sistema di dominio “maschilista e patriarcale”.

2. E poi: di quale “travisamento teologico e culturale” parliamo? La cultura patriarcale dominante mi sembra molto coerente, in verità, con la millenaria tradizione teologica ebraico-greco-cristiana. L’ordine simbolico patriarcale è nato dalla guerra vittoriosa contro le precedenti religioni della Dea-Madre-Regina del cielo e contro la cultura matrilineare. Non mancano testi che ci illustrano cosa c’era e come si viveva prima del sopravvento del patriarcato. Ne cito uno per tutti: Quando Dio era una Donna di Merlin Stone (ed Venexia), scritto nel 1976, edito in Italia nel 2011! Il concetto di “paternità” è storicamente recente: è logico che prima si pensasse in termini di “madre”... e che Dio sia Padre a immagine della paternità umana, non viceversa.

3. “Dio non è una realtà sessuata”: questa è una di quelle riflessioni fondamentali su cui costruire una teologia davvero nuova, ripensando tutto della nostra tradizione patriarcale, senza pre-giudizi. Per fare questo, però, è indispensabile, a mio avviso, abbandonare la tentazione, sempre attuale, dell’“accademenzia”, come definisce Mary Daly in Quintessenza (ed Venexia) la pratica accademica degli uomini che ignorano le donne e il pensiero femminile. Credo che abbia assolutamente ragione Luce Irigagay a ricordarci che “la democrazia comincia a due” (ed. Bollati Boringhieri 1994).

4. Questo è pane per i nostri denti, se nelle comunità di base troviamo il coraggio di andare oltre una persistente tradizione di stampo ancora patriarcale. Io non sono “ossessionato da questa storia degli uomini e delle donne”, come mi ha detto una donna dopo il mio intervento al recente incontro regionale di Torino. Io sono “appassionato a questa storia”, perché è la mia storia, la nostra storia, la storia del mondo. Conoscerla meglio mi sta facendo molto bene. Per questo continuerò a parlarne, oltre che leggere e riflettere, ascoltando ciò che hanno da dirmi le donne che vi dedicano la vita.