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TOGLIAMO 30 MILIARDI AI VIP



Data: 05 Settembre 2010
Autore: Sbilanciamoci



Li abbiamo visti sfilare a Cortina, a Rimini al meeting di Comunione e liberazione, e da ieri sono riuniti sul lago di Como, nel tradizionale forum di Cernobbio. Banchieri, industriali e politici - i responsabili della crisi attuale - chiederanno a tutti noi di accettare disoccupazione, tagli ai servizi e minori diritti mentre, tra loro, si scambieranno favori, commesse e affari.

Con un'economia che - se va bene - ci metterà sette anni a tornare al Prodotto interno lordo di due anni fa, è incredibile ascoltare il coro di ossequi ai potenti che continua a venire da giornali e tv. Eppure il Marchionne «taglia-diritti» come il Tremonti «tagliatutto» non fanno che ripetere il ritornello che ha causato la crisi attuale: lasciar fare alle imprese e alla finanza. I risultati sono stati pesanti: più di un milione di persone ha perso il posto di lavoro dall'inizio della crisi, 150 mila precari stanno perdendo il lavoro nella pubblica amministrazione e nella scuola, si riducono i risparmi, aumenta la povertà. La politica del governo ha speso molte parole - in due anni sono stati emanati 10 provvedimenti «anti-crisi» con misure di facciata, quasi sempre con decreti-legge e ricorso alla fiducia - ma pochissimi soldi. La manovra di giugno ha aggravato la crisi, con i tagli a enti locali, istruzione, welfare e ambiente. Le Regioni valutano che in due anni i tagli colpiranno per 3,5 miliardi di euro il trasporto pubblico locale, per 1,2 miliardi di euro gli incentivi alle imprese, per 1 miliardo di euro l'edilizia residenziale pubblica, per 460 milioni di euro l'ambiente, a cui si affiancano le forti riduzioni alla spesa sanitaria. Il «federalismo» incombente, poi, minaccia di creare altri disastri nella spesa pubblica centrale e locale. I soldi pubblici il governo li ha destinati a costosissimi «giocattoli inutili» per le sue lobby più potenti - le centrali nucleari, il ponte sullo Stretto di Messina, le grandi opere, i cacciabombardieri F35, la portaerei Cavour -, sprechi inaccettabili che non servono al paese.Una politica di questo tipo ha perso ogni legittimità. La gestione delle imprese e della finanza - senza investimenti nell'economia reale, senza ricerca e innovazione, senza creazione di posti di lavoro - ha fatto dell'Italia il fanalino di coda dell'Ocse in termini di crescita e ha tolto ogni credibilità all'élite che si ritrova ora a Cernobbio.Altre sono le strade che possono assicurare un futuro al paese.

Per l'ottava volta, a partire da oggi, la campagna Sbilanciamoci, con le 50 organizzazioni aderenti, ne discute alla «contro-Cernobbio», il Forum «L'impresa di un'economia diversa», con appuntamenti a Cernobbio e Como (programma e documento su www.sbilanciamoci.org). Ci saranno rappresentanti delle associazioni, sindacalisti, esperti, economisti che, ancora una volta, hanno pensato alle alternative.Per la manovra d'autunno, ci sono cinque proposte per raccogliere 30 miliardi di euro per vere politiche anticrisi: la tassazione di patrimoni e rendite, la riduzione delle spese militari, la cancellazione delle «grandi opere», la messa all'asta delle frequenze liberate dal digitale terrestre, l'uso del software open source. Altre cinque proposte indicano come spenderli: più protezione sociale (sostegno ai redditi e servizi sociali), eco-investimenti per energie pulite e mobilità sostenibile, scuola, università e ricerca, un piano di «piccole opere» di cui l'Italia ha bisogno, promozione dell'altraeconomia che punta a benessere e sostenibilità.

Le proposte di maggior respiro - raccolte nel volume appena pubblicato Dopo la crisi. Proposte per un'economia sostenibile (Edizioni dell'Asino, scaricabile gratis da www.sbilanciamoci.info) - chiedono di ridimensionare la finanza, tutelare il lavoro, ridurre le disuguaglianze e portare l'economia sulla traiettoria di una crescita sostenibile. Gli autori - insieme a Sbilanciamoci e all'Istituto sindacale europeo - sono 30 economisti italiani europei e americani. È questa l'agenda per l'autunno che viene dalla società civile e che può aiutarci ad affrontare una crisi che minaccia di peggiorare ancora.