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PAPA FRANCESCO E LA RIVOLUZIONE DEL CUORE DI CARNE



Data: 19 Giugno 2013
Autore: Mario Arnoldi
Fonte: mass media







Papa Francesco ci ha abituati a discorsi forti che riguardano l’essere cristiani nel mondo. I discorsi non sono teorie teologiche come spesso avveniva nel passato, ma sono programmi di vita, che cominciano a vedere le prime trasformazioni della Curia romana, e gettano semi fecondi nei cuori di chi lo ascolta con animo aperto.

Una serata eccezionale quella di domenica 16 giugno scorso all’apertura del Convegno diocesano romano per i contenuti della catechesi di papa Francesco. Commentando il testo di San Paolo “essere sotto la grazia ci rende liberi”, egli afferma che con la grazia Gesù ci ha dato la piena libertà che connota i figli di Dio. Passare sotto la grazia significa operare una vera “rivoluzione” che cambia in profondità il cuore dell’uomo. La rivoluzione cristiana è “la più grande nella storia dell’umanità”. Come diceva il profeta “Toglierò il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne”. “Il cuore di carne vi conduce verso i poveri, verso le periferie del mondo e questo non significa che noi dobbiamo diventare pauperisti o una sorta di barboni spirituali, ma che dobbiamo, aprendoci alle periferie esistenziali della povertà fisica e spirituale, coinvolgerci nella carne di Gesù che soffre”. Non dobbiamo aver paura di ricevere la grazia di Gesù e della nostra libertà data dalla grazia, o “di uscire da noi stessi per trovare le 99 pecorelle e dialogare con loro”. Noi abbiamo una pecorella, le altre 99 ci attendono. Andiamo avanti!

Guardando all’immediato passato, troviamo altri discorsi del Papa che hanno scosso chi lo ascoltava con cuore aperto e che preparano quello appena citato. “Sabato 18 maggio” papa Francesco ha offerto con le sue parole materia abbondante di riflessione la mattina nell’omelia a Santa Marta ai cattolici, il pomeriggio a tutti, oltre che ai duecento membri di associazioni e movimenti laici convenuti in piazza san Pietro per la Veglia della Pentecoste. Mi soffermo sul problema della grave crisi di oggi, in cui emerge in tutta la sua drammaticità la sfida della povertà. Si risponde, egli ha detto, “prima di tutto vivendo il Vangelo. La Chiesa non è un movimento politico, non è nemmeno una ong. Se diventasse tale, perderebbe il sale, non avrebbe sapore e diventerebbe una vuota organizzazione. La Chiesa non può chiudersi, quando si chiude, si ammala. I cristiani quindi non siano inamidati, troppo educati, che parlano di cose teologiche mentre prendono il tè. Essi devono andare a cercare quelli che sono la carne di Cristo, cioè i poveri, nelle periferie esistenziali”. “Sulla crisi odierna dice ancora che “è una crisi dell’uomo che distrugge l’uomo. Se calano gli investimenti nelle banche, questa è una tragedia, ma se le famiglie stanno male o la gente non ha niente da mangiare, allora non fa niente. Questa è la nostra crisi di oggi. La Chiesa povera per i poveri va contro questa mentalità”.

“Domenica 2 giugno”, festa della Repubblica italiana, con un gesto a sorpresa papa Francesco ha ospitato a Santa Marta, per la messa quotidiana, 13 soldati feriti durante le “missioni di pace”, i loro familiari e i parenti di altri 24 caduti nel corso delle stesse operazioni. Forti in questa circostanza le parole del Papa contro la guerra. Per papa Francesco la guerra è una “pazzia, è il suicidio dell’umanità, perché uccide il cuore, uccide proprio dov’è il messaggio del Signore: uccide l’amore! Perché la guerra viene dall’odio, dall’invidia, dalla voglia di potere, anche, tante volte lo vediamo, da quell’affanno di più potere”.

Ogni intervento di papa Francesco è un’occasione di riflessione per tutti. “Mercoledì 5 giugno” nell’Udienza generale in Piazza San Pietro, nella giornata mondiale dell’ambiente promossa dall’ONU, prendendo spunto dalla Genesi, in cui si legge che “Dio pose l’uomo e la donna sulla terra perché la coltivassero e la custodissero”, il Papa si è chiesto se “noi stiamo veramente coltivando e custodendo il creato” cioè se facciamo crescere “il mondo con responsabilità, trasformandolo perché sia un giardino, un luogo abitabile per tutti” Purtroppo noi siamo spesso guidati dalla superbia del dominare, del possedere, del manipolare, dello sfruttare”, non considerando il creato come “un dono gratuito di cui aver cura”. E’ triste che “noi stiamo perdendo l’atteggiamento dello stupore, della contemplazione, dell’ascolto” del creato, non riuscendo più a leggere in esso “il ritmo della storia di amore di Dio con l’uomo”. In verità “noi perdiamo e viviamo in modo orizzontale”, essendoci “allontanati da Dio”.

Dopo aver fatto una carrellata dei discorsi più significativi di papa Francesco dal 18 maggio sino al 5 giugno, eccoci nuovamente alla rivoluzione della conversione del cuore di pietra in cuore di carne di domenica scorsa 16 giugno, ricordata all’inizio. Ho presente negli occhi e nella mente del Papa, in una ripresa televisiva, come egli si esprimesse non solo con le parole, ma anche con la partecipazione emotiva e fisica. Non parlavano in lui solo le corde vocali ma tutto il suo sentimento, il suo animo e il suo spirito, sicuramente guidati dal soffio dello Spirito.

Ci chiediamo tutti noi cristiani, guidati dal Vangelo, quando questa conversione si realizzerà nel cuore dell’uomo che tanti conflitti sanguinosi conduce in ogni parte della terra. Gesù stesso disse “Non passerà questa generazione che tutto quanto annunciato sarà realizzato”. Cosa intendeva Gesù per generazione e quanto lungo sarà il tempo delle realizzazioni promesse? La fede e la speranza ci parlano del tempo attuale come tempo intermedio in preparazione della seconda venuta di Gesù in cui la salvezza sarà piena e universale. “Tempo penultimo”, quello storico, e “tempo ultimo”, quello finale, definiva Bonhoeffer per indicare l’attualità e il momento della piena realizzazione. La nostra fede è sottoposta a grandi interrogativi, ma la morte e la successiva risurrezione di Gesù, intese non solo in senso personale ma anche storico e cosmico, ci danno grande speranza nell’amore operativo.

Uno sguardo sul mondo. Si è concluso ieri in Irlanda il vertice dei G8, i rappresentanti delle maggiori potenze della terra. Punti programmatici principali, frutto dell’incontro, sono stati l’occupazione come priorità assoluta e la lotta all’evasione e ai paradisi fiscali. Il successo tuttavia è solo parziale. I Grandi della terra constatano che l’economia globale resta debole, in particolare c’è un buco nero, l’Europa, l’unica area del mondo che rimane in recessione. Inoltre la Svizzera ha bocciato l’accordo con gli Usa, cioè l’impegno a esaminare con urgenza l’accordo sul fisco. In Italia i sindacati sono in agitazione: si è fatto troppo poco per la ripresa, il primo problema è il lavoro, ma come si ottiene se si chiudono le fabbriche? E’ necessaria, dicono i sindacati italiani, una patrimoniale sui ricchi. Ancora, i leader del G8 sollecitano colloqui di pace al più presto per mettere fine alla guerra civile siriana ma non possono prendere posizione sulla Siria e sul destino del presidente Assad: il presidente russo Putin non ha ceduto e ha ribadito dietro le quinte che non rinuncerà al sostegno a Damasco…

Il cammino per la pace è ancora lungo, ma l’amore militante e la speranza ci sostengono.