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29 APRILE GIORNATA PER LA SICUREZZA SUL LAVORO. PRIMO MAGGIO FESTA DEI LAVORATORI



Data: 01 Maggio 2010
Autore: Mario Arnoldi



Parlerò delle due circostanze contemporaneamente sia per la vicinanza delle date sia per la convergenza degli obiettivi: un lavoro per tutti, un lavoro sicuro, un lavoro non sfruttato. Non solo la Repubblica italiana è fondata sul lavoro, ma la vita stessa ha le sue radici in un lavoro correttamente vissuto. Concluderò con due spiragli di speranza: una votazione in Parlamento in favore dei lavoratori nella contrattazione di lavoro e un proposito sindacale sulla sicurezza. Esporrò fatti e non discorsi.

Il 29 aprile si celebra, dal 2003, la Giornata Mondiale per la sicurezza sul lavoro promossa dall'OIL. Secondo l'organizzazione dell'Onu, ogni anno muoiono 2,3 milioni di lavoratori per incidenti sul lavoro o malattie professionali. E, oltre ai casi di incidenti mortali, sono circa 280 milioni gli infortuni sul lavoro non mortali e 180 milioni i nuovi casi di malattie professionali che si verificano ogni anno. Tutto questo ha un costo altissimo, non solo sociale ma anche economico, che si aggira intorno al 5% del Pil mondiale. Anzichè ripristinare la legge per la sicurezza sul lavoro voluta dal Governo Prodi, affrontando così in modo corretto il tema della prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali in un giusto mix fra prevenzione, formazione e sanzioni rigorose, l’attuale governo adotta il Dlgs 106/09, un decreto che di fatto riscrive in modo sostanziale la normativa in materia, riducendo le sanzioni a carico dei datori di lavoro e aumentandole per i lavoratori. Così facendo si rischia di incentivare nelle aziende comportamenti che guardano solo ai profitti e non agli investimenti sulla sicurezza.

Il Primo maggio è la Festa internazionale dei lavoratori, celebrata per la prima volta nel 1890. E’ legata alle lotte per le otto ore di lavoro iniziata nei paesi industrializzati più avanzati verso la fine del XIX secolo. La seconda Internazionale operaia, nel 1889 a Parigi, decise di organizzare una grande manifestazione internazionale a data fissa affinché i lavoratori potessero richiedere in modo unitario ai poteri pubblici una riduzione dell’orario di lavoro e fu scelta la data del Primo Maggio perché questa ricordava il triste episodio dei “martiri di Chicago” del 1886. In quel giorno un gruppo di dimostranti si erano diretti verso alcune fabbriche, dove gli operai stavano lavorando, per indurli allo sciopero. Durante il percorso scoppiarono tumulti tra i manifestanti e agenti di polizia. Questi fecero uso delle armi da fuoco e alcuni provocatori lanciarono delle bombe. Ci fu un eccidio. Per questi fatti otto operai vennero condannati alla forca. Per molti anni la festa dei lavoratori dette luogo a turbolenze sin che finalmente venne riconosciuta come una giornata dedicata interamente agli operai.

Un primo fatto interessante è che a Rosarno sono stati arrestasti una trentina di sfruttatori, sequestrati beni per una decina di milioni accumulati alle spalle degli immigrati. Il Primo Maggio, festa del lavoro avrà il suo epicentro a Rosarno. La trentina di caporali, dieci dei quali immigrati loro stessi, sono quei tipi che reclutano i braccianti pretendendo sulle loro paghe da fame una percentuale di guadagno, 10 euro su ogni lavoratore e tre euro da ogni immigrato per accompagnarlo nei luoghi di lavoro. La polizia ha anche sequestrato beni per una decina di milioni di euro: denaro sporco, accumulato alle spalle degli immigrati, sfruttati come braccianti per quindici ore al giorno in cambio di 10-20 euro, un euro a cassetta per la raccolta dei mandarini e 50 centesimi per le arance, e fatti alloggiare dentro miseri tuguri senz’acqua e luce, in condizioni igieniche penose. Dopo la rivolta di gennaio Rosarno si è spopolata. Oltre ai migranti portati via dalle forze dell’ordine, molti sono fuggiti temendo altri gesti di razzismo. Oggi nella campagna della zona sono rimasti circa 300 braccianti stranieri, tutti con il permesso di soggiorno. Qualche abitante ostile c’è ancora, ma è in minoranza. Gli immigrati non si nascondono, abitano con le loro famiglie non più in catapecchie, ma in casette dignitose, anche se spoglie. Si preparano insieme con gli abitanti del paese e coi sindacati a vivere la Festa dei lavoratori che si svolgerà appunto a Rosarno.

Fino a gennaio scorso erano circa tremila gli immigrati sfruttati in condizioni disumane nelle campagne intorno a Rosarno. Ad attirare l’attenzione dell’opinione pubblica è stata la disperata rivolta di alcune centinaia di loro, il sette gennaio, dopo il ferimento di due compagni di lavoro a colpi di fucile. Una guerriglia urbana con auto distrutte e cassonetti bruciati, alla quale è seguita una contro-rivolta degli abitanti della zona, con un bilancio finale di una cinquantina di feriti fra immigrati, agenti di polizia, e cittadini. Al termine della rivolta, centinaia d’immigrati sono stati trasferiti nei centri di accoglienza di Crotone e Bari, molti sono partiti verso altre regioni d’Italia, ma alcuni sono rimasti a lavorare nelle campagne della zona. Rosarno, pur avendo aspetti di eccezionalità nello sfruttamento degli immigrati, presenta gli stessi elementi dello strangolamento del lavoro delocalizzato, del lavoro precario, dell’insicurezza del futuro sia per i giovani sia per le famiglie, della disperazione di singoli e gruppi che fanno scelte a volte inconsulte, dell’impossibilità di aggregarsi nella lotta, della difficile individuazione della controparte che pur esiste in modo massiccio e schiacciante.

I processi per l’amianto. Storica la sentenza pronunciata dal giudice di Palermo, Gianfranco Criscione, che ha condannato per omicidio colposo plurimo e lesioni gravissime tre ex dirigenti della Fincantieri per le morti da amianto nell'azienda palermitana. Esemplari le condanne e i risarcimenti. Al centro del processo la morte di 37 operai deceduti per tumore ai polmoni, a causa dall'inalazione di fibre di amianto, ma anche le lesioni riportate da altri 26 dipendenti che hanno contratto la malattia. Sentenza che interviene proprio nei giorni in cui un altro importantissimo processo sull’amianto killer si sta celebrando avanti il Tribunale di Torino, il processo Eternit contro i vertici della multinazionale svizzera. Le audizioni dei testimoni stanno facendo emergere una realtà agghiacciante, una realtà aziendale dove per oltre venti anni si era sempre negato che esistesse un problema amianto e non si erano assolutamente date indicazioni ai lavoratori sui pericoli che l’esposizione al metallo aveva sulla loro salute. Una azienda che effettuava lo smaltimento degli scarti di amianto nel fiume Po, una azienda dove la diffusione del materiale amiantifero avveniva non solo dentro la fabbrica ma anche all’esterno attraverso le persone - gli operai che andavano a casa con le tute pregne di residui di lavorazione e le facevano lavare alle mogli - e attraverso l’ambiente, quando si tritava nel piazzale antistante gli stabilimenti l’amianto per poi smaltirlo in un mulino o quando lo si cedeva a terzi per realizzare cortili, tetti, etc., una azienda dove si spazzavano con una scopa i residui della lavorazione, volatilizzando ancora di più nell’ambiente di lavoro le polveri nocive.

Casale Monferrato, Alessandria, da parte sua, ha celebrato il 28 aprile la quinta giornata mondiale delle vittime dell'amianto. Di amianto si continua a morire. In Italia, fino al 2004, sono stati riscontrati oltre 9.000 decessi per mesotelioma, di cui 1.963 nel solo Piemonte e la situazione peggiorerà entro il 2020. Nella serata al Teatro Municipale sono intervenuti sull'argomento molti esperti e coloro che, a causa della fibra killer, hanno perso genitori, figli e colleghi. Dopo il saluto dei presidenti delle Associazioni Famigliari Vittime dell'Amianto italiane e francesi e la visione del documentario di Michele Citoni, "Indistruttibile", incentrato proprio sulla vicenda Eternit, è stato proiettato il documentario "La città che cresce" con attrice protagonista Ottavia Piccolo. Ha chiuso la serata una tavola rotonda con i rappresentanti delle associazioni e organizzazioni sindacali italiane, francesi e svizzere.

Primo Maggio a Rosarno: Lavoro Legalità e Solidarietà. Questo è il titolo del manifesto-convocazione della festa dei lavoratori di quest’anno promosso da Cgil, Cisl e Uil. E il testo che segue espone le motivazioni delle lotte attuali. Vale la pena riportarne alcune parti. “Tra il 7 e il 9 gennaio scorsi i braccianti immigrati e i cittadini di Rosarno si sono lungamente scontrati nelle strade. Le vicende di febbraio hanno portato nuovamente in primo piano le impossibili condizioni di vita e di lavoro di migliaia di lavoratori extracomunitari non soltanto in Calabria o nel Mezzogiorno ma in tutta Italia. Per queste ragioni, Cgil, Cisl e Uil hanno deciso di celebrare la festa del lavoro nella cittadina calabrese con una manifestazione dedicata alla battaglia per il lavoro, la legalità e la solidarietà, temi legati all’accoglienza degli immigrati e alla loro integrazione nel tessuto sociale e civile del paese. Nel corso della manifestazione nazionale, alla quale parteciperanno delegazioni provenienti da molte regioni, parleranno i segretari generali delle tre Federazioni. Nel pomeriggio, il tradizionale concertone in piazza S. Giovanni a Roma, dedicato al ‘Colore delle parole’. Manifestazioni con comizi e spettacoli sono previsti in numerose città”.

Poco mi resta per i due spiragli di speranza annunciati all’inizio e sui quali tornerò: una votazione in Parlamento in favore dei lavoratori nella contrattazione sul lavoro che dovrà passare attraverso un nuovo voto, ed un proposito sulla sicurezza espresso da Epifani a Cesena in un convegno Inca-Cgil, il 28 aprile scorso, di maggior severità nel rispetto delle norme sia da parte del governo sia da parte dell’attenzione del sindacato.

(mario.arnoldi@tempidifraternita.it)