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E' MANCATA MARGARET THATCHER



Data: 14 Aprile 2013
Autore: Mario Arnoldi




Le prime pagine dei giornali britannici, di quelli europei e di gran parte del mondo, sono state dedicate, nei giorni scorsi, alla morte di Margaret Thatcher, la Lady di ferro scomparsa a 87 anni, l’8 aprile scorso. La Gran Bretagna si è divisa, per quanto riguarda le ultime onoranze, in schieramenti epigoni delle divisioni sul suo operato: da un lato la Regina presenzia ai funerali e non mancano gli onori militari, benché non si tratti di un funerale di Stato; d’altro lato tutta l’ala progressista del paese si oppone a tanto sfarzo: esequie da 8 milioni di sterline, la protesta scorre sul web, scontri a Glasgow e Belfast, il calcio nega il minuto di silenzio, ecc.

Ecco le opinioni di un romanziere e di un regista che riflettono quelle dell’area progressista che condivido.
Ian McEwan, romanziere inglese, facendosi portavoce degli scrittori e dei progressisti, la definisce “la donna di ghiaccio del sado-monetarismo (…). Per coloro tra noi che rimanevano sgomenti di fronte al suo sbrigativo disprezzo per il welfare state della Gran Bretagna del dopoguerra, per quel rassicurante mondo dominato dallo Stato, odiarla non bastava. Amavamo odiarla. Ciò che univa tra loro gli oppositori del programma della Thatcher era il sospetto che la figlia del droghiere fosse determinata a monetizzare il valore umano. E che non avesse cuore né molta considerazione per gli impulsi che legano tra loro gli individui all’interno di una società”.

Un altro rappresentativo commento è quello del regista inglese Ken Loach, che afferma: “La Thatcher è stato il primo ministro che ha seminato più divisioni e devastazioni nella storia moderna. Disoccupazione di massa, fabbriche chiuse, comunità distrutte: questo è quello che ci ha lasciato. E’ stata una combattente e il suo nemico era la classe operaia inglese. Le sue vittorie sono state facilitate dalla corruzione della dirigenza laburista e di gran parte dei sindacati. E’ grazie alle politiche cui ha dato il via lei che oggi ci ritroviamo in questo disastro. Altri premier hanno seguito la sua strada, in particolare Tony Blair. Lei era il suonatore di organetto, lui la scimmietta. Non ci dimentichiamo che definì Mandela un terrorista e che prendeva il tè con il torturatore e assassino Pinochet. Come la dovremmo onorare? Privatizziamo il suo funerale. Indiciamo un’asta competitiva e accettiamo l’offerta più bassa. E’ quello che avrebbe voluto lei” (traduzioni di la Repubblica del 9 e 10 aprile).

Ricordiamo alcune tappe della storia politica della Lady di ferro. Nel maggio del ’79 la Thatcher vince le elezioni e diventa primo ministro. Durante il suo primo mandato, dal 1979 al 1983, lady Thatcher, attuò una politica economica imperniata sulla difesa a ogni costo del libero mercato: tagli alla spesa sociale, riduzioni delle imposte sui redditi e alti tassi d’interesse. E’ la linea da cui la Thatcher non deviò neppure di fronte al forte aumento della disoccupazione, di quattro volte, e dell’inflazione.

Fermezza nelle crisi. Il 30 aprile 1980, quando un gruppo di sei terroristi arabi assaltò l'ambasciata iraniana a Londra, chiedendo il rilascio di 91 arabi detenuti in Iran e minacciando di uccidere 26 ostaggi oltre a far saltare l'edificio, la Thatcher assunse il comando dell'operazione, gestendola in prima persona per cinque giorni, dando infine l'ordine alle teste di cuoio di attaccare: cinque sequestratori furono uccisi, uno catturato. E la sua popolarità crebbe a dismisura.

Nel 1981 la Thatcher ingaggiò un braccio di ferro con un gruppo di appartenenti all’Ira in sciopero della fame per vedersi riconosciuto lo status di prigionieri politici, cancellato dal precedente governo. Lei non cedette, neanche di fronte alla morte di dieci prigionieri, tra cui il celebre Bobby Sands. La ritorsione nordirlandese non tardò a venire: nel 1984 la Thatcher uscì illesa da un attentato degli estremisti repubblicani irlandesi dell'Ira contro la sede del Grand Hotel di Brighton, mentre era in corso un congresso del partito conservatore. L'attentato fece comunque 5 morti. Il giorno dopo, da leader del partito, la Lady di ferro non rinunciò a tenere il suo discorso al congresso.

Nel 1982 scoppia la guerra delle isole Falkland-Malvinas, scaturita dall'occupazione argentina dell'arcipelago - disabitato fino all'arrivo di "coloni" britannici ai primi dell'Ottocento - dopo la rivendicazione territoriale da parte della giunta militare di Buenos Aires. La Thatcher inviò una task force navale e in breve si riprese le isole, accompagnata dall'ondata di rinato patriottismo nel Regno Unito. E oggi, alla notizia della morte, su Twitter è comparso questo messaggio firmato dai cittadini britannici nelle Falklands: "Riposa in pace Maggie. Per sempre grati".

Lo sciopero dei minatori. Il confronto più duro tra i sindacati e la Lady di ferro avviene tra il 1984 e l’85, con l’annuncio della chiusura di 20 delle 174 miniere di carbone del Paese, il taglio di 20.000 posti di lavoro su 187.000. Due terzi dei minatori britannici entrano in sciopero, la Thatcher si rifiuta di cedere alle loro richieste.
L’avversione nei confronti della Comunità europea ha il suo momento principale nel vertice di Fontainebleu del 1984 quando la Thatcher riesce a ottenere uno sconto sul contributo britannico al budget europeo attaccando i finanziamenti al settore agricolo.

L’introduzione dell’odiata poll tax, a favore dei governi locali, una tassa calcolata in base alla popolazione, uguale per ogni cittadino residente nel Regno Unito, che era in contrasto con il programma liberista, ed era contestata anche nelle classi basse, diede il colpo di grazia alla popolarità dei Tories, innescando gli scontri di Trafalgar Square e ispirando la sfida alla leader dall’interno del partito. Margaret Thatcher lascerà Downing Street nel novembre 1990.

Il modo in cui ricordiamo la Lady di ferro è determinato in un certo senso dal momento che viviamo, quasi tre decenni, in cui le sue principali scelte di politica economica ( privatizzazioni, libero mercato, riduzione del potere dei sindacati) sono state accettate da tutti i governi, a partire da quelli del New Labour… Ciò mostra che il “thatcherismo” è stato qualcosa di più di un insieme di politiche e visioni di un singolo politico in un singolo paese.

Nelle parole di Stuard Hall, pensatore e sociologo gramsciano, il “thatcherismo” è stato un “progetto egemonico” che ha conferito legittimità politica e intellettuale alla “nuova destra per il libero mercato”. Margaret Thatcher ha messo in pratica le idee di Milton Friedman in una crisi radicale delle politiche keynesiane, e ha applicato privatizzazione su larga scala dei principali servizi pubblici e ha operato profonde riforme sindacali. Queste politiche economico finanziarie si sono diffuse in tutta Europa e in gran parte del mondo, e mostrano ora le loro contraddizioni, soprattutto a proposito del dominio della finanza sulla politica, della sperequazione della ricchezza, dell’aumento della disoccupazione e della povertà…

E’ dei giorni appena trascorsi l’allarme della Banca centrale europea (Bce) sulla disoccupazione in Europa e in Italia: la recessione continua a falcidiare i posti di lavoro. L’Istat diffonde un calcolo tristissimo: in Italia ci sono 3 milioni di “inattivi”, persone che non cercano lavoro ma sarebbero disponibili a rimboccarsi le maniche, è il record dal 2004. Se si sommano questi individui con i disoccupati in senso stretto, sono circa 5.8 milioni gli italiani senza un impiego… Confindustria lancia un appello ai sindacati per lottare insieme contro la crisi… 1.700 laureati e over 40 si sono presentati al concorso indetto nei Comuni di Venezia, Jesolo e Portogruaro per fare i netturbini… E intanto il governo in Italia non c’è e non si sa quando si costituirà: c'è chi dice che la crisi si sta avviando alla conclusione, chi afferma invece che sarà di lunga durata, poiché strutturale.

Auspichiamo che non muoia la speranza di una vita migliore per tutti, come si converrebbe a una società in cui tutti i cittadini possano vivere con serenità e dignità.