La controriforma della giustizia

Gli ultimi colpi di ruspa alla Repubblica italiana

 

Il 2 luglio scorso è stato un giorno nero per la giustizia, per la democrazia e per la Costituzione italiana. Dopo la Cirami e la Cirielli, la Camera ha approvato definitivamente la riforma generale della giustizia, promossa dal governo Berlusconi e dal ministro competente.

 

Segno delle difficoltà che la legge ha incontrato nella sua elaborazione sono i contrasti avvenuti all’interno della maggioranza stessa, due maxi emendamenti, le ripetute presentazioni alle camere, i diversi scioperi dei magistrati, ma soprattutto il 16 dicembre 2004 il rinvio alle Camere da parte del presidente Ciampi per la revisione di quattro punti anticostituzionali, in riferimento alla tutela dell’autonomia dei magistrati. I quattro punti sono stati ritoccati solo leggermente dal governo e, con grande arroganza, ripresentati al presidente per una firma che, se fosse stata nuovamente negata, avrebbe indotto grave crisi tra le massime cariche istituzionali.

 

I momenti principali della riforma.

Separazione delle funzioni.Il concorso per entrare nella magistratura resta unico, ma diventa obbligatorio indicare già nella domanda di ammissione se si preferisce la funzione di giudice o di pubblico ministero (pm). Dopo 5 anni la scelta diventa definitiva. Per cambiare funzione, il magistrato dovrà sostenere un esame, frequentare un corso presso la Scuola della magistratura e infine cambiare distretto giudiziario.

Colloqui psico-attitudinali. Si tratta di una prova che l’aspirante magistrato dovrà sostenere nell’ambito dell’esame orale del concorso. L’obiettivo è garantire che i magistrati siano affidabili dal punto di vista dell’equilibrio psicologico. E’ uno dei punti su cui Forza Italia si è maggiormente impegnata e che l’opposizione ha fortemente contestato.

Sistema dei concorsi.Per fare carriera più velocemente, all’avanzamento legato all’anzianità viene affiancato un sistema di concorsi per titoli ed esami. La prova dovrà riguardare la soluzione di un caso pratico. Il concorso è obbligatorio per chi voglia svolgere funzioni diverse da quelle di primo grado. Accogliendo uno dei rilievi di Ciampi, il Senato ha stabilito che il Consiglio Superiore della Magistratura (Csm) avrà l’ultima parola sull’esito dei concorsi.

Scuola della magistratura.Novità assoluta nell’ordinamento giudiziario italiano, la Scuola della magistratura ha il compito di formare gli uditori giudiziari, organizzare corsi d’aggiornamento, valutare la professionalità dei magistrati, promuovere iniziative di studio e di ricerca. La Scuola ha autonomia contabile, giuridica e funzionale. I corsi e gli esami serviranno a concedere l’idoneità, ma la decisione finale sulle carriere dei magistrati spetterà al Csm.

Comportamenti vietati. Il pg della Cassazione ha l’obbligo, e non più la facoltà, di esercitare l’azione disciplinare entro un anno dalla notizia del fatto. Il ministro può opporsi al “non luogo a procedere” a conclusione dell’istruttoria, ma solo nel caso sia stato lui a promuovere l’azione disciplinare. Nella riforma si indicano tutte le infrazioni che faranno scattare il procedimento: dall’iscrizione a partiti o movimenti politici al rilascio di interviste.

Norma anti-Caselli.Una norma proposta dal senatore di An Luigi Bobbio cambia le regole sui limiti d’età per il passaggio alle cariche direttive. Prevede infatti che chi ricopre tali cariche debba garantire almeno quattro anni di servizio prima della pensione. Questa novità, tra i suoi primi effetti, ha quello di sbarrare la strada al procuratore generale di Torino Giancarlo Caselli, che si sapeva voler concorrere alla guida della procura antimafia.

Relazione del ministro. E’ uno dei punti modificati in seguito al rinvio di Ciampi. “Entro il ventesimo giorno dalla data di inizio di ciascun anno giudiziario” il ministro presenta, con una relazione al parlamento, le leggi e le riforme che il governo intende far approvare. Nel testo bocciato, il ministro aveva il potere di indicare le priorità dell’attività giudiziaria: Ciampi vide in questa norma una lesione dell’autonomia dei magistrati.

Incarichi extragiudiziari. Per venire incontro ai rilievi di Ciampi. È stato ridimensionato il potere del ministro di impugnare davanti al Tar le delibere del Csm sugli incarichi dei magistrati. Tale potere resta solo nei casi in cui i conferimenti presentino vizi di legittimità. Si prevede inoltre più pubblicità per gli incarichi extragiudiziari: ogni sei mesi sarà pubblicato un elenco degli incarichi autorizzati dal Csm, indicando l’ente e l’eventuale compenso.

 

Ed infine alcuni commenti

Curzio Maltese, La spallata finale alla giustizia. “La riforma della giustizia, approvata a colpi di fiducia, è in pratica l’atto finale della legislatura. Una stagione di potere che si chiude com’era cominciata, all’insegna degli interessi personali e delle ossessioni di Berlusconi, anzitutto la vendetta sulla magistratura indipendente… La riforma della giustizia, al pari di altre (scuola, lavoro), è confezionata da questa maggioranza come una controriforma autoritaria e incostituzionale. Con in più un grado di violenza vendicativa ai limiti della paranoia. Si può scegliere, nel vasto campionario di idee copiate da Licio Gelli, ideologo di riferimento della maggioranza, quale sia meritevole di maggiore indignazione. Se la trovata umiliante del test psicoattitudinale per diventare magistrati, che forse sarebbe più utile per dirigenti di enti pubblici o consiglieri Rai. Oppure la norma ad personam per impedire a Gian Carlo Caselli di diventare procuratore generale antimafia. Per non dire dell’antico sogno da tangentisti di separare le carriere dei magistrati e sottometterle alla politica… Berlusconi sostiene che la legge sveltirà i processi… Soltanto la norma contro Caselli bloccherà decine di concorsi già indetti. Le altre leggi e leggine che compongono la lunga resa dei conti fra Berlusconi e la magistratura, dalla Cirami alla Cirielli, hanno già mandato in fumo anni di lavoro e di inchieste. La nuova riforma, con il prevedibile coronamento della salva-Previti, si tradurrà nel congelamento di migliaia di processi. E’ difficile sostenere che si tratti di pura sfortuna.” (la Repubblica, 21.07.2005)

Vittorio Grevi, I processi lunghi? Tutto come prima. …Una riforma che scontenta tutti (sia pure, talora, per ragioni diverse) nell’ambito degli operatori della giustizia; ma che, soprattutto, appare rivolta ‘contro’ la Magistratura… Il bilancio dell’intera vicenda appare mortificante…Trattandosi di legge delega occorrerà attendere i prossimi mesi per poterne valutare i primi riflessi sul funzionamento della macchina giudiziaria, tuttavia è facile prevedere che nessun beneficio potrà derivarne, ad esempio, sul piano della durata e dell’efficienza dei processi … E’ assai probabile, piuttosto, che in molti settori si verifichino effetti negativi, in termini di disfunzioni e di rallentamento del buon andamento dell’attività giudiziaria. E’ certo, anzi, che questo sarà il risultato della disposizione inserita da ultimo nel testo della riforma e diretta a stabilire – con immediata operatività – nuovi requisiti di età per gli incarichi direttivi degli uffici giudiziari. Disposizione palesemente irragionevole, come tale di assai dubbia costituzionalità (anche prescindendo dai suoi poco decorosi motivi ispiratori), ed oltretutto foriera di gravi paralisi nelle numerose procedure concorsuali già avviate di fronte al Csm. (Il Corriere della Sera, 21.07.2005)

Andrea Fabozzi, Dopo Castelli. Fabozzi sintetizza gli aspetti più nefasti della legge in questi termini. “Burocratizzare i mestieri di giudici e pm, costruire gli uffici giudiziari in maniera verticistica, moltiplicare i poteri d’intervento del ministro guardasigilli nella composizione e nel lavoro delle procure e dei tribunali e diminuire quelli del Csm non serve ad altro che a mettere i giudici in una posizione scomoda…Sarà un problema per tutti i magistrati? No, solo per quelli che mettono indipendenza e autonomia al primo posto. Sarà un problema però per tutti i cittadini che in quell’indipendenza trovano l’unica garanzia – condizione necessaria anche se non sufficiente – di un trattamento equo. A traballare è direttamente l’articolo 3 della Costituzione, l’uguaglianza davanti alla legge.” E conclude abbozzando l’analisi del futuro, che prevede ancora più nefasto. (il manifesto, 21.07.2005)

Ogni lettore, penso, ha gli elementi per farsi un’idea della legge e del governo Berlusconi.

(1 novembre 2005)

Mario Arnoldi