La donna, l’oppressione, la lotta per la pace

da La Repubblica, 15 marzo 2003

( da La Repubblica, 15 marzo 2003)

Il volto della donna della foto accanto mi appare come se appartenesse a tutte le nazionalità. E’ molto bello. Ha un tratto di tristezza ed allo stesso tempo di serenità. E’ rivolto verso un futuro incerto ma con una sfumatura di positività nei suoi occhi ed un accenno di sorriso sulle labbra. Potrebbe essere il volto dell’insegnante esonerata, di Amina condannata alla lapidazione, di Lisistrata che guida le donne ateniesi della commedia di Aristofane.

Il lavoro diplomatico di questi giorni è intenso sia da parte degli USA e dell’Inghilterra, ormai determinati ad intervenire in Iraq con o senza una nuova dichiarazione delle Nazioni Unite, sia da parte degli altri paesi che si astengono o si oppongono in modo dichiarato alla guerra preventiva, fatto assolutamente inedito nella storia e catastrofico per il futuro dell’umanità.

Si moltiplicano le manifestazioni pacifiste in tutto il mondo, in particolare nei paesi i cui governanti stanno per iniziare i bombardamenti, o già li hanno iniziati silenziosamente, ed in Italia, soprattutto presso le basi militari USA. La guerra sarà il tragico tentativo della "globalizzazione della sottomissione del mondo intero" all’Impero degli Stati Uniti.

Mi soffermo oggi sulla realtà della donna, il mese di marzo lo suggerisce, sull’oppressione cui è soggetta a causa delle legislazioni discriminanti i sessi, e sulla sua lotta per la pace che ha un taglio di genere tutto particolare. Lo farò attraverso tre quadri, i primi due di oppressione, il terzo di lotta per la pace.


L’insegnante di religione esonerata perché prossima ragazza madre

La vicenda dell’insegnante di religione toscana della scorsa settimana, esonerata perché futura ragazza madre, ha messo sul tappeto diversi problemi. Una donna che sta per diventare madre, avvenimento grande e fecondo per la vita, non può più continuare nell’insegnamento di religione nelle scuole statali, perché la circostanza della maternità fuori del matrimonio diventa colpa a causa delle leggi della morale cattolica fatte proprie dalla legislazione scolastica.

Un primo giudizio affrettato farebbe dire che la legge della morale cattolica è antica nella Chiesa, almeno da alcuni secoli ad oggi, e quindi le conseguenze che la donna subisce sono più che giustificate. Tuttavia, secondo una riflessione che va oltre la legge per affermare l’amore, come il Nuovo Testamento stesso suggerisce, ci si chiede perché debba essere una colpa diventare madre senza la consacrazione matrimoniale; perché la selezione degli insegnanti di religione debba essere fatta dal Vescovo locale, che, in tal modo, s’inserisce in un’istituzione laica con potere decisionale; se in un tale comportamento, sancito dal Concordato rinnovato nell’84 tra Chiesa e Stato, non ci sia un’abdicazione da parte dello Stato ad una sua funzione fondamentale quale la selezione e preparazione dei suoi insegnanti; perché non si sia ancora deciso, come avviene in altri paesi d’Europa, di dare una formazione ai giovani multireligiosa, al posto della monoreligione di Stato, presentata da insegnanti laici preparati su diverse discipline umanistiche ed antropologiche; perché solo le donne debbano subire penalizzazioni in situazioni di generazione fuori del matrimonio. Interrogativi ricchi di elementi di dibattito. Se ne è parlato sabato scorso su RadioTre alla trasmissione "Uomini e profeti" e sono state messe sul tavolo, alla presenza di figure professionali diverse ed interessate alla scuola, le problematiche citate, che oggi non trovano ancora risposte.


Un appello per Amina, condannata alla lapidazione

L’accostamento può sembrare esorbitante. Qui si tratta di una donna che sta per essere lapidata, cioè uccisa in modo particolarmente dilacerante. Ammetto la differenza dei casi. Tuttavia una certa analogia c’è nel fatto che una legge ingiusta prevale sulla vita.

Trascrivo semplicemente un messaggio ricevuto in favore di Amina.

"Come molti avranno sentito, un'altra donna nigeriana recentemente è stata condannata a morte per aver avuto un bambino illegittimo. Amina Lawal è stata condannata a morte per lapidazione.  Verrà seppellita fino al collo, e i suoi esecutori le tireranno delle pietre fino a che non le spaccheranno il cranio e morirà in maniera dolorosa e orribile. Amina ha solo trenta giorni per ricorrere in appello.

All’altra ragazza nigeriana (Safiya), per cui era stata fatta la stessa campagna, la vita è stata salvata.  Tentar non nuoce neanche ora. Per favore, andate sul sito di Amnesty International per aderire all’appello in favore della sua assoluzione.
http://www.amnesty.it/primopiano/nigeria.php3
Prende solo un minuto, e può aiutare a salvarle la vita, così come può servire a far cessare questa terribile condanna in un paese che si definisce democratico. Spedite questo messaggio a più persone che potete".


Lisistrata e lo sciopero dell’amore

Concludo con un caso operativo ed originale di lotta di donne per la pace, che prende spunto dalla commedia greca di Aristofane, Lisistrata, la bella ateniese che guida le compagne della città, stanche della guerra infinita tra Atene e Sparta, allo sciopero dell’amore e del sesso. Il 3 marzo scorso si è svolto il "Lysistrata Project", un’iniziativa di pace che ha coinvolto i palcoscenici di tutto il mondo. Le prospettive di guerra di Bush e dei suoi alleati hanno colpito la sensibilità femminile, si direbbe, ancor più di quella maschile, e le proteste sono state accolte, nel progetto citato, da Kathryn Blume e Sharron Bower che hanno compiuto una selezione dei passi più significativi della commedia aristofanea e l’hanno proposta in mille teatri sparsi in cinquantasei paesi del globo, impegnando artisti e compagnie, con forme e modi diversi, utilizzando anche spazi non teatrali, biblioteche, parchi, improvvisando o seguendo una regia più studiata. L’iniziativa ha avuto particolare successo ed è di conforto, per chi ama la letteratura classica, vedere come questa possa dare suggestioni di grande interesse in ogni epoca, soprattutto nelle più tragiche come l’attuale.

Al progetto hanno aderito anche moltissime organizzazioni per la pace e i soldi raccolti nei diversi teatri sono stati destinati all’aiuto delle organizzazioni non governative che lavorano nei paesi massacrati dalle guerre.

da La Repubblica, 15 marzo 2003

Di quest’iniziativa ha parlato Cristina Piccino su il manifesto del 6 marzo. "In Italia la pièce è stata messa in scena a Gorizia, a Trieste al Teatro Miela, a Torino al teatro dell’Angolo, e a Roma, fino all’8 marzo, al teatro Argo. E sempre l‘8 marzo, come dice l’home page del Lysistrata Project, www.pecosdesign.com, in tanti luoghi dove si son fatte iniziative per la pace nella giornata internazionale delle donne, ci sono state letture pubbliche del testo di Aristofane. Monica Lanfranco, su Carta del 6/12 marzo in corso, conclude il suo articolo con la citazione di un brano della commedia. "Come quando la matassa è ingarbugliata, la prendiamo e la dipaniamo sui fusi, tenendola da una parte e dall’altra, così se ci lasciate fare sbriglieremo la guerra, lavorando da una parte e dall’altra con le ambascerie", spiega Lisistrata al commissario. E conclude la Lanfranco: "Aristofane andava matto per i paradossi, ma come suonano sensate le parole di Lisistrata in questo momento!".

Il fatto citato, dal forte valore reale e simbolico, mette in risalto come la donna svolga un lavoro spesse volte silenzioso ma efficace contro la visione della vita fatta di potere e di sopraffazione invece che di dialogo, unica speranza per un futuro di giustizia e di pace dell’umanità.


(15 marzo 2003)

Mario Arnoldi