Franz Kafka

Il processo

Il 19 novembre scorso, insieme al quotidiano La Repubblica, veniva offerto a prezzo accessibile un capolavoro della letteratura europea e mondiale, Il Processo di Kafka.

Qualcuno doveva aver calunniato Josef K., poiché un mattino, senza che avesse fatto nulla di male, egli fu arrestato. E’ l’inizio, l’incipit dicono gli specialisti, del romanzo e, poche righe sotto, Josef K. chiese: - E perché poi? La risposta fu: - Non siamo autorizzati a dirglielo. Torni in camera sua e aspetti. Il procedimento è solo agli inizi, lei saprà tutto a tempo debito.

Il romanzo continua con una serie di vicende variegate e complesse. L’indiziato inizia una ricerca accuratissima della motivazione dell’accusa, per riuscire a giungere presto al tribunale ed al processo, in modo da chiarire la sua posizione. Si rivolge ad un avvocato di prestigio che lo mette in guardia, perché quei tipi di processi, quale quello cui lui è sottoposto, si svolgono per vie che non corrispondono a quelle legali.

Il signor K., pertinacemente, nonostante l’indicazione dell’avvocato, percorre tribunali e ambienti imprevedibili, venendo a conoscenza delle complicazioni delle situazioni giudiziarie, attraversando soffitte oscure e miserabili e piani alti di case. L’idea del processo perseguita il signor K. che percepisce la drammaticità e la solitudine della sua situazione d’accusato. Inoltre pensa che tutti sappiano del suo essere indagato e sente nei loro atteggiamenti l’ironia o la condanna.

Non continuo il riassunto del romanzo, deplorabile per gli studiosi di narrativa, per non togliere a chi l’ha già letto la gioia di rielaborare i suoi ricordi ed a chi lo leggerà il gusto della scoperta della conclusione.

A questo punto della descrizione degli avvenimenti, si possono già indicare alcuni dei tanti significati, cosa che Giuseppe Dierna fa nell’articolo di commento nel numero indicato de La Repubblica, sottotitolando Il romanzo giudiziario che cambiò il Novecento e dicendo, nel corso dell’articolo stesso, Al processo non si sfugge e più avanti Incomprensibilità della legge.

Sono indicate dal giornalista anche le possibili matrici ebraiche dei labirintici percorsi del signor K. La presenza continua del Tribunale nella vita quotidiana dei personaggi del romanzo, la sua inarginabile invasività, la sequela degli interrogatori e le ossessive gerarchie dei giudici, sembrano tradire ne Il Processo sedimenti cabalistici, racconti talmudici, frammenti di mistica ebraica da Kafka disordinatamente assorbiti nelle conversazioni con l’attore yiddish Jizchak Löwy, o con l’amico Jirí Langer, ecc.

Dice ancora Dierna che Il Processo è anche un grande romanzo comico, dove i personaggi paiono agire secondo schemi da comica muta, con accelerazioni incongrue, con assembramenti di corpi come nei film dei Fratelli Max, oppure mimano la gesticolazione grottesca degli attori di compagnia, ecc.

Un’altra analogia possibile, di segno opposto, può essere fatta con la tragedia greca, dove la persona umana si trova perennemente sotto la guida o i colpi del destino che incombe.

La modernità del testo è data proprio dalla pluralità dei generi in esso presenti e dalla varietà di significati simbolici che sventagliano dall’interpretazione realista sino ad aspetti che tendono alla metafisica laica dei greci, cioè il senso del destino inevitabile, o la metafisica religiosa del confronto delle persone con ciò che le sovrasta.

La conclusione del romanzo, che già sapete o scoprirete, arricchisce ulteriormente l’elenco delle suggestioni.

Sarebbe un procedere fortemente riduttivo se io indirizzassi verso un’interpretazione particolare. E’ opportuno, in alcuni momenti della vita, arricchire il proprio spirito di orizzonti plurimi e non lasciarsi intrappolare dall’unicità che il corso delle cose tenta di imporci. Il Processo di Kafka ci insegna la capacità di simbolizzare in libertà per ipotizzare mondi nuovi.

(1 dicembre 2002)

Mario Arnoldi