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Dovendosi, pertanto, concludere che nessuna delle notizie riportate nell'articolo in oggetto è risultata falsa e che, in ogni caso, ogni notizia è stata, professionalmente, tratta da fonti originarie e di comprovata affidabilità.

L'antefatto

Tra il 2012 e il 2013 TdF ha pubblicato una serie di articoli da Paolo Macina, [leggere Articolo su Tempi di Fraternità] articoli che riportavano dati e proponevano riflessioni sull'uso dei beni da parte di alcune religioni e, all'interno del cattolicesimo, di alcune diocesi.

Nel febbraio del 2013 si è parlato in particolare della diocesi di Acqui Terme. Dopo uno sguardo generale sull' entità dei beni e un apprezzamento per l'opera del vescovo mons. Micchiardi riguardo alla trasparenza delle informazioni, l'articolo entrava nel merito della gestione, da parte del Seminario, della proprietà Villa Paradiso, a Varazze, trasformata in una lussuosa casa di vacanze. Seguivano alcuni rilievi critici sulla gestione della proprietà e sul mancato pagamento ICI di quella che sembrava, agli effetti pratici, una struttura alberghiera.

Nel mese di ottobre venne recapitata all'autore, al direttore responsabile Brunetto Salvarani, al presidente della Cooperativa e al direttore del sito Trucioli savonesi, che aveva pubblicato online l'articolo, una denuncia civile da parte del Seminario di Acqui per diffamazione a mezzo stampa con la richiesta di un risarcimento complessivo di 450.000 euro.

Dopo lo smarrimento lo stupore. Come è stato possibile, da parte di una istituzione religiosa, partire subito con una denuncia senza interpellarci prima per una eventuale articolo di smentita o per contestare parte dell'articolo ritenuto non corretto? Come è possibile richiedere una cifra del genere a una rivista che ha qualche centinaio di abbonati e che vive di solo volontariato? E non si pensa alle persone a cui vengono richieste queste cifre, rischiando di rovinarle (almeno economicamente)?

Non sono stati mesi facili, per noi. Ma abbiamo condiviso la responsabilità della vicenda, abbiamo ulteriormente approfondito le notizie, abbiamo recuperato decine di documenti di vario tipo a corredo della memoria difensiva del nostro avvocato difensore, Giancarlo Faletti, che ci ha seguito con passione, non solo professionale, in questa vicenda.

E abbiamo deciso di tenere un profilo basso, anche se a volte si aveva voglia di non reprimere la rabbia che avevamo dentro.

Il 28 gennaio ci siamo presentati presso il Tribunale di Alessandria per l'udienza. Sono state presentate al giudice sia la denuncia che la memoria difensiva e si sono brevemente discussi i termini della questione.

La sentenza

[Documento completo]

L'interesse pubblico alla propagazione delle notizie di cui sopra è indubitabile. Ogni cittadino italiano cattolico è parte della Chiesa ed ogni cittadino italiano cattolico ha interesse -e diritto- ad essere reso edotto di come la Chiesa gestisce ed utilizza i beni di cui dispone; anche indipendentemente,poi, dal credo religioso, la Chiesa è una istituzione la cui rilevanza pubblica è imprescindibile, ciò da cui consegue l'interesse pubblico delle notizie che ne riguardano le attività istituzionali.

Nel caso di specie, nessuna delle notizie divulgate riveste aspetti secondari o suscettibili di valutazioni soggettive.

Questo aspetto della sentenza ci sembra importante. Significa che viene riconosciuto il diritto e forse anche il dovere di qualsiasi cittadino di conoscere come vengono gestiti i beni delle chiese. Questo non è quindi un fatto privato -e spesso soprattutto noi credenti ci avviciniamo a questi temi con un po' di timore, come se si andasse in qualche modo a mettere il naso nel "sacro"- e quindi la totale trasparenza delle scelte in campo economico e finanziario delle istituzioni religiose dovrebbe essere la prassi. Rispetto poi alla questione del pagamento dei tributi legati al possesso di beni immobili da parte delle chiese, è interessante un'altra parte della sentenza.

Poiché,infine, tutti i cittadini concorrono nell'adempimento dell'obbligo tributario, e l' adempimento dello stesso è essenziale per la erogazione dei servizi pubblici anche di primaria importanza, è ancora più evidente l'interesse pubblico ad ogni notizia relativa alle scelte che i competenti organi effettuano in materia di esenzione fiscale.

Non solo quindi è giusto conoscere come le chiese gestiscono i loro patrimoni, ma è importante anche fare informazione sulla questione, mai sufficientemente indagata, della esenzione dal pagamento dei tributi da parte di strutture che si possono definire di carattere religioso solo in prima approssimazione. Il fatto di legare, in una sentenza, questi mancati introiti da parte dello stato alla qualità dell'erogazione dei servizi pubblici ci sembra davvero importante.

E la sentenza termina con queste parole

Al rigetto della domanda segue la condanna alle spese di lite, che si liquidano in misura superiore alla media dei parametri normativi per l'impegno difensivo profuso, tenendo in considerazione le sole fasi di studio ed introduttiva, non essendo stata svolta attività in relazione alle restanti fasi.

A oggi non sappiamo se ci sarà un ricorso a questa sentenza. Di certo ci sentiamo più tranquilli, contenti di aver cercato di fare, nel nostro piccolo e con tutti i nostri limiti, una informazione libera e coerente con i valori che ci caratterizzano.

Un grazie di cuore a tutti coloro che ci sono stati vicini.