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Wes Howard-Brook e Antony Gwyther

L'IMPERO SVELATO

Riscoprire la forza dell'Apocalisse per il nostro tempo

Edizioni Emi. Pag. 464, lire 32.000 (€ 16,53)


Ci sarà mai giustizia sulla terra?

Fra i libri della Bibbia l'Apocalisse è quello che suscita grandi amori o grande repulsione; innamoramenti fatali o altrettanto fatale disinteresse. Questo perché la letteratura apocalittica "ha sempre cercato di rispondere a domande fondamentali che trascendono il tempo e lo spazio quali: "Come vivere in un mondo pieno di male? Dio si interessa ai nostri guai? Ci sarà mai giustizia sulla terra? Che cosa succede quando moriamo?"". E' questo il punto di partenza del libro di Wes Howard-Brook e Anthony Gwyther dal titolo "L'impero svelato", edizioni EMI, da poco stampato, che ha come sottotitolo "Riscoprire la forza dell'Apocalisse per il nostro tempo".

Gli autori propongono per l'Apocalisse un approccio diverso da quello tradizionalmente usato nelle facoltà teologiche. In genere l'Apocalisse viene presentata come un'opera scritta in un'epoca in cui le chiese erano duramente perseguitate e quindi che essa fosse stata scritta per aiutare i discepoli di Gesù a conservare la fede, poiché la promessa della fine imminente avrebbe posto fine alla loro grande tribolazione. Ma questa tesi, che lascia spazio ad una interpretazione dell'Apocalisse come libro che descrive la "fine del mondo" (il termine apocalisse è in genere usato in tale accezzione), contrasta con il crescente consenso fra gli storici sul fatto che verso la fine del I° secolo non vi era alcuna persecuzione contro i cristiani nella provincia romana dell'Asia. L'apocalisse non è stata dunque scritta per annunciare la fine imminente ed il ritorno di Cristo, ma per combattere la "seduzione esercitata dall'Impero romano in un contesto di relativo benessere". "L'apocalisse - scrivono gli autori - voleva aprire gli occhi a quanti erano tentati di scendere a patti con Roma: presentava l'impero come una seducente prostituta che offriva la bella vita in cambio dell'obbedienza e come un'avida bestia che divorava chiunque osasse resisterle. ... L'Apocalisse è un appello a fidarsi di Dio piuttosto che dell'impero".

In quest'ottica, sostiene Alex Zanotelli nella sua presentazione del libro, la contrapposizione fra profezia e letteratura apocalittica, sostenuta da molti biblisti, viene del tutto a cadere: l'apocalittica non è una degenerazione della profezia, ma l'unico modo per dare ad essa forza, per trasformare la profezia in movimento di popolo. "Il movimento apocalittico - scrive Zanotelli citando Pablo Richard - è comunitario, cerca di ricostruire la coscienza e la speranza attraverso la creazione di nuovi miti e simboli".

Gli autori, dedicano così tutto il primo capitolo del libro a confutare le tesi millenaristiche e la dottrina del "Rapimento", cioè la credenza che Gesù verrà all'improvviso in un determinato momento storico per prendere con sé in cielo i veri credenti. Segue un capitolo che fornisce uno sguardo generale sui testi apocalittici presenti nelle scritture (Antico e Nuovo testamento) e sulle apocalissi ebraiche non canoniche. Nei capitoli successivi vengono poi presentate una serie di descrizioni dell'ambiente storico nel quale l'Apocalisse è stata scritta, tali da rendere comprensibili le immagini ed il linguaggio usati nel testo, linguaggio e immagini che così tanti fraintendimenti hanno prodotto. Attraverso questo lavoro, il lettore viene portato per mano a comprendere che l'Apocalisse è stata scritta per il presente dell'uomo, per la sua vita terrena (come del resto tutta la Bibbia), e non per il "cielo".

"L'Impero svelato", non è un libro esegetico, non vi è una esegesi parola per parola del testo dell'Apocalisse, ma vi è il tentativo di situare l'apocalisse nell'attualità, nell'Impero del male nel quale anche oggi vivono i cristiani. A tale scopo, la parte forse più importante del libro, scrive Zanotelli, è l'ultimo capitolo, quello nel quale si fa un'analisi del capitale mondiale alla luce dell'Apocalisse. Ultimo capitolo, che si conclude con un dialogo fra i due autori che cerca di tradurre in pratica un modo di vivere diverso da quello in cui noi uomini e donne del primo mondo siamo abituati a vivere. Dice Antony: "Ma anche un'azione apparentemente così insignificante come quella di comprare il tè Trade Winds prodotto nel pieno rispetto della giustizia è un passo avanti. L'Apocalisse mi dice che "dietro il velvelo" un gesto così semplice come quello di bere un tè che non ha reso schiavi coloro che hanno sudato per produrlo ha un grande potere. Babilonia ci dice che è un gesto inutile,ma Giovanni si Patmos ha vosto che ciò che noi facciamo nella nostra vita quotidiana produce gioia "in cielo"".

Nessuna torre o simbolo dell'impero del male da buttare giù con azioni violente e suicide, ma, invece, presa di coscienza, volontà di cambiare la propria vita quotidiana, mettendo in comune le risorse, rifiutando lo schiavismo e lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo a partire da quello che ognuno può fare in proprio, dando testimonianza concreta del Vangelo di Gesù Cristo che parla ad ognuno.

Giovanni Sarubbi


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