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Coordinamento Genitori Democratici "Loris Malaguzzi"

L'ha detto la TV! E allora?

Edizioni Gruppo Abele - Torino 1996 - pp. 109 - L. 20.000. Con vignette di Sergio Staino

Quando ci si interroga sui problemi educativi nella società attuale non si può non considerare importante il rapporto "Bambini-TV". Questo "ingombrante" mezzo di comunicazione non deve essere né "demonizzato" né sottovalutato; occorrono invece strategie educative efficaci per valorizzarne gli aspetti positivi e controbilanciare quelli negativi.

"L’ha detto la TV! E allora?" è un libro molto utile per genitori ed insegnanti, che riporta i risultati di un convegno organizzato dal Coordinamento Genitori Democratici e da altre associazioni. Esperti ed operatori si sono inerrogati sull’influenza, esercitata da una "massiccia esposizione" alla TV, su bambini e ragazzi che spesso non hanno la possibilità di vivere molte esperienze più attive e socializzanti. Si sono cercati soprattutto gli strumenti da fornire ai giovani per una lettura e una rielaborazione critica, riguardo al contenuto ed alla forma della trasmissioni. Si è sottolineata poi l’importanza della presenza attiva degli adulti per evitare che i piccoli telespettatori siano succubi di questo invadente mezzo di comunicazione.

I filoni che si possono individuare negli interventi sono:

1. Descrizione della situazione attuale e degli effetti psicologici;

2. Connessione tra violenza in TV e comportamenti aggressivi nella vita quotidiana;

3. Istruzioni "per l’uso" a casa e a scuola: suggerimenti da mettere in pratica subito o da progettare per il futuro.

Quale comportamento dovrebbero adottare dei genitori consapevoli nei confronti della TV?

Ecco alcuni suggerimenti:

· Ridurre e regolare i tempi di fruizione, anche in base all’età dei figli;

· scegliere programmi di qualità anche sui videocassette, tenendo conto tra l’altro della validità della grafica;

· evitare di tenere il televisore acceso come rumore di sottofondo;

· guardare alcuni programmi insieme ai figli per spiegare, tranquillizzare e sdrammatizzare;

· non passare essi stessi molto tempo davanti al video;

· controllare il telecomando;

· evitare di mettere un televisore nella stanza dei bambini;

· promuovere alternative piacevoli.

Effetti delle scene violente sul comportamento aggressivo.

Diverse indagini dimostrano che tra questi fenomeni esistono delle correlazioni. Il bambino infatti apprende i modelli dio comportamento attraverso tre tappe:

* osservazione,

* ripetizione e mantenimento nel magazzino della memoria,

* recupero al momento opportuno per l’utilizzazione.

Osservando in TV un numero altissimo di situazioni affrontate e risolte in modo aggressivo, il bambino ha molte più occasioni che nella realtà di assimilare strategie violente per la risoluzione di un problema. Ciò avviene a senso unico perché le soluzioni costruttive presentate non sono altrettanto numerose. Il copione può essere abbondantemente ripassato e fissato nella memoria e quel tipo di risposta può essere considerato valido nelle situazioni più diverse. Anche quando i comportamenti violenti sono stati appresi in casa o per strada, la TV violenta li rafforza in una tragica circolarità, in cui i bambini più a rischio sono proprio quelli più fragili e deprivati.

Educazione ai media

Educare al linguaggio delle immagini a scuola è molto importante e richiede un’adeguata formazione da parte degli insegnanti. Le attività didattiche illustrate nel libro sono numerose; eccone alcune che mi sembrano più interessanti:

· "smontare" un programma, ad esempio il telegiornale, analizzando l’ordine delle notizie, la sequenza di apertura, la scelta delle immagini e notando che esse necessariamente rappresentano solo una parte minima dell’avvenimento e non ne approfondiscono le cause;

· Simulare attività di "montaggio", ad esempio recitare un TG dopo aver raccolto notizie, discusso in "riunioni di redazione" e pianificato la "scaletta";

· lavorare sulle immagini di trasmissioni particolarmente amate dai ragazzi, aiutandoli a scoprire che possono "vederle con altri occhi" e andare un po’ al di là delle apparenze;

· smontare, divertendosi, un serial ed accorgersi che "tutto è riconducibile a schemi narrativi che vanno avanti all’infinito".

Per concludere, il libro ci ricorda che molto si può fare per educare i giovani a muoversi autonomamente nell’universo dei media; si tratta di una sfida impegnativa che però educatori consapevoli e preparati possono serenamente raccogliere.

Minny Cavallone


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