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Comunità dell'Isolotto OLTRE I CONFINI. TRENT’ANNI DI RICERCA COMUNITARIA di Martino Morganti

L’isolotto oltre i confini

Due libri in uno. Ma stanno bene insieme. Separati non sarebbero la stessa cosa. Mi riferisco al grosso volume (446 pp.) della Comunità dell’Isolotto stampato dalla gloriosa Libreria Editrice Fiorentina (1995, L. 27.000): Oltre i confini. Trent’anni di ricerca comunitaria.

La parte più consistente, almeno quantitativamente, è di documentazione. Tutta dovuta a Sergio Gomiti protagonista, forse troppo in ombra, della vicenda Isolotto e che, qui, mette a frutto lunghe frequentazioni bibliotecarie (lavora alla Nazionale di Firenze) e, quindi, dimestichezza con metodo ed abilità nel collezionare e catalogare. Ed ha messo insieme un impressionante elenco di quanto è stato scritto, spesso frammentato in quotidiani, da e su l’Isolotto. Questo per la sezione bibliografica (pp. 57-271). Una seconda sezione - sempre a cura di Gomiti - fa da guida al Notiziario della Comunità cioè alla fonte più diretta per la lettura di un itinerario completo: "dalla parrocchia alla comunità" (pp. 275-426). Qui l’ordine cronologico adottato per la bibliografia viene conservato ma all’interno di raggruppamenti tematici. Tutta la documentazione parte dal 1968 e arriva al dicembre 1994 cioè fino ai limiti imposti dai tempi di stampa del volume. Una documentazione in divenire e dovranno prenderne atto tutti coloro che, dispiaciuti o soddisfatti, ritenevano quella dell’Isolotto una storia conclusa e già da diversi anni.

Documentazione. Quindi adatta a specialisti. Quindi riservata a pochi. Indubbiamente chi ha tempo di rileggere, esaminare, valutare ha qui ghiotte sollecitazioni a servirsi di questo libro per scrivere altri libri. Ma l’Isolotto non scappa da se stesso, dalla sua vocazione ad essere e rimanere fuori dei circoli elitari, nella piazza di tutti. E anche questa documentazione che lo riguarda è, in qualche modo, trattenuta a livello di "base". La fasciano e la consegnano a vaste possibilità di lettura l’altra parte del libro (o l’altro libro): l’intervento dello storico Michele Ranchetti ed i cinque capitoletti di Enzo Mazzi da una parte e, dall’altra, la riflessione firmata dall’intera comunità. E non si tratta di un involucro estraneo a ciò che racchiude (la scatola e i cioccolatini!): quanto viene detto in sede di riflessione e di valutazione rimanda e addirittura attinge credibilità proprio nella documentazione. La chiama in causa Ranchetti quando afferma che "sarebbe credo limitativo ricondurre il senso dell’Isolotto a quello di una controversia, anche se una lacerazione vi è stata, gravissima ed estremamente dolorosa". E più direttamente: "La storia dell’Isolotto non è conclusa. È questo carattere che suggerisce di ripensarla sulla base di una documentazione completa. È possibile, infatti, che di essa figurino elementi finora trascurati, rispetto a quelli immediatamente percepibili, di ancor maggiore rilievo". Anche Mazzi dà per scontato che date e dati sono registrati altrove. Si limita a disegnare cinque quadri di riferimento o di indicazione. Cinque "segni" o metafore. Senza raccontarsi ma esaltando la coralità. "Racconti di speranza". Tutti con destinazione "oltre i confini". L’Isolotto che vince il suo nome (il suo destino?): da territorio chiuso (isola) a territorio dal quale si va pur senza abbandonarlo. (Cinque capitoletti che vanno letti. Ogni riassunto perde molto di ciò che dicono e tutto il come lo dicono: la scrittura di Mazzi, anche qui, è fresca e gustosa ma, soprattutto, creativa, contagiosa).

Chiude la comunità. Con lo stesso stile: cosa resta da fare? L’avvenire dal passato in un esame buono per molte altre comunità o, al di là delle etichette, di ogni esperienza che ami abitare dove il vento - lo spirito - può soffiare senza "paraventi". Come la piazza. Come la piazza dell’Isolotto. Ma le piazze sono tante. Basta frequentarle.


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