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Bojan Aleksov DISERTORI DALLA GUERRA IN EX JUGOSLAVIA di Minny Cavallone

"Disertori dalla guerra in ex Jugoslavia" - Bojan Aleksov e "Donne in nero" di Belgrado - a cura di G. Caligaris e E. Rossi - Edizioni ALFAZETA 1995, Parma - pp. 144, L. 16.000.

"FERMIAMO UN FUCILE PER VOLTA" è il nome del progetto di accoglienza e solidarietà ai disertori ed obiettori provenienti dall’ex Jugoslavia, sostenuto dal comune di Parma. Questo però potrebbe essere il motto di tutti quelli che non vogliono arrendersi all’impotenza di fronte al dilagare della guerra. Sostenere chi non vuole uccidere e opporsi alla costruzione ed al commercio delle armi sono due strade molto più convincenti di quella (oltretutto contraddittoria) dell’intervento armato internazionale.

Questo libro è un segno di speranza e contiene una preziosa raccolta di notizie sul tema: dati sui numerosissimi casi di diserzione in ex Jugoslavia, un esempio di rifiuto collettivo (quello del villaggio di Tresnjevac, per ora coronato da successo), le norme legislative in materia, quelle dei paesi europei e delle Istituzioni internazionali riguardo allo status dei disertori all’estero; le numerose (e spesso sconosciute) iniziative pacifiste nei Paesi guerra, le azioni di solidarietà, le esperienze positive da divulgare ed imitare e le opportunità da sviluppare.

Queste situazioni si verificano in tutte le zone della ex Jugoslavia, ma il libro tratta in particolare della Serbia (con Montenegro, Kossovo e Vojvodina) e, in minor misura, della Croazia e delle zone della Bosnia sotto controllo serbo (di Pale) e croato. Si contano più di 200 gruppi di opposizione, che stentano a coordinarsi e a comunicare e non hanno, per ora, voce e rappresentanza, ma sono importanti. Citiamo le "Donne in nero" di Belgrado e di Pancevo (che manifestano in silenzio, tra intimidazioni e minacce ogni Mercoledì e organizzano annualmente, in agosto, un convegno internazionale), il Centro Antiguerra, S.O.S. Telefono /che fornisce utili consulenze legali a chi subisce mobilitazioni forzate, contrarie anche alle leggi locali, come i rifugiati), i giornalisti indipendenti di Novi Sad.

I casi di diserzione presentati sono tanti: alcuni molto drammatici, come quello di Miroslav Milenkovic, che si è ucciso, non resistendo ai maltrattamenti ed alla pressione psicologica (uccidere in una guerra assurda o essere considerato traditore), quelli di coloro che rischiano il rimpatrio con le conseguenti lunghe pene detentive e di chi si trova già in prigione all’estero per il suo status irregolare.

Molti movimenti pacifisti si impegnano a favore dei disertori; tra questi il Forum Civico Europeo, che il 28 ottobre ‘93 ha ottenuto una significativa risoluzione del Parlamento Europeo, purtroppo disattesa dagli Stati membri; nell’appello di Basilea del 18-6-’94 ci si è allora rivolti ai Comuni ed agli Enti Locali, ottenendo discreti risultati, ad esempio a Parma in Italia, ad Erfurt, Rostock e Brema in Germania.

Tuttavia anche questo cammino è difficile e il caso del sindaco di Monaco, contrastato dalle autorità bavaresi lo dimostra.

Sembra che tutti gli Stati temano i disertori e lo dimostrano alcuni fatti inquietanti: recentemente il Parlamento tedesco ha respinto la proposta di riabilitare quelli che disertano l’esercito nazista, alcuni dei quali, tornati in patria dopo la guerra, sono stati condannati dai nuovi tribunali democratici, perché "non potevano sapere, all’inizio della guerra, che essa sarebbe stata criminale (!)".

Molta perciò è la strada che si deve percorrere, comunque si può far leva su contraddizioni di tipo giuridico, poiché, come afferma l’UNHCR "appare estremamente dubbio dal punto di vista del diritto, il rinviare in un paese, oggetto di sanzioni da parte delle Nazioni Unite, per la minaccia che rappresenta alla pace mondiale, dei giovani uomini di età idonea ad essere mobilitati e potenziali attori di questa minaccia. L’asilo e la protezione contro il respingimento sono allora delle misure coerenti con la messa in pratica della decisione delle sanzioni".

L’impegno di chi vuole operare per la pace può articolarsi in tre settori: solidarietà concreta ai disertori, pressione sulle istituzioni per un miglioramento della legislazione, pressione a livello internazionale per chiedere l’amnistia nei paesi d’origine.

Chi volesse saperne di più, potrà rivolgersi a uno dei numerosi referenti, di cui nel libro si riportano gli indirizzi.


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