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APPELLO ECUMENICO AL DIALOGO CRISTIANOISLAMICO



Data: 29 Novembre 2009
Autore: Sarubbi - Salvarani




di Giovanni Sarubbi e Brunetto Salvarani

È passato oramai un anno da quando il 4 novembre del 2001, subito dopo i tragici attentati dell’11 settembre, un gruppo di teologi, vescovi, pastori, ministri di culto, giornalisti, educatori alla pace e all'interculturalità, studiosi dell'islam, responsabili di associazioni e chiese locali, semplici cristiani di tutte le confessioni presenti in Italia (cattolici, evangelici, ortodossi), ma anche rappresentanti di importanti comunità musulmane, lanciarono un appello ecumenico per la istituzione di una giornata del dialogo cristianoislamico. L'appello ha raccolto centinaia di adesioni, con decine di iniziative che si sono sviluppate in tutta Italia. Positiva fu la risposta sia della CEI che della FCEI. Ricordiamo come l'appello al dialogo cristiano islamico, è stato anche al centro della preghiera per la pace del 24 gennaio di quest'anno ad Assisi fortemente voluta da Giovanni Paolo II°.

A distanza di un anno, gli stessi promotori del primo appello, che nel frattempo è diventato anche un libro edito dalla EMI dal titolo La rivincita del dialogo, lo hanno rilanciato proponendo questa volta una data precisa, quella dell'ultimo venerdì del Ramadan, come momento di incontro, di preghiera e di dialogo fra cristiani e musulmani. Data che quest'anno cade il 29 novembre. Si vuole riprendere, con questa proposta, l'ispirazione profetica che un anno fa ebbe Giovanni Paolo II quando, nel pieno della guerra in Afghanistan, invitò i cristiani a pregare e a digiunare con i musulmani proprio nell'ultimo giorno del Ramadan. Era il 14 dicembre del 2001, e molte furono le iniziative che in quella giornata videro insieme cristiani e musulmani pregare e digiunare per la pace ed il dialogo.

A distanza di un anno, i motivi contingenti che sono stati alla base dell'appello sono purtroppo ancora attuali. Siamo, come un anno fa, nel pieno di una campagna antiislamica che è sempre più virulenta e che serve da condimento ideologico per giustificare lo stato di guerra generalizzata nel quale il mondo si trova. Guerra determinata non già da motivi religiosi ma dalla crisi economica del mondo occidentale. Crisi più profonda e drammatica di quella che portò allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Crisi che dura oramai da alcuni decenni e che, negli ultimi 50 anni, ha prodotto oltre 200 conflitti concentrati nei paesi poveri. Quei paesi che, pur essendo pieni di risorse naturali (petrolio, gas naturale, materie prime), sono poveri perché sono stati letteralmente espropriati delle loro ricchezze dalle multinazionali del mondo occidentale.

C’è ancora oggi chi, molto più di un anno fa, soffia sul fuoco delle differenze religiose, sulle presunte "incompatibilità" fra Islam e cristianesimo. Il culmine di questa campagna di odio, sono state le celebrazioni dell'anniversario dell'11 settembre. Quella giornata, invece di diventare un momento di riflessione sulla inutilità della guerra e sulla necessità di mettersi in marcia verso la pace, è stata caratterizzata dal rilancio in grande stile, sul piano planetario, non solo dell'ineluttabilità della guerra, con l'apertura del "fronte irakeno", ma anche della farneticante idea dello "scontro di civiltà". In Italia, alfieri di questa campagna, sono stati soprattutto gli esponenti della Lega Nord, che hanno rilasciato dichiarazioni di odio antiislamico di una violenza senza precedenti nella storia dell'Italia repubblicana. Abbiamo dovuto purtroppo registrare, proprio l'11 settembre 2002, posizioni altrettanto deliranti anche in alcuni autorevoli rappresentanti della Chiesa Cattolica, quali il card. Biffi ed il suo vicario, che è giunto ad invitare i fedeli a recitare il rosario contro la religione islamica. Per fortuna quelle posizioni non sono state riprese dagli organi di stampa della CEI che ha marcato così un dissenso netto rispetto ad esse. Ma le posizioni espresse dal card. Biffi e dal suo vicario, non sono isolate. Esse rappresentano un pensiero diffuso in ambito cristiano e che non riguarda solo la chiesa Cattolica ma tutto l'universo delle chiese cristiane. L'ostilità verso l'Islam fa purtroppo il paio con l'ostilità verso l'ebraismo. Si tratta di idee ed indicazioni pratiche, che hanno caratterizzato buona parte dei 2000 anni di cristianesimo, che non lasciano presagire nulla di buono e che sarebbe un grave errore sottovalutare.

Per non andare molto lontani, basti ricordare che una propaganda di odio verso una specifica religione simile a quella in corso contro l'Islam, si è già verificata prima e durante la seconda guerra mondiale a danno degli ebrei con le conseguenze orribili che tutti ricordano.

Ma nei forni crematori nazisti, è opportuno ricordarlo a quanti continuano a non voler fare tesoro della storia, oltre agli ebrei a milioni, sono finiti poi protestanti, cattolici, ortodossi.... Nessuna religione è stata risparmiata. La diffusione di odio verso una specifica religione non risparmia alla fine nessuno. Le dichiarazioni della Lega Nord contro "i vescovoni" o la stessa Caritas, stanno li a dimostrare come l'odio contro una religione provoca odio e violenze anche contro gli stessi appartenenti alla stessa religione che si vorrebbe "difendere".

Il documento del Concilio Vaticano II° Nostra Aetate, a cui fra l'altro si sono ispirati i promotori dell'appello al dialogo cristiano islamico, fece tesoro, quasi quarant'anni fa, della terribile esperienza del genocidio del popolo ebraico, dando una spinta decisiva verso il dialogo ecumenico ed interreligioso e contro ogni forma di razzismo. Dichiarazioni come quelle provenienti dalla curia di Bologna, mettono in luce come quel "piccolo" documento, la cui forza profetica è rimasta inalterata e dove si sente veramente "il vento di Dio", sia largamente disatteso. Chi si fa promotore, anche all'interno delle chiese cristiane, di atteggiamenti contrari all'islam o ad una qualsiasi altra religione, nega nei fatti quel documento conciliare, lo esclude dal proprio orizzonte culturale.

Di più, negare il dialogo fra le religioni, significa, per noi cristiani, negare anche il cuore delle "dieci parole" che Dio dettò a Mosè sul Sinai rappresentato dal comandamento del non uccidere. L'alternativa al dialogo è l'omicidio, quello fisico e quello verbale. Autorevoli rabbini quali rav Rashi commentano il 6° comandamento biblico del "non uccidere" tacendo, osservando il silenzio. Perchè? Scrive il rabbino Marc-Alain Ouaknin nel libro "Le dieci parole", (ed. Paoline): "C'è omicidio, o almeno il rischio di uccidere, quando non è stato possibile dire nulla, quando nessun discorso ha potuto avere luogo". L'uccidere corrisponde all'assenza di dialogo, al mettere in discussione, da parte dell'uomo stesso, la sua natura più intima. Scrive sempre Marc-Alain Ouaknin: "L'essenza dell'uomo è il linguaggio, nel senso che quando gli uomini si scambiano fra loro parole che hanno un significato, si vuole sottolineare che l'uno e l'altro partecipano a un mondo che è sempre intero, significante, sensato. Parlando con qualcuno io do, per lui e con lui, senso a tutto ciò che ci circonda e dunque al mondo nel quale viviamo".

Se vogliamo così continuare ad essere uomini nel senso pieno del termine, non dobbiamo far cadere alcuna possibilità di dialogo. Mai al dialogo deve sostituirsi l'odio ed il silenzio che uccide.

Così noi riteniamo che il dialogo fra cristiani e musulmani, come quello fra cristiani ed ebrei e fra ebrei e musulmani, non solo è possibile ma è l’unica strada che consentirà all’Italia e al Mondo di avere un avvenire di pace. Altrimenti semplicemente non ci sarà più "Storia".

È con questi sentimenti, che ci apprestiamo ad incontrare i fratelli musulmani il 29 novembre di questo 2002 e che ci spingono ad un rinnovato impegno per la pace ed il dialogo. C'è chi vuole fare di quel giorno la data di inizio della nuova guerra contro l'Irak. Anche per questo è necessario che tutti i cristiani ne facciano invece un giorno di pace e di dialogo.

Per firmare l’Appello e per adesioni o segnalazione di

iniziative, ci si può rivolgere a:

- redazione@ildialogo.org Tel: 333.7043384

- b.salvarani@carpi.nettuno.it tel.329.1213885

Per l'elenco completo dei firmatari dell'Appello, per tutti i materiali ad esso relativi e per le iniziative in corso si può visitare il sito:

http://www.ildialogo.org