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Quante sono le idee su Dio e quante le idee sull’essere umano



Data: 10 Maggio 2015
Autore: Nino Lisi
Fonte: Comunità cristiana di base di San Paolo – Roma



“Fermati o sole”. Per queste tre parole, interpretate come espressione di una verità assoluta, fissa e immutabile, la chiesa romana perseguitò Galilei, quando rivelò la scoperta che è la Terra a girare intorno al Sole e non viceversa. Solo alcuni secoli dopo, quando ormai l’affermazione di Galilei già da tantissimo tempo era divenuta incontrovertibile e nessuno più aveva osato smentirla, la chiesa fece pubblicamente ammenda del proprio errore.

Era stato che Galilei, con la sua scoperta, non aveva soltanto smentito un versetto della Bibbia sino ad allora preso alla lettera, ma aveva messo indirettamente in discussione l’idea stessa che la chiesa aveva di Dio. Ad ogni visione del mondo, infatti, ad ogni cosmologia, corrisponde un’idea su Dio, in quanto l’uomo se pensa a Dio non può non metterlo in relazione con la visione che ha del monto.

Nei primi capitoli della Genesi si ritrovano le antiche cosmologie del vicino Oriente e ad esse corrisponde l’idea di un Dio come creatore e signore del cielo e della terra; il quale ha costruito l’universo passo per passo, elemento per elemento, fermandosi ad ogni passo per contemplare l’opera delle sue mani e compiacersi vedendo che ciò che aveva fatto era buono e bello. Finita l’opera si ferma. La creazione è compiuta ed egli può riposarsi. La tiene in vita, ne è il motore, ma dall’esterno. Ne è fuori.

L’essere umano ne fa parte perché è stato creato, ma anch’esso in qualche modo ne è fuori, perché sta sopra la natura che può governare e sottomettere alle sue esigenze.

Dopo la scoperta di Galilei la scienza ne ha compiuto tante altre.
Astronomia e astrofisica hanno scoperto che l’universo non è uno, ma tanti: un numero sterminato. Non solo. Gli universi non sono fermi, ma in continua espansione. In virtù di un’ intima, connaturata forza vitale, chiamata energia, ogni universo si espande in un moto continuo.

La fisica quantistica, da parte sua, indagando sulla composizione dell’atomo ha scoperto l’esistenza di più di 100 tipi di particelle subatomiche, tra le quali i quark, al di là dei quali (per ora?) non si riesce ad andare. Hanno la particolarità che non possono essere isolati; esistono solo in gruppi di due o tre ed è impossibile separarli gli uni dagli altri. E’ stata persino scoperta una nuova particella che sembra rivelare il modo in cui i quark si mantengono uniti, ma niente da fare: dura appena un miliardesimo di un miliardesimo di secondo. I quark esistono dunque solo se sono in una relazione.

Si è scoperto così che gli universi e tutto ciò che è in essi, sono fatti di energia e di relazioni. Precisa Leonardo Boff: “Inoltre si è svelato il segreto della natura: cooperazione e interdipendenza sono la sua forza, il suo modo di essere e di procedere. Diarmuid O’ Murchu riferisce a questo proposito di una descrizione delle cellule come ”associazioni microbiche” e “confederazioni batteriche” forgiate attraverso miliardi di anni di sforzo cooperativo, a dimostrazione del fatto che nel mondo creato tutto fiorisce attraverso alleanze simbiotiche”.

Siamo dunque di fronte ad una nuova narrazione del creato, ad una nuova cosmologia; ad essa corrisponde una nuova idea su Dio. Un Dio che non è fuori e distinto dall’universo, ma lo anima da dentro, che è relazione ed è in relazione.

Si capisce così perché è amore e perché l’amore è presente nel mondo. Il concetto stesso di Trinità appare come una metafora di un Dio che è relazione, come i quark che esistono solo se stanno insieme. Non da soli.

Anche l’essere umano non è più concepibile sopra la natura. Come Dio non è fuori dal creato, così si è scoperto che l’essere umano fa parte della natura.

Nella mia vita ho incontrato – e in qualche modo ho vissuto – due idee di Dio.

Da giovane, un Dio stancante, esigente, che mi chiedeva di superarmi, di dimenticarmi; che mi diceva cosa dover fare e cosa non dover fare. Ne derivò un’esperienza per così dire atletica del cristianesimo.

Da vecchio, anche un po’ per merito di Francesco vescovo di Roma, ho incontrato un Dio misericordioso, che mi accetta come sono, con le mie debolezze e la mia stanchezza. Non è esigente e nel suo grembo posso rifugiarmi e godere di questa nuova, splendida narrazione dell’universo. Allora non posso non entusiasmarmi ed esclamare: che meraviglia!

Se però volgo lo sguardo su quel granello di uno dei tanti universi, che si chiama Terra, dove la materia è divenuta intelligente e riflessiva, capace cioè di riflettere su se stessa e sulle proprie riflessioni, dove la vita ha preso coscienza di sé, allora vedo anche altro. Vedo pure genocidi, stragi, sfruttamento dell’uomo sull’uomo, e quel cimitero liquido che si chiamava Mediterraneo, cioè mare tra le terre, mare che può unire le terre che bagna, e può separarle. La sua funzione oggi è soprattutto di separazione. Per questo è divenuto tomba di molti di coloro che tentano di attraversarlo per raggiungere altre terre.

Certo, non vedo solo questo, ma anche questo.
Non posso non esclamare: che orrore, quanti orrori!

Meraviglia ed orrore, dunque, mischiati insieme, contemporaneamente presenti nella vita.
Un mistero non ancora svelato.

Da giovane avrei implorato “libera nos a malo”. Da vecchio me ne astengo, perché ho imparato a non chiedere a Dio ciò che dobbiamo fare noi uomini. Gesù ci ha spiegato che tocca a noi a levare il male dal mondo e ci ha anche suggerito come fare.

Intanto, se è vero, come si dice, che vive negli ultimi e sta con chi soffre, oggi, giorno in cui scrivo, 19 aprile del 2015mo anno dalla sua nascita, sta giù in fondo al mare, insieme con i 700 africani che vi sono affogati alle prime ore di questo giorno.

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* Per queste riflessioni sono partite dalla mia assidua lettura di Adista e in particolare da “Un nuovo caso Galileo” di Leonardo Boff e “Una Nuova Narrazione” di Diarmuid O’Murchu.