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Redazionale del n° 2 (Febbbraio 2003)

Dedicato a Giacomo

Prete cattolico sposato, ai più suona come una contraddizione.

Così non è per Giacomo e per la sua coraggiosa esperienza di prete sposato.

Egli è mancato nel mese di dicembre, un po’ prima di Natale, e al suo funerale un amico ha letto una poesia che dà il giusto risalto alla sua figura.

Come redazione abbiamo deciso di pubblicarla come editoriale perché ci aiuti ad essere noi stessi, a continuare nella nostra strada anche quando il non fare le cose che fa la maggioranza ci diventa un fardello impegnativo da portare. Lui che ha reso visibile la problematica dei preti sposati, lui che assieme ad Ausilia si è battuto contro le sofferenze di queste persone partecipando al gruppo del Cenacolo e di Vocatio. Questi preti sposati che non hanno fatto mai male a nessuno, rei solo di aver per così dire "tradito" la "grande famiglia" che si chiama gerarchia, istituzione ecclesiale. Quella stessa istituzione presso cui anche Giacomo si è formato ed ha assunto anche autorevolezza divenendo guida di una parrocchia. Ma che poi la stessa gerarchia ha abbandonato ed ha fatto finta di non conoscere più una volta sposato. Quella stessa gerarchia ecclesiastica che va predicando l’amore evangelico dai pulpiti ma che poi mette nel dimenticatoio, quasi come fossero fantasmi, altri come Giacomo, che una volta erano giovani preti e che ora amano una donna. Pagando di persona con enormi sacrifici, anche economici. Perché a loro la Madre Chiesa non dà nulla, nessun riconoscimento, nessuna "buonauscita" e, giunti magari a un’età matura, debbono iniziare da zero trovando a fatica un umile lavoro per mantenere la famiglia. E debbono tacere!

Tutti noi della redazione di TDF ci ricordiamo bene di Giacomo che ci accoglieva il mercoledì sera a casa sua, dove mettevamo a fuoco i contenuti della rivista.

Un uomo sereno, che ha saputo fare scelte personali molto impegnative e per nulla "popolari"; che ha lasciato, in tutta umiltà, una traccia di libertà evangelica (dalle norme giuridiche).

Un esempio, un amico, un testimone da non dimenticare.

La stella di Natale

Una notte, in cui il cielo era un brillio,

che pareva quasi di udirne lo sfrigolio,

una stella azzurra fece una mossa,

come se un’energia l’avesse scossa,

e dal firmamento se ne volò via,

lasciandosi dietro una leggera scia.

Per discutere questo strano fatto

e come il cielo più non fosse intatto,

le stelle furono chiamate a concilio,

e tutte accorsero in un batter di ciglio.

Una stellina disse: "Chi se ne accorge

Se una di noi nell’infinito si sporge?

Lo spazio è tanto, che c’è di diverso,

se uno vuole esplorare l’universo?".

Ma la grande stella replicò: "Che ludibrio!

Del creato si è rotto l’equilibrio!

Della stella fuggiasca non si parli più

E chi oserà farlo, sia per sempre tabù!".

E così, la transfuga cadde nell’oblio

Dimenticata dagli astri ma non da Dio.

Passarono mille anni o suppergiù

E della vagabonda chi sentì più!

Ma, un inverno, quando il sol s’accascia

Una stella d’oro sforò una galassia,

e, come Ulisse ai suoi nella terra amata,

disse alle compagne: "Eccomi! Son tornata!".

"Non è possibile - dissero tutte in coro -

eri una stracciona e or vesti gemme e oro;

ti credevamo ormai morta di stenti

nel gelo spaziale fra stridore di denti…".

"Voi, stelle fisse, - rispose la vagabonda -

del cosmo non conoscete l’altra sponda,

l’oro le gemme e le perle ch’io porto

le ho raccolte nel cammino, e son conforto:

la solitudine, la pazienza ed il coraggio,

queste sono le perle dell’ESSERE SAGGIO.

Voi siete tante, forti e in compagnia,

ma di voi non ho alcuna nostalgia.

Rimanete pure fisse nel vostro firmamento,

io del mio viaggiare, non ho pentimento.

è vero, non tutti vedono il mio splendore,

ma solo i semplici e chi ha puro il cuore.

Illuminerò soltanto chi nel CUORE nasce,

per questo ora andrò da un bimbo in fasce".

La stella di Natale sulla capanna mia,

sarà la tua anima, o Giacomo…

 

è così sia!

La redazione

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