Un altro mondo é possibile

Interviste




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Porto Alegre, 1 febbraio 2002 h. 8,55

Lucio Manisco

"Ciò che vedremo a Porto Alegre è qualcosa di unico, un fiume in piena"

Lucio Manisco, eurodeputato di Rifondazione Comunista. Per chi non lo conosce è quel signore che nel TG3 diretto da Alessandro Curzi – il mitico TeleKabul - faceva il corrispondente da New York e menava fendenti mica da ridere all’amministrazione statunitense.

E’ da molto che e´ arrivato a Porto Alegre?

Sono qui dalle due di oggi (n.d.r.: 31/1/2002). Devo partecipare al forum dei parlamentari di tutto il mondo insieme ai colleghi della sinistra europea, ma non siamo in molti, credo una quarantina,non di più.

Ma è davvero così importante quello che succederà in questi 5 giorni?

Penso proprio di sì, anzi ne sono convinto. Certo, il movimento ha un carattere magmatico eppure porta in sè potenzialità eruttive di non poco conto. E’vero che non ha un indirizzo ben preciso,ma dal momento della protesta sta passando con sempre maggiore incisività alla fase della proposta .

L’11 settembre ha tolto smalto ai "no-global"?

Tutt’altro, anche se molti hanno sostenuto che dopo l’attacco alle Twin Towers al popolo di Seattle non rimaneva che tornare a casa. Invece proprio l’11 settembre ha ridato voce al movimento. Come si fa a tacere con un Bush che militarizza tutto il mondo e la cui politica ci sta portando a uno stato di conflittualità permanente ? Mi sembra di leggere le pagine di 1984, il libro di Orwell. Con il discorso sullo stato dell’Unione dell’altro giorno, cosi’ carico di odio, il giovane Bush assomiglia sempre di più al Grande Fratello.

La presenza della sinistra italiana è molto più forte rispetto all’anno scorso.

Sì, direi che Rifondazione Comunista è scesa in forze. Da questo punto di vista Bertinotti ha avuto la vista lunga perchè è stato tra i primi a rendersi conto delle potenzialità di questo movimento.

Quali sono i progetti da portare avanti quando il Forum chiuderà i battenti?

C’è la necessità di tradurre concretamente l’idea dei Forum regionali che in Europa, Asia,Africa e nelle Due Americhe dovrebbero affrontare singole questione specifiche che qui rischiano di perdersi nel marasma dei mille seminari. Questo è un passaggio obbligato. C’è tutta la questione del debito estero e quella, a mio parere la più importante, del contenimento culturale dell’egemonia americana, un’esigenza che non appartiene più a un’elite e che sta diventando ormai sentimento diffuso.

Come si fa a fare una sintesi di un movimento dalle mille anime?

Non è semplice, ma ciò che vedremo a Porto Alegre è qualcosa di unico. E’un fiume in piena, che cresce, cresce a dismisura e soprattutto non può essere ignorato

Fausto Caffarelli.




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Porto Alegre, 1 febbraio 2002, h.9,50

Andressa Vidal

Compie due anni la Rete Social Mundial

Un’informazione utile per forze, movimenti e associazioni che condividono i principi del FSM

Andressa Vidal, 25 anni, è l’addetta stampa della Rete Social Mundial (Rsm) e fa parte del comitato gaucho, che insieme ad altri gruppi si occupa dell’organizzazione del Fsm.

Che cosa è la Rsm?

E’ un progetto che ha mosso i primi passi l’anno scorso, alla fine del primo incontro mondiale di Porto Alegre, ed è nato con l’idea di tenere unite tutte le forze, i movimenti, le associazioni che condividono i principi del Forum.

E in che modo pensate di tenere legati tra loro questi nodi?

Per gli obiettivi che ci siamo posti Internet è l’ideale. Abbiamo aperto un portale, l’indirizzo è www.retesocialmondial.org, sul quale tutti potranno inserire e attingere documenti, notizie,informazioni di ogni genere.

Chi sta dietro la Rete Sociale?

Siamo in tanti, non so darti un numero preciso. Diciamo una buona fetta del comitato gaucho.

C’è già qualcosa nel sito?

Le pagine sono in preparazione, ma ci si può registrare già da adesso. La nostra intenzione è di diffondere il progetto in questi giorni in modo tale che dal 6 febbraio in poi il Forum possa diventare qualcosa che vada al di là del mero evento.

Fausto Caffarelli.

(ha collaborato Silvia Parodi)




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Porto Alegre, 2 febbraio 2002, h.13,30

Giorgio Cremaschi

I sindacati occidentali a Porto Alegre? Chi li ha visti?

"La classe operaia occidentale è al bivio. Le organizzazioni del Nord Europa non colgono l’importanza degli argomenti che qui dibattiamo" - Intervista a Giorgio Cremaschi, segretario della Federazione italiana operai metalmeccanici

Che aria tira per il mondo del lavoro a Porto Alegre?

Direi che sono evidenti due linee. Da una parte abbiamo un movimento contro questa globalizzazione e per i diritti sociali e ambientali rispetto al quale il mondo del lavoro deve confrontarsi perchè sono questioni che lo investono direttamente, mentre dall’altra il lavoro organizzato, il sindacato, sta vivendo una scissione i cui contorni sono sempre più chiari. Per essere espliciti, i sindacati dei paesi più poveri, per esempio i sudamericani, sono pienamente dentro il movimento perchè i lavoratori che rappresentano sono, più di altri, tra le principali vittime di questo tipo di globalizzazione. Quelli occidentali, invece, nicchiano e non hanno ancora colto l’importanza delle questioni che qui vengono dibattute.

Ma la Confederazione Europea dei Sindacati è presente a livello ufficiale a Porto Alegre

Sì,ma di fatto si viaggia su binari paralleli rispetto al sindacalismo dei paesi poveri. Tanto per capirci, le organizzazioni del Nord Europa sono pressochè assenti, non ci sono nè la Cisl nè la Uil.

Questo doppio linguaggio che cosa determina?

Io credo che la classe operaia occidentale sia a un bivio. O si lascia trascinare nell’alleanza con le multinazionali e accetta di annacquare le sue istanze con ricadute che già sono evidenti, in primis la precarizzazione del lavoro, oppure decide d’intraprendere un percorso di lotta con i lavoratori dei paesi più poveri e allora ha qualche speranza di non essere travolta.

Che fine ha fatto il sindacato statunitense? A Porto Alegre brilla per la sua assenza

Direi che subisce i contraccolpi della guerra in Afghanistan e le sue difficoltà sono rappresentate simbolicamente dal fatto che mentre ieri (n.d.r.: 1/2/2002) Linda Chavez, uno dei suoi massimi rappresentanti, ha tenuto un discorso molto duro contro l’imperialismo americano, contemporaneamente il presidente dell’Afl-Cio si trovava al Forum economico di New York, anche se su posizioni critiche.

Fausto Caffarelli.




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Porto Alegre, 3 febbraio h.19,14

Vera Araujo

I Focolarini inventano l’Economia di comunione

"Con questo sistema l’impresa s’impegna a pagare imposte e non tangenti" garantisce una sociologa brasiliana legata al movimento. Per capirne di più l’abbiamo intervistata

Se si vuole costruire un mondo diverso, se un mondo diverso è possibile, bisogna fare i conti con l’economia .Vera Araujo, sociologa brasiliana, legata al Movimento dei Focolarini e che da trent’anni vive in Italia ha qualche idea in proposito. L’abbiamo sentito ai margini di un seminario sull’economia di comunione di cui è stata brillante animatrice.

Come nasce l’idea dell’economia di comunione (n.d.r: d’ora in poi "EC")

Dieci anni fa, Chiara Lubich, fondatrice dei Focolarini venne in Brasile e si accorse che era necessario dare delle risposte forti ai drammatici problemi del paese. La condivisione dei beni, che ha sempre contraddistinto le nostre comunità, per quanto producesse dei risultati, non incideva sulla natura dei problemi e tagliava fuori le questioni della giustizia sociale ed economica. Era necessario un salto di qualità e Chiara pensò che una risposta poteva venire da un’impostazione diversa nel modo di fare impresa.

Spiegati meglio

E’ molto semplice. Il principio fondamentale dell’EC è che il profitto prodotto dall’impresa non vi deve rimanere dentro, ma va messo in comune, è qualcosa che deve servire al miglioramento generale della collettività. Ma non solo. L’impresa s’impegna a pagare imposte e non tangenti, a mantenere rapporti corretti con istituzioni e sindacati e a offrire prodotti di qualità. Oggi ci sono nel mondo 750 imprese che operano secondo questi principi, ottanta delle quali in Brasile.

E in Italia?

Ci sono alcune esperienze che toccano i settori più disparati: agricoltura, informatica, industria. La più importante è in Liguria dove tre giovani che avevano un piccolo negozio di elettrodomestici hanno deciso un giorno di far proprie le regole dell’EC. Si sentivano stretti da un’idea di guadagno fine a se stessa: hanno creato una cooperativa ed è partito un meccanismo moltiplicatore che ha trasformato un negozio in un consorzio di 26 cooperative, che la regione Liguria ha definito un "incubatore imprenditoriale" perchè crea continuamente spazi produttivi.

Qual è il nome del consorzio?

E’il consorzio Roberto Tassano e i ragazzi che hanno realizzato questo miracolo abitano a Sestri Levante. L’aspetto importante è che nelle cooperative hanno trovato posto persone con problemi di vario tipo, come ex drogati o ex alcolisti, che hanno avuto così la possibilità di reinserisi nel tessuto sociale. Un’impresa normale non li avrebbe mai presi, un’imprenditore dei nostri invece lo fa.

Allora un industriale che opera secondo i principi dell’EC non licenzia?

Beh, se le cose vanno male non può fare altrimenti, ma lo scopo delle nostre imprese è quello di creare lavoro, non di distruggerlo. Al centro dell’impresa sta la persona umana, non il capitale.

Quali rapporti avete con il mondo dell’economia solidale?

Sono molti proficui e ci teniamo ad allacciare rapporti con la galassia del no-profit. Ma c’è una differenza, che credo ormai sia chiara. Noi il profitto lo cerchiamo, siamo for-profit, ma poi il profitto lo condividiamo con chi ha bisogno. Siamo convinti che si può stare nel mercato senza diventare dei lupi voraci.

Il prof. Zamagni, uno dei più autorevoli economisti italiani, collaboratore di Prodi e uno degli estensori del programma dell’Ulivo, crede molto nel vostro progetto.

In effetti è un nostro convinto sostenitore, perché ritiene che l’idea di non separare il momento della produzione della ricchezza da quello della distribuzione ricuce il rapporto tra etica e economia. Se non instauriamo una relazione virtuosa tra i due termini, continueremo a venire a Porto Alegre per chissà quanti anni.

Fausto Caffarelli.




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Porto Alegre, 4 febbraio. h.15,15

Celio Golin

Al FSM spazio anche per le tematiche omosessuali

"C’è attenzione e rispetto da parte dell’ala progressista della Chiesa o di singoli esponenti, come Frei Betto. Con loro il dialogo è in piedi e produce i suoi frutti" dice il presidente di "Nuances"

La logica dell’esclusione che è il segno distinitivo delle politiche neo-liberali qui sottoposte a feroci processi, riguarda anche la sfera sessuale-affettiva. Ci sono gli esclusi, ma tra questi gay e lesbiche fanno parte di una categoria ancora ai più margini. Celio Golin è presidente di "Nuances" un’organizzazione di Porto Alegre che da molti anni è impegnata nella lotta per i diritti dei gay.

Quale riscontro hanno le vostre richieste?

La situazione è ancora molto difficile. A livello di legislazione c’è attenzione per i nostri problemi, ma la società è conservatrice e ci rifiuta. Qui a sud la situazione è migliore perchè esiste una sensibilità sociale diffusa, ma in altre zone del paese siamo considerati degli appestati. La cultura machista e patriarcale impedisce a chi non rientra nella sua logica di poter esprimere la sua vera personalità

In che modo opera Nuances?

Informazione, educazione e denuncia sono i tre pilastri attorno a cui ruota il nostro lavoro. Dal 1995 siamo impegnati con forza in una campagna di prevenzione dell’Aids, attraverso la distribuzione di preservativi e la produzione di materiale informativo. Il lavoro di denuncia ci ha portato a una grossa vittoria nel 2000,quando abbiamo ottenuto il diritto alla pensione di reversibilità in caso di morte del convivente. E’ una conquista sociale di enorme importanza, che nessun paese dell’America Latina vanta.

La chiesa cattolica credo non vi ami molto

E’ uno dei soggetti istituzionali che in questi anni ha impedito il cammino di liberazione del movimento. C’è attenzione e rispetto invece da parte dell’ala progressista come le comunità di base o di singoli esponenti, penso a Frei Betto, con i quali il dialogo è in piedi e produce i suoi frutti

Avete un sito Internet?

Sì.L’indirizzo è http://www.nuances.com.br/

Fausto Caffarelli.




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