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Scrivo a te

Scrivo a te, che tenendo fra le braccia la giovane moglie morta nella vicenda tragica del Kossovo, hai gridato al cielo: "Non credo più in niente". A te della Cecenia, a te dei Balcani. A te, mamma irachena, alla quale un embargo insensato ha ucciso l'unico figlio insieme ad un milione di altri bambini. E in quel momento hai sentito morire anche Dio. A te, palestinese, a te nigeriano.

Scrivo a te, cristiane di Sarajevo, che hai sposato un musulmano e, per amore, hai abbracciato la sua religione. Quel giorno, mentre stavi in casa con lui, è entrato un proiettile, è rimbalzato sullo specchio, lo ha colpito in pieno petto. Ha avuto il tempo di mormorare: "È finita". Non un saluto, non un addio. Neanche sulla sua bara hai potuto piangere perchè la legge islamica proibisce alle donne di seguire il corteo funebre del marito. Sono considerate troppo fragili e sensibili e il rito si deve svolgere nel segno della piena accettazione della volontà di Allah. Sola, disperata, stai cercando dentro di te quel Dio/Dea o Allah che sia, è lo stesso, che non riesci più a trovare.

A te, madre bosniaca, che sei apparsa un attimo in video per supplicare senza più lacrime: "Ridatemi i miei bambini". Uno te l’hanno ucciso mentre lo tenevi fra le braccia e due sono dispersi. Il tuo volto dice tutto il dolore che è umanamente possibile sopportare. E a te, contadino di Timor Est, che porti sul corpo le ferite e le mutilazioni provocate da un conflitto del quale non hai nemmeno ben compreso il senso.

Scrivo a tutti voi che mi domandate: "Ma dov’è il tuo Dio?". "A cosa mi serve il tuo Dio?". A te, che tra il nostalgico e lo scettico mi chiedi: "Dove hai visto il tuo Dio e dove hai sentito il rumore dei suoi passi?". A te, che al limite della pazzia mi hai detto: "Dammi un pò della tua speranza". Sento nel silenzio le vostre voci.

Non vi risponderò che è in cielo o in una chiesa perchè questa parola sarebbe vuota. E non vi dirò neppure che è nell’erba che cresce, nell'acqua che scorre, nella vita che non muore perchè la vostra fede, qualunque sia, si è avvizzita. E neppure nella terra che amate perchè voi vivete attaccati alla terra e continuate a sentirlo morto. A voi tutti mando questa lettera.

Forse è la presunzione di gettare un pò della luce cheho ricevuto gratis sul cammino difficile delle vostre vite, tenendo conto che chi non crede o non crede più ha anche il diritto al rispetto per la sua strada nella solitudine e al dovere in coscienza di difendere le ragioni di questa sua solitudine. Ma nello stesso tempo sento l'esigenza di tentare un dialogo, una comunione di pensiero anche se è solo il desiderio sofferto di donare un pò di calore che forse sarà vano. Se sbaglio ditemelo.

Vorrei dirvi, vorrei dirti che Dio è proprio lì, nella tua vita vuota. E' in questo vuoto che c’è nel tuo cuore. E' in tutto ciò che vorresti mettere in esso per riempirlo. Dio è dove termina quel poco di felicità fittizia. È l’opposto della nausea, della delusione, dell'amarezza, della vergogna e del dolore. È il sole che avresti desiderato veder brillare quando la nebbia ti ha offuscato gli occhi. E' nella sete di speranza che la tua bocca secca e impastata non ha ancora potuto trovare. È alla porta di ogni delusione; è costituito da quelle mani invisibili in cui non riesci più a credere, ma che vorresti stringere piene di fedeltà, calde di comprensione. E' in quel poco di felicità che sognavi fresca e matura come un grappolo d'uva e che ora ti si sgrana bacato tra le mani piene di rancore.

Questo mio Dio è in quella sensazione profonda che provi davanti a tante persone oneste che lottano per un tipo di vita migliore, per una giustizia uguale per tutti, per una pace duratura.

Dio sa cosa significano il freddo e la paura e la fame. È lui quello che sta sotto il ponte coperto con pezzi di giornale aspettando che venga giorno per sedersi al sole e smettere di battere i denti.

Dio è nella speranza cosciente o no dell'eternità che ti prende ogni volta che baci per l’ultima volta la fronte gelata della creatura che non avresti mai potuto immaginarti morta. È in ciò che sente ogni molecola del tuo essere quando, mentre il mondo ti crolla addosso, incontri una mano amica. Dio è dietro ogni dolore, martirio, agonia, atrocità, guerra, ingiustizia, miseria; in questo desiderio segreto, acuto e misterioso che la resurrezione sia vera. È nella forza sconosciuta che ti mantiene in vita, che ti impedisce di impazzire, che ti evita il suicidio dopo le prove più drammatiche. dopo certe amarezze più crudeli e più tragiche della morte.

Dio è sempre nel mare agitato della nostra esistenza mai realizzata completamente, mai pienamente soddisfatta, mai immacolata come un sicuro salvagente. È in ciò che tu chiami "destino" e io chiamo "provvidenza" e che ogni mattina si alza prima di noi. È in te che io vedo il mio Dio.

Egli è nel cuore di ogni vera speranza e la speranza a volte può nascondersi come le stelle, ma non può mai spegnersi perchè è il riflesso della luce di Dio. O almeno, cosi io credo.

Giovanna Maria Molinatto

 

 

 

 


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