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IL MOSAICO DELLA FEDE

Le cose stanno cambiando, sotto il cielo d'Italia. Esauritosi il regime della cristianità, fallito per molte ragioni il progetto di una secolarizzazione totale che relegava ai margini della vita sociale il fenomeno religioso, silenziosamente ma chiaramente anche nel nostro paese si è venuta affermando una situazione di multireligiosità di fatto: e non si tratta solo - si badi - dell'islam arrembante e numericamente sempre più consistente giunto "nelle valige degli immigrati", ma di molto altro, e molto di più. Una situazione nuova e ancora inesplorata, ricca di stimoli ancorché assai problematica, soprattutto in un contesto, quello italiano, in cui scontiamo una terribile condizione di ignoranza generalizzata nei confronti del dato religioso. A queste tematiche di bruciante attualità è stato dedicato l'incontro svoltosi il 7 maggio scorso a Salvarano (RE), presso l'Eremo di San Michele, organizzato da due riviste votate da tempo alle questioni aperte sul cammino del dialogo ecumenico e interreligioso, "QOL" e "Confronti", col titolo "Il mosaico della fede. Se gli italiani cambiano Dio" (1). Non si trattava della prima volta di una simile collaborazione, ma di un percorso ormai consolidato che nel corso degli anni ha di volta in volta approfondito le radici dei fondamentalismi e delle violenze di marca religiosa, per approdare, più recentemente, alla ricerca del valore positivo del rapporto interreligioso, con un convegno su "Un Dio plurale? Dalla religione degli italiani all'Italia delle religioni", emblematicamente promosso nel novembre '98 da due amministrazioni locali assai attente su questo versante, i comuni di Nonantola (MO) e Novellara (RE).

Un "caso serio" questo inatteso "mosaico della fede", si è ripetuto più volte nell'occasione, di fronte al quale - come ha ammonito il valdese direttore di Confronti Paolo Naso - risulta necessario rivedere radicalmente il nostro linguaggio (ad esempio, abbandonando la tradizionale definizione di "minoranze" per indicare le diverse comunità di fede che fanno parte della società italiana), investire nella scuola in vista di uno studio pluriconfessionale delle religioni e lottare per un'informazione religiosa che non coincida puramente, così com'è oggi, con l'informazione sui vertici della chiesa cattolica "tout court". Un argomento certo delicato, perché coinvolge in prima battuta - l'ha sottolineato l'ebreo David Bidussa, direttore della Fondazione Feltrinelli di Milano - la "politica interna" delle varie comunità: riferendosi al cosiddetto mondo ebraico italiano, per cominciare in casa propria, egli ne ha evidenziato l'estrema complessità, le spaccature interne, la difficoltà che esso propone a quanti vi si avvicinino contando di leggerlo ricorrendo alle categorie più tradizionali. E che attualmente vede moltiplicarsi gli attori sulla scena del "mosaico": dal variegato microcosmo del "New Age", problematicamente evocato da chi scrive in un'introduzione ai lavori di taglio socioteologico, alle fedi provenienti dall'Oriente, sempre più diffuse (toccante la testimonianza, in questa direzione, della monaca Najara Freire, della comunità zen di San Rin di Fossano), fino alla stessa compagine musulmana, presentata nel frangente da uno dei suoi più autorevoli odierni rappresentanti, il presidente del Fondaco dei Mori Ali Schutz, che a sua volta ne ha rimarcato il carattere di realtà pluralista, multietnica e tutt'altro che monolitica.

Ne è sortita una discussione autentica e appassionata, durante la quale è riecheggiata più volte l'urgenza di una riflessione sul tema dell'identità (un'identità religiosa forte, ad esempio, ci si è chiesti, favorisce oppure complica il cammino del dialogo?), ma anche su quale teologia adottare in funzione di un incontro vero: mentre Naso ha posto l'accento sul "dialogo della verità", che chiarisca in primis l'accettazione di una visione inclusiva della salvezza, il sottoscritto ha teso a privilegiare (anche sulla scorta dell'esperienza in atto degli "Incontri cristiano-musulmani" di Modena, delle ACLI) il "dialogo della carità", vale a dire l'importanza dell'accoglienza umana e della conoscenza reciproca, pena il ricorso eccessivamente affrettato a categorie teologiche nella presente fase ancora inservibili. Certo, il clima complessivo ha risentito, da un lato, delle speranze attivate da alcuni gesti simbolici di straordinaria rilevanza (con chiaro riferimento al viaggio papale in Israele e Palestina e alle relative aperture verso l'ebraismo e l'islam), e dall'altro dei palesi malumori ingenerati, soprattutto nel mondo evangelico, da un uso trionfalistico e di fatto antiecumenico del Giubileo cattolico, col rischio di provocare una sorta di "retorica del dialogo" incapace di cambiare le cose in profondo. Poche illusioni, dunque, di aver attivato delle scorciatoie miracolose, ma soprattutto un appello ad una vicendevole "parresìa", la franchezza delle prime comunità di credenti senza la quale appare sostanzialmente impossibile scegliere la strategia del dialogo ecumenico e interreligioso. E infine, la consapevolezza dell'importanza di moltiplicare appuntamenti come quello di Salvarano, con l'obiettivo di incidere progressivamente nel vissuto delle chiese e delle comunità locali: affinché il "mosaico della fede" si trasformi sempre di più in una vera e propria, e inimitabile, opera d'arte.

Brunetto Salvarani

NOTE

1)L'ispirazione del convegno veniva da due recentissime pubblicazioni dedicate al tema del pluralismo religioso italiano: P.NASO, Il mosaico della fede. Le religioni degli italiani, Baldini e Castoldi, Milano 2000 e B.SALVARANI, Per amore di Babilonia. Religioni in dialogo alla fine della cristianità, Diabasis, Reggio Emilia 2000.


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