Giovanni Fanzoni QUALE "NUOVO MILLENNIO" E QUALE GIUBILEO? Ottobre 97
Non c’è ormai iniziativa economica, sociale, culturale od ecclesiastica che non porti, al limite della noia, il marchio "nuovo millennio" e, per i cattolici, l’impronta dell’annunziato evento giubilare.
Da tempo ci siamo educati alla consapevolezza che ciò che è inutilmente fatto, non solo è inutile ma è anche dannoso. È parso così, almeno ad alcuni di noi, nell’area delle Comunità di base, che fosse opportuno occuparsi di questi eventi annunciati, per tentare di mascherare possibili mistificazioni ed evidenziare invece eventuali potenzialità.
Per i cristiani non mi sembra possa esserci dubbio: il riferimento fondamentale si può trovare solo nelle norme per l’anno giubilare, dettate per Israele nel libro del Levitico (Lv 25). È vero che dal 1300 in poi i contenuti spirituali e temporali dei giubilei sono stati, di volta in volta, definiti da documenti papali ma è anche vero che, per un insieme di circostanze, ci troviamo in una situazione inedita. La chiesa cattolica romana ha ormai dovuto rinunciare ad autoproclamarsi religione universale a livello planetario e preferisce cavalcare, senza citare il concetto gramsciano di egemonia, un ecumenismo a 360 gradi, liberale nelle parole ma sostanzialmente romanocentrico.
Per espressa volontà di papa Giovanni Paolo II, questo giubileo di fine millennio deve essere segnato da onesta autocritica sul passato delle chiese e delle religioni e da sincera volontà di apertura ecumenica.
Sia nell’incontro organizzato da Confronti ("Il muro e il ponte") per l’esplicita affermazione di mons. Giuseppe Chiaretti, presidente del segretariato Cei per l’ecumenismo, sia in un dibattito sul Giubileo tenuto alla festa di Liberazione nel luglio scorso, per bocca di mons. Dante Bernini, vescovo di Albano, abbiamo appreso con gioia, e vogliamo crederci, che, anche tra i vescovi italiani, si sta facendo largo l’ipotesi che il giubileo possa e debba essere seriamente vissuto sulla propria terra, senza pellegrinaggi che concentrano le masse di credenti a Roma o in Palestina.
Acquisendo questa preziosa notizia, è chiaro che dovremo lavorare per dare un contributo all’attualizzazione dei tre grandi temi che ci vengono proposti dalla Bibbia: il riposo della terra, l’affrancamento degli schiavi, il condono dei debiti.
Non bisogna credere che questo compito sia facile perché appena si esce dai linguaggi metaforici, ampiamente orientativi, ci si trova in difficoltà e contraddizioni.
Il riposo della terra, oggi, al momento in cui la stessa Unione Europea, impone quote limitative di produzione al fine di salvaguardare il mercato, premia l’abbattimento del bestiame e la non coltivazione della terra, non può certo identificarsi alla lettera col comandamento biblico. Lo stesso concetto di terra, d’altronde. Non può più essere limitato al suolo coltivabile ma deve essere esteso al complesso vitale che chiamiamo biosfera.
Anche sulla liberazione degli schiavi ci sarà molto da lavorare, per non cadere nell’ovvio. L’esperienza ha insegnato all’umanità che lo sradicamento di persone e gruppi dalla loro terra e dal loro contesto culturale, crea condizioni psicologiche e sociali di dipendenza così resistenti da interiorizzare la schiavitù e farne, per alcuni, perfino una scelta. Quasi sono dunque le nuove forme di schiavitù reale e quale infezione producono nel mondo delle relazioni umane e nella vita degli individui e delle comunità?
Anche per il condono del debito internazionale che dal 1992, quinto centenario dell’invasione delle Americhe, è diventato un refrain degli ambienti ecclesiastici, fino a diventare una proposta dello stesso papa Wojtyla (Assemblea FAO 1997) dovremo riflettere con maggiore ponderazione.
Anzitutto è bene ricordare che i vertici della Banca mondiale, hanno già risposto picche. Certamente qualche cosa si farà ma non oltre l’alleggerimento dei tassi. Questo si tradurrà nella prosecuzione del regime di ricatto economico e politico sui paesi indebitati.
Si aggiunga che anche dal punto di vista morale un condono si configura sempre come un atto unilaterale benefico e quindi creatore di dipendenza.
Bisogna approfondire dunque l’altro aspetto, quello del credito dei paesi considerati poveri. Ne ho parlato brevemente nella lettere Farete riposare la terra (cap. 5) parlando del debito, questa volta del Nord verso il Sud, socio-economico, politico-militare, ecologico e infine culturale e religioso.
A distanza di un anno, colgo l’insufficienza di quanto scritto in quelle pagine. Si oppone infatti un credito morale ad un debito bancario. Si deve trasformare il credito morale in credito reale.
Alcuni gruppi ed alcuni economisti lavorano, ad esempio, sul concetto di minimo vitale garantito.
Mi sembrerebbe più realizzabile una battaglia per il rispetto della "clausola sociale" che vieta di trattare con Aziende e Società che non rispettano i diritti dei lavoratori, sfruttano il lavoro minorile o il lavoro nero e umiliano le donne. Molte multinazionali potentissime sarebbero toccate e molte cose potrebbero cambiare nel rapporto debito/credito.
Una simile considerazione va approfondita per quanto riguarda i risarcimenti dopo catastrofi ecologiche. Penso a quella di Seveso, a quella di Cernobyl o a quella provocata dalla Union Carbile a Bhopal. È inaccettabile che il risarcimento del danno non sia misurato sul valore della vita umana ma sulla potenzialità produttiva della persona lesa o defunta.
A questo punto debbo fermarmi perché il tema dovrà essere approfondito, in modo prioritario, nel convegno di dicembre delle Cdb. Mi sembra che una grande battaglia politico-culturale potrebbe impegnare forze laiche e religiose per togliere dal pianeta lo sconcio di una iniqua ripartizione delle risorse e di conseguenza di un processo a forbice che vede i ricchi diventare sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri. Uscire dalla genericità degli enunciati delle varie Carte dei diritti a più riprese enucleate dalle Nazioni Unite e definire realmente e giuridicamente, in modo che possa essere rivendicato di fronte a Tribunali internazionali, il valore della vita, renderebbe sicuramente importante la scadenza rituale della fine millennio.