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Andreina Cafasso MISERICORDIA, IO VOGLIO, NON SACRIFICI (II) ottobre 1996

Nel precedente numero di TdF, ho tentato di riferire ai lettori il pensiero che Eugen Drewermann ha esposto nel suo libro "Funzionari di Dio" ed ha ripreso nella sua conferenza torinese già citata. Ho anche cercato di operare alcuni approfondimenti, poiché le idee del teologo tedesco. al di là delle polemiche, mi sono sembrate vive e liberanti.

Proseguendo quindi l’argomento, mi soffermerò brevemente su uno psicologo e psicanalista caro a Drewermann e a molti lettori, Eric Fromm, per passare poi ad esporre l’analisi non convenzionale che Drewermann compie sui tre voti che il futuro sacerdote e religioso/a deve pronunciare per ricevere l’ordine.

Da Eric Fromm - "Psicanalisi e religione", Ed di Comunità, 1961, pp. 28-29r: "Non c’è uomo che non abbia bisogni religiosi, ma in pratica tali bisogni si manifestano nei modi più disparati... Dalle varie forme di religione possono nascere distruzioni (come nelle Crociate e oggi nell’ex Jugoslavia, N.d.R.) o amore (come Madre Teresa di Calcutta), tirannia o fratellanza; la forza della ragione può venire accresciuta o paralizzata... Importa dunque domandarsi non già se un uomo è religioso o no, ma quale è la sua religione: è una religione che favorisce la realizzazione dell’uomo o la paralizza?".

Ogni religione (o ideologia) si trova di fronte al problema: essere autoritaria o diventare umana? Servire al rafforzamento della personalità o all’affermazione del super-io? Fondarsi sull’angoscia o sulla libertà?

Gesù è una personalità integrata: la sua umanità rende umane le leggi morali. Vediamo il suo comportamento nei confronti del Sabato: Gesù infrange la legge per non infrangere il cuore umano. Le cure degli ammalati nel giorno di Sabato erano proibite dalla legge mosaica, Gesù invece guarisce deliberatamente nel giorno proibito.

Povertà, castità, obbedienza

Esaminando questi tre voti, l’inosservanza dei quali fa decadere dal pieno esercizio della facoltà sacerdotale, Drewermann ne riscopre l’intima essenza.

Maliziosamente, osserverei che le mancanze ai voti della povertà e dell’obbedienza sono difficilmente quantificabili, e così pure quelle al voto di castità, a meno che non prendano la più schietta via del matrimonio: solo in questo caso si può parlare di "preti spretati", la mancanza del voto essendo facilmente verificabile.

Povertà

Ma, tornando a Drewermann, quale è la povertà richiesta dal Vangelo? Quella vissuta da Gesù. Il povero, proclamato beato, è l’uomo che, anziché mascherare le sue debolezze, le sue sofferenze, le sue lacrime vestendo i panni menzogneri del bello, forte, ricco, sano, intelligente, sa essere se stesso con tutto il suo fardello di incompletezza. Il povero, il perseguitato, l’insultato è uomo, unico, irripetibile, degno della chiamata di Cristo a possedere il Regno dei cieli, nel quale precederà l’uomo di successo, il ricco, il colto. Che senso di liberazione e di autostima ne deriva!

La chiesa cattolica prescrive ai sacerdoti la povertà, ma anche la conoscenza della dogmatica, dell’apologetica, la capacità di sciogliere dubbi, di ammettere o no alla comunione con Cristo, attraverso la concessione o il rifiuto dell’assoluzione. È povertà questa? Chi si occupa della cura delle anime, non chi sa tutto, apprende dalla povertà degli altri ad essere povero. Come si può conoscere - e quindi giudicare - la vita di una persona più della persona stessa? Essere vicini agli esseri umani, andare in cerca della centesima pecora: questo è essere poveri come Cristo.

Anche dal punto di vista della chiesa attuale, Gesù è un rivoluzionario: si reca in piscine pubbliche, usa normali mezzi di locomozione. Al suo vicario l’uso di mezzi di trasporto speciali (magari dipinti di bianco e giallo) vieta un normale contatto con gli esseri umani... Il Papa, poi non si può permettere di riconoscersi vecchio e malato come tutti...

Obbedienza

Per quanto riguarda l’obbedienza nella vita di Cristo, si può ancora una volta affermare che Gesù obbediva all’uomo sofferente, non alle prescrizioni, nei confronti delle quali poteva apparire disobbediente e ribelle. Cristo era pastore-terapeuta, era venuto per i malati, per i sofferenti, per i perduti della casa di Israele e la sua profezia lo poneva contro l’istituzione, che opprime la gente con pesanti fardelli che essa "non muove neppure con un dito" (Mt 23, 4).

Un’opera famosa di Jean Auchauil, "L’alouette" presenta la vicenda di Giovanna d’Arco (1485): un processo organizzato dall’istituzione contro Giovanna, donna libera che nelle visioni aveva sentito la voce di Dio. Ad esse non vuole rinunciare: sarà bruciato il suo corpo, non la sua volontà: l’uomo, la donna liberi sono veramente temibili. È il caso di notare che, 500 anni dopo, l’istituzione chiesa ha beatificato Giovanna d’Arco. Dio parlava nel cuore di Giovanna, o in quello dei vescovi e cardinali che l’hanno condannata? E dove sta l’obbedienza?

Castità

Non interessa se Gesù sia stato sposato o no, ma nella chiesa cattolica è molto importanti che i sacerdoti siano celibi e che non abbiano mai veramente amato una donna. L’inesperienza sessuale sembra indispensabile per diventare sacerdote, per estensione, sembra indispensabile a tutti. A 25 anni la chiesa di Roma chiede a chi vuol farsi sacerdote un impegno per la vita, perpetuando i tabù sessuali dell’adolescenza a tutta l’esistenza. Si generano paure nevrotiche o sensi di colpa per l’inosservanza della legge. E quando, più o meno esplicitamente, la chiesa ufficiale deve trattare con preti sposati, li fa sentire dei falliti, mentre la donna che ha offerto la sua vita ed accettato di condividere la vita dell’uomo-prete viene considerata una seduttrice. Il cuore si è allargato? Dio è amore più forte di qualsiasi legge? Non importa: si tratta di un peccato da non assolvere. Ma Gesù non esclude nessuno, anzi sta dalla parte delle puttane e dei peccatori, dando scandalo alla religione ufficiale. È l’amministrazione sacerdotale che si è allontanata dalle miserie dell’uomo, non Gesù.

Gesù, il figlio di Dio in quanto misericordioso, non violento, terapeuta oltre ogni possibile esperienza umana (Drewermann lo definisce "un extraterrestre") ci libera dal peccato che è disperazione, scioglie il ghiaccio del nostro cuore, ci fa vivere la nostra umanità sotto gli occhi di Dio e , colla forza di Dio, ci fa superare la nostra debolezza.


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