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Piero Borelli DIETRICH BONHOEFFER agosto 1996

Bonhoeffer è una piacevole e forte scoperta degli anni ‘70, appena prete.

A distanza di tempo, ripercorrere RESISTENZA E RESA è riandare a una riflessione che porti a comprendere i tempi odierni attraversati in lungo e in largo dall’interrogativo su Dio, sulle istituzioni religiose e dalla sfiducia che le chiese non sembrano in grado di combattere o anche solo di contenere.

Dietrich Bonhoeffer, impiccato a 39 anni a Flossemburg il 9 aprile 1945 per opposizione al nazismo, è professore di teologia, pastore in cura d'anime e soprattutto testimone di uno scontro all’interno della chiesa luterana combattuta tra l'omologazione alla ‘bestia’ per goderne possibili benefici e la libera adesione alla Parola di Dio che chiama a schierarsi in difesa degli ebrei contro la follia che sta permeando il popolo tedesco.

Bonhoeffer, un liberale, si trova preso dal dramma della chiesa che è legata storicamente, dai tempi di Lutero, al potere politico di cui è sostenitrice e da cui è protetta, chiesa che si è dipanata per quattro secoli senza scosse particolari, dove anche 1’anticattolicesimo è andato scemando, e che d'improvviso si trova di fronte a un grosso problema di coscienza. L'avvento di Hitler la colloca nel travaglio di un parto per il quale sembra stremata da una grande debolezza. Il sovvertimento nazista fa man bassa su una fede senza mordente. Scatta una ‘resistenza’ conosciuta sotto il nome di Chiesa Confessante, tenuta insieme da alcuni pastori come Barth, Niemoller, Bonhoeffer ecc., ma la Chiesa Confessante si frantuma sotto gli attacchi ricattatori del regime e molti pastori o si rifugiano all’estero, o vengono imprigionati o uccisi.

Trovatosi al centro di questo dramma, per Bonhoeffer è crisi di coscienza. Il concetto di chiesa che sviluppa a 21 anni nella tesi di laurea per accedere all'insegnamento (Sanctorum communio) si incrina; fondatore e responsabile del Seminario della Chiesa Confessante a Finkenwalde, lavora per una coscienza matura e temprata dei giovani pastori: dopo 2 anni il Seminario è chiuso; ramingo, inizia le riflessioni sull'Etica dove emerge quella spessa distinzione, fondamentale per il mondo protestante, tra ‘grazia che conta’ e ‘grazia a basso prezzo’; indomito nella sua coerenza, subisce la rimozione dall'insegnamento; grazie ad appoggi familiari evita il servizio militare obbligatorio ma viene reclutato in un dipartimento speciale (servizi segreti) del Ministero della difesa, di cui è responsabile il cognato; nonostante sia controllato per il suo intransigente spirito libero, coperto dalla sua posizione che fa capo al Ministero, si prodiga per salvare ebrei e partecipa con il cognato e il gruppo che fa capo al gen. Canaris agli attentati a Hitler. Viene scoperto per un controllo incrociato fatto su un gruppo di ebrei che in una banca di Monaco stanno cambiando valuta per l'espatrio: gli interrogatori portano a lui. È la prigione. otto il titolo di "RESISTENZA E RESA" sono raccolte le lettere di quasi tutto il carteggio con E. Bethge, già allievo a Finkenwalde e ora pastore. Man mano che ci si addentra nell’epistolario scatta la ‘suggestione’ per l'uomo e per il suo pensiero. ‘Raffinato’ può essere l’aggettivo giusto che sintetizza la persona umana e spirituale di Bonhoeffer. Bibbia, preghiera, studio e tempo lungo di meditazione su Dio, a partire dagli eventi: l'avvento del nazismo, con tutte le conseguenze, non ultima la guerra mondiale, ridisegna anche lo scenario della religione. Il mondo appare come una infinita clonazione di Giobbe. Atrocità subite o imposte, bombardamenti, navi silurate, deportazioni e morti a milioni senza un apparente senso sono, dice Bonhoeffer, ‘la sofferenza di Dio nel mondo’. Il cristiano trova in Cristo il riferimento primo e positivo di partecipazione a questa sofferenza. Verso la fine del ‘4O, ospite dell'abbazia benedettina di Ettal, scrive: "Non avrò diritto di partecipare alla ricostruzione della vita cristiana della Germania dopo la guerra, se ora non avrò partecipato alle prove attuali dei miei concittadini". Ma, osserva ancora Bonhoeffer, il mondo è diventato adulto, ha cioè smarrito il senso della fede in quanto, di essa, ha sviluppato prevalentemente l'aspetto pietistico e intimistico, facendone altra cosa rispetto alla controversa storia degli uomini. Fede e storia sono miscelati in un tutt’uno indissolubile: Cristo è l'uomo autentico. E Cristo non è uomo religioso, non rimanda al tempio, ma nella vita dove Dio gioisce per la sua creazione, e dove soffre. Dice ancora Bonhoeffer: "Chi ha perso il contatto con la terra, ha perso Dio e trova un idolo: niente di più irrazionale. Ma l’uomo non ha perso Dio, bensì ha perso il giusto rapporto con la terra". Di qui la ‘suggestione’ di Bonhoeffer nell'equilibrio faticoso ma esaltante che deriva dal rapporto dinamico fra l’uomo provvisorio e mutante, e il Dio creaturale, presente e assente: DAVANTI A DIO E CON DIO NOI DOBBIAMO VIVERE SENZA DIO.

Guerra e prigionia, l’osservare l’appartenenza dei cristiani al Cristo, tra resistenza e resa, la ‘scoperta’ di uomini e donne meravigliosi e forti, al di là di un’appartenenza di chiesa, lo condizionano positivamente portandolo ad accorgersi di una realtà umana che in sé, creaturalmente, è impregnata di salvezza. Il rimando a un mondo diventato adulto, un mondo liberato dalle norme legali e ricattatorie delle chiese è pungolo stimolante ad abbattere ‘i confini’ (gabbie o botteghe) e liberare lo Spirito. Menù per tempi di ogni tempo.

 


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