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UNA MADONNA, TANTE MADONNE

Carissimi, sto riordinando una non improvvisa voglia di riprendermi, in piena convinzione, Maria di Nazareth come compagna di viaggio.

Non c'entra l'aria di maggio anche perché, qui nel seminterrato, vigono lunghe resistenze alle successioni stagionali. Molto meno mi influenza l'ennesima statua che si attiva per incrementare questa "valle di lacrime". Sto decisamente con quel personaggio di Massimo Troisi: semmai potrebbe incuriosirmi una statua che si mettesse a sorridere. Perché i sorrisi sono più tonici dei pianti. Perché un materiale (marmo, legno...) ha più difficoltà a sorridere che a trasudare.

Una sollecitazione l'ho ricevuta. Un po’ strana. E non facilmente comunicabile. Mi è venuta da quel giovanotto che - in treno - rendeva fresco, gradevole e anche convincente il vecchio e logoro rosario. Un'immagine di salute a tutto tondo (visibile quella fisica, indovinata quella mentale) che sembrava, in qualche modo, avere a che fare (dipendere?) da quelle mani che si incontravano sulla corona in un gesto orante a sostegno del pregare silenzioso. Senza ostentazioni. Ma nemmeno nascondimenti. Pensavo: la Madonna di quel ragazzo è una bella Madonna. Anche se il ragazzo di quella Madonna è fortemente indiziato a convergere ovunque si vociferi di statue lacrimanti o di visioni vestite di bianco o celeste (il guardaroba - o anche il guardaroba - delle apparizioni è decisamente monotono!). E anche se la Madonna di quel ragazzo non è la mia Madonna. E' semplicemente la sua Madonna. Forse, ne deducevo, ciascuno ha la sua Madonna (del resto "madonna" non è "m(i)a donna"?). Andavo oltre: forse ci sono molte Madonne per ciascuno. E le mie Madonne cominciarono a riapparire in ordine rigorosamente cronologico.

La prima è stata (c'è ancora) quella dipinta sulla facciata della casa nativa. Non riecco a rivederla, a ricordarla. In realtà è sempre stata protagonista indiretta. Mi rimangono le persone che, per lei, il giorno delle "Rogazioni", riempivano il piazzale infiorato (dominante il giallo delle ginestre); mi rimangono gli addobbi per la sua edicola (la ghirlanda dei fiori finti, le lucerne di ottone...) che, adoprati una sola volta l'anno, rimanevano tutto l'anno suggestivamente immaginati nello scatolone rotondo conservato nella stanza degli armadi. E la Madonna rimaneva in penombra anche nel rosario in famiglia che, raro, si legava a particolari ricorrenze e consuetudini (la sera del giorno dei morti...).

(Domanda ai nipoti: questa Madonna "assorbita" in feste, tradizioni, usanze e anche devozioni è soltanto la Madonna della mia infanzia?).

Crescendo (adolescenza, giovinezza) la mia Madonna ha assunto il ruolo del referente di comodo o del confidente affidabile. Certo era anche l'oggetto dell'intera gamma delle devozioni personali e comunitarie. Ma era soprattutto interlocutrice di un raccontarmi (scoramenti, turbamenti, dubbi, difficoltà come immaginazioni e sogni), che non poteva rimanere un parlare con me stesso ma che non sapeva diventare un parlare con altri.

(Altra domanda: anche questa Madonna è una mia esclusiva di allora od è stata - ed è - la Madonna di molte intimità costrette o incapaci di diventare comunicazione e dialogo?).

Poi è prevalsa la mariologia. Miscelata con la competizione di squadra. In estrema sintesi: la mariologia del "de Maria numquam satis" (traduzione facile: di Maria mai abbastanza) con le relative enfatizzazioni teologiche e l'ordine dei farti minori che, in questi furori mariani, avanzava primati dottrinali e devozionali. Io c'ero, piuttosto allineato, tifoso abbastanza convinto. (Domanda: queste esuberanze accademiche e questa gara di fervori quanto hanno influito e determinato sul "madonnismo" in grande fortuna anche in questi giorni?).

Il "troppo" ha generato il "troppo poco": il digiuno dopo l'indigestione! Una ritrovata sobrietà teologica ha indotto a dire meno (e anche a tacere) sulla Madonna (era già successo con il protestantesimo). Un rinnovato impegno evangelico per l'uomo e la giustizia tra gli uomini ha fatto prendere le distanze da religiosità alienanti e la Madonna è stata coinvolta nel devozionismo che la riguardava. Anche la mia Madonna è finita in disparte. Non ripudiata. Però da presentare con qualche imbarazzo agli amici. E anche alle proprie convinzioni. (Domanda posdatata: è proprio inevitabile gettare il bambino con l'acqua sporca?).

Ma è in atto un cambiamento di tendenza. C'è nuovamente attenzione per la Madonna. O un'attenzione nuova. Ci stanno anche i protestanti. Una valdese (G. Scicolone) domandava: "Esiste davvero un tabù protestante per escludere Maria?" (Studi Fdei, 1987,88). E, nel 1988, la Federazione delle chiese evangeliche in Italia, realizzò l'inedito di una riflessione su Maria, nostra sorella (Ed. CNT, Roma 1988). In prima fila ci sono naturalmente le donne. K. Hess-Kinder dà voce a molte: "nella mia fede io sono alla ricerca di una sorella, una sorella reale nella fede; ma mi trovo in difficoltà quando cerco di liberare questa mia sorella dal labirinto, dalla prigione in cui i pastori e teologi l'hanno voluta collocare" (Confronti, 1994, 5). E, uomini e donne, si danno da fare per un riesame mariano sul piano sia teologico che liturgico e, fondamentalmente, biblico. ci sono anche coloro che ritenevano la Madonna imparentata con alienazioni. La scoprono "donna di parte". "No, afferma un vescovo, T. Bello - non fu neutrale. Basta leggere il Magnificat per rendersi conto che Maria si è schierata. Ha preso posizione, cioè. Dalla parte dei poveri, naturalmente".

Una "riabilitazione" dovuta. In fondo, se può bastare che Gesù sia "nato da donna" (Gal 4, 4), conoscere il nome della donna che ha generato Gesù è dare a Gesù contorni, o contesti, meno sfumati. E il poco che di questa donna dice il racconto evangelico delinea qualcosa di non trascurabile per chi voglia confrontarsi con Gesù e con i suoi esigenti messaggi.

Certo si tratta di una Madonna che rischia di doversi accontentare di un numero ridotto di "devoti". Sicuramente non competitivi con quelli della Madonna dei prodigi, delle lacrime, delle "cattive" novelle. Ma assicuro la mia presenza. Le minoranze non mi spaventano (sembrano essere la mia destinazione fissa!). E' questa la mia Madonna attuale. Che - debbo dirlo - non esclude del tutto le altre mie Madonne. La più in difficoltà è sicuramente quella della mariologia esasperata anche se ne vedo qualche sopravvivenza nel bisogno di continuare a "studiare" Maria. Rimane la Madonna "occasione" di feste, incontri, consuetudini aggreganti. E il nonno, come il ragazzo di allora, ha "cose sue" che trova comodo dire a lei, alla Madonna, quando non riesce a dirle ad altri.

Tante Madonne ma una Madonna sola? Forse è lei, la Madonna, ad essere "tanto" da non poter essere ridotta ad una sola.

In fondo è la mamma di Gesù. Che non è uno qualunque.

Martino Morganti


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