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VORREI DIFENDERMI DAL MILLENNIO

Lettera ai nipoti (... i figli e i fratelli sono prenotati dai notabili ecclesiastici).

Carissimi, una lettera non sopporta questioni complicate ma non può evitare le complicazioni di chi scrive. Non so se io sono complicato in modo permanente. Spero si tratti di una malattia temporanea dato che è proprio il tempo a mettermi in difficoltà.

Tutta colpa dell'infittirsi di scadenze: recentissimo il cambio di anno; imminente (appena tra cinque anni) il valico tra due secoli e sarà data quasi inavvertita perché sovrastata dalla coincidenza con il mitico (o mitizzato) passaggio di consegne da un millennio ad un altro. Il tutto - merita ricordarlo - vale per chi conteggia il tempo partendo da Gesù di Nazareth o da Cristo (d.C.). Altri - e anche questo va ricordato - conteggia diversamente e segna altri anni, altri secoli, altri millenni. Deduzione facile: il tempo come gli uomini lo fanno essere seguendo differenti riferimenti religiosi, culturali, ecclesiastici. Si registrano variazioni anche nelle stesse zone: i fiorentini si presero la libertà di far iniziare l'anno il 25 marzo e, prima dei fiorentini o con maggiore costanza di loro, la chiesa si inventato un anno particolare (quello liturgico) che corre parallelo a quello che pure inizia da Gesù!

Nessuno sa che cosa il tempo ma in molti hanno "occupato" il tempo riempiendolo di idee, convinzioni, scelte: il tempo della chiesa e il tempo dei mercanti, tanto per rimandare a Le Goff (Einaudi); ma anche il tempo marxista o nichilista o esistenzialista... E anche il cosiddetto "tempo libero" che poi finisce per accontentarsi di essere libero soltanto dal lavoro. Tempo, insomma, gi "pieno" o con scarsissimi spazi "vuoti", disponibili a ricevere il mio ed il vostro tempo e ciò la mia giornata e ciò ci che vorrei essere e fare e comunicare ed esprimere salvando almeno un p di quella mia "unicità" che DNA ed impronte digitali attestano. Sembra inevitabile: o lasciarsi assorbire nei contenuti scelti dai "calendari" o non essere nel tempo, essere uno/a "fuori del tempo".

L'amico Piero Barbaini suggerisce un'altra invadenza del tempo altrui sul tempo mio e vostro. Segna alcuni abbinamenti: "L'unità di misura di un'associazione il decennio; l'unità di misura di un partito politico il secolo; l'unit di misura di una confessione religiosa il millennio" (Millesimus annus, Quere I, p. 16). Potremmo tradurre: i tempi del tempo. E aggiungere: che fine fa il mio tempo ( i miei anni) in questi tempi (decennio, secolo, millennio) con i quali, in tutto o in parte coincide? Preoccupano i tempi corti (decennio e secolo). Preoccupa particolarmente il tempo lungo: il millennio. Barbaini persegue una prospettiva positiva ed anche attendibile: "mentre nel breve periodo il dissenziente... appare spiazzato, sul lungo periodo sono i vertici ad apparire macroscopicamente anomali" (Ib). Ma come conciliare il "sol dell'avvenire" (o, se si vuole, la pazienza della goccia sulla pietra) e il mio qui e ora che poi il tutto di me?

E penso al compimento del secondo millennio cristiano.

Ci ha pensato anche Giovanni Paolo II con la "Tertio millennio adveniente" del novembre scorso.

Nella lettera papale prevale la programmazione della festa celebrativa che, ovviamente, sarà un ulteriore giubileo. Ma dovrà essere festa anche penitenziale: "riconoscere i cedimenti di ieri atto di lealtà e coraggio". Cedimenti di chi? La lettera scarica sui "figli peccatori" evitando l'autocritica diretta presente nel documento che il papa aveva riservato al concistoro di giugno, nel quale era chiamata in causa "la chiesa e in particolare i suoi organi gerarchici" (rimando alla preziosissima Adista 1994, nn. 42, 49, 81). Sommando tra i due testi la lista dei "cedimenti" sostanziosa. Esemplificando: mancata "autonomia" delle scienze; "tante forme di violenza perpetrate anche in nome della fede"; "corresponsabilità... in gravi forme di ingiustizia ed emarginazione sociale"...

Autocritica. Diretta o camuffata qui non interessa. Si dice: non poco per un'istituzione persistente nell'infallibilità anche storica. E la chiesa ne esce comunque assolta e perfino esaltata (si rileggano i commenti dei quotidiani "laici" a questi documenti!). E' il privilegio del millennio: avere il tempo di sbagliare e di correggersi; infliggere e riabilitare. Lusso non concesso ai poveri mortali che hanno in dotazione appena un pacchetto variabile di decenni e che se questi cadono nello "sbaglio" del millennio perdono tutto senza che la "correzione" del millennio restituisca qualcosa a quel loro "oggi" senza un "dopo". Finché le religioni non scenderanno a misure (anche di tempo) umane avranno sempre potenzialità disumane. E chiunque voglia salvare il proprio tempo dovrà sapersi difendere dai tempi che lo sovrastano. Anche a costo di sembrare "fuori tempo".

Vorrei attingere incoraggiamenti. Proprio da questo millennio estraggo due nomi: Francesco d'Assisi e Piero da Morrone alias Celestino V. Quasi al suo inizio avrebbero potuto rendere questo millennio meno rigido e refrattario alla libertà e inventiva evangelica. Chi celebra Francesco "obbediente" misconosce Francesco "astuto" nell'essere se stesso senza essere contro nessuno ma nemmeno in possesso di nessuno. Piero accetta di diventare Celestino sperando che la prepotenza del millennio possa essere vinta occupandone la poltrona pi alta. Si direbbe: lotta dall'interno e dal vertice. La sua rinuncia non "viltà". Forse riconoscimento della impraticabilità di un metodo. (Segnalo: Sulla via di Celestino, Qualevita; testo di P. Iannamorelli e disegni di P. Cerasoli).

Martino Morganti


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