Le vignette satiriche e la protesta islamica

Olivier Roy, studioso francese del mondo islamico, sul quotidiano spagnolo El Paìs, afferma che è falso parlare di scontro di civiltà a proposito dei tumulti scoppiati in reazione alla pubblicazione delle vignette satiriche. Anche nell’occidente c’è un grande dibattito sulla misura secondo cui la legge deve difendere la sfera del sacro. E’ una domanda che rientra a sua volta in un dibattito più generale: cosa appartiene alla sfera della libertà dell’uomo e cosa invece all’ordine naturale e divino.

Anche nei paesi occidentali la libertà d’espressione è limitata a due fattori: la legge ed il consenso. Nel 2005 la chiesa cattolica francese ha ottenuto il ritiro di una pubblicità in cui gli apostoli presenti all’ultima cena erano sostituiti con donne in abiti succinti. Esattamente quello che oggi chiedono le associazioni musulmane.

Non quindi scontro tra civiltà, ma scontro politico tra il Medio Oriente e l’Europa. La violenza è stata strumentalizzata dagli Stati e dai movimenti politici che rifiutano la presenza degli europei nei luoghi di crisi in Medio Oriente. Alla luce di questa ipotesi, Olivier Roy analizza, in modo interessante e preciso, il terreno di coltura degli scontri in Siria, in Iran, in Afghanistan, in Libano, in Palestina, caratterizzato da forti “ruggini” nei confronti dell’Europa, in particolare da quando questa esercita una maggior presenza in quei paesi, soprattutto nella prospettiva di un ritiro progressivo degli Stati Uniti dall’Iraq.

Conclude Roy che è necessario che l’opinione pubblica europea prenda coscienza di questo coinvolgimento sempre maggiore dell’Europa nelle questioni mediorientali, dalla Palestina all’Afghanistan, perché comporterà un’esposizione sempre maggiore sia delle sue rappresentanze diplomatiche sia delle Ong sia dei semplici cittadini. Se si approva il ruolo sempre più importante degli europei in Afghanistan o in Libano, bisogna anche assumersene le conseguenze. (Internazionale, n. 628, 10/16 febbraio ’06)


La scrittrice turca Elif Shafak, intervenendo dalle colonne del quotidiano tedesco "Die Welt" (11 febbraio 2006), afferma, a proposito delle caricature di Maometto: "I due schieramenti che si fronteggiano in questa disputa sulle vignette parlano apparentemente due linguaggi diversi, ma in realtà essi parlano la medesima lingua e cioè la lingua dell'odio. Una caricatura che raffigura il profeta Maometto con un turbante a forma di bomba è espressione di un linguaggio di odio. Un manifestante musulmano che porta un cartello su cui sta scritto "decapitate quelli che offendono l'islam" sta usando un linguaggio di odio". La scrittrice turca afferma perciò: "Abbiamo bisogno di molti più musulmani che manifestano la loro fede nella democrazia e che criticano i musulmani che reagiscono con odio e violenza contro gli occidentali. E abbiamo bisogno di molte più persone, in Occidente, che affermano in modo più deciso la loro simpatia nei confronti delle culture musulmane e che criticano con maggiore fermezza chi, in Occidente, reagisce con espressioni di odio nei confronti dei musulmani". (www.ecumenici.altervista.org)


In Malaisia, il premier Ahmad Badawi - mentre la “guerra delle vignette” continua a dilagare da Tehran al Cairo sino alla Nigeria - ha invitato a costruire ponti tra Occidente e Islam alla presenza di rappresentanti del mondo islamico in un Convegno sul dialogo, organizzato da un’istituzione malese di studi diplomatici e da un’associazione statunitense, “Dialogues”. Badawi, noto come teorico dell’Islam Hadari (tollerante) ha tenuto un discorso molto interessante in una conferenza dal titolo “Chi parla a nome dell’Islam e chi a nome dell’Occidente?”. Ha detto che il numero dei “costruttori di ponti” deve raggiungere una massa critica che diventi potere di massa contro i fautori dello scontro tra civiltà. Il problema dell’egemonia è il vero elemento della frattura. Niente guerre di religione dunque ma un patto basato su rispetto, reciprocità ed eguaglianza. Nonostante le gravi situazioni che affliggono la Malaisia, che richiedono una verifica delle espressioni citate, la posizione di Badawi è da tener presente. (il manifesto, 11 febbraio ’06)


Un passo indietro viene fatto nel frattempo da parte di chi ha pubblicato le vignette incriminate. Il settimanale norvegese chiede scusa ed il premier francese afferma che le pubblicazioni sono irresponsabili. Il giornalista culturale danese del Jyllands-Posten, che per primo ha pubblicato le vignette satiriche, è stato mandato a casa per un po’ ed il capo redattore di Magazinet, settimanale norvegese che aveva ripubblicato le vignette, ha chiesto scusa dicendo di “non aver pienamente capito quanto sarebbe stata dannosa la loro pubblicazione”. Scuse accettate dal leader del Consiglio musulmano norvegese, il quale ha esortato i musulmani a non partecipare a manifestazioni non autorizzate e ad astenersi dal bruciare la bandiera nazionale. Secondo un sondaggio il 57% dei norvegesi si è detto contrario alla pubblicazione, contro il 30% di favorevoli. (il manifesto, 11 febbraio ’06)


Gülay Gökturk, del Bugün, Turchia, ha affermato che la Turchia può avere un ruolo importante nel dialogo tra civiltà, soprattutto nel trasmettere il rispetto e l’empatia per i valori di ognuno. Ci sono alcune libertà che talvolta è preferibile non utilizzare. Del resto non tutto nella vita può essere retto dal diritto e dalla giustizia. La gente fa ricorso ai propri diritti e libertà perché vuole vivere meglio nella sua società e nei rapporti con il mondo che la circonda. Ed è qui che interviene la questione dell’empatia. Quando si fa ricorso alla libertà di espressione, è comunque possibile tenere conto di quello che gli altri provano e imporsi volontariamente dei limiti. Usare la libertà di espressione senza l’empatia non è certo vietato dalla legge, ma può avere conseguenze profonde da un punto di vista morale. Una società matura è una società che sa fare uso della sua libertà di espressione con empatia e sa anche rispondere con calma o con semplice rimprovero a chi ha mancato di rispetto nei suoi confronti. (Internazionale, n. 628, 10/16 febbraio ’06)


La riflessioni citate, da Olivier Roy sino a Gülay Gökturk, sono interessanti e valide sia a proposito delle vignette satiriche, sia per la soluzione dei tanti conflitti tra i popoli.

(15 febbraio 2006)

Mario Arnoldi