Bombe di terrorismo e di guerra

Appuntamento alla marcia Perugia-Assisi dell’ 11.09.05

Nei quindici giorni appena trascorsi siamo stati coinvolti da fatti di grande rilevanza, anche se non nuovi, anzi con addosso la triste giubba del “già visto”.

In Scozia, dal 6 all’ 8 luglio, è avvenuta la riunione dei G8, cioè dei capi di stato dei paesi più potenti del mondo, che, per supplire all’inerzia dell’Onu, si incontrano per proclamare grandi riforme contro la povertà, l’inquinamento e tutto ciò che danneggia il mondo, ma che di fatto consolidano il loro potere neoliberista, di appropriazione delle materie prime, di produzione e di mercato, attraverso istituzioni quali il FMI (Fondo monetario internazionale), la BM (Banca mondiale), il WTO (Organizzazione mondiale per il commercio). Un esempio per tutti. Le sovvenzioni all’agricoltura, in favore dei paesi d’Europa e dell’Occidente, permettono a questi paesi di gettare sul mercato del Sud del mondo prodotti agricoli a basso costo (dumping), in modo da uccidere le produzioni locali che restano invendute ed i paesi s’impoveriscono progressivamente sino alla fame mortale. Tutte le promesse in favore dei paesi poveri vengono reiterate da un incontro all’altro del G8 e non sono mai realizzate. Si può comprendere in questo modo la contestazione giusta di chi vuole un mondo più giusto. Di quelli che esagerano, i blach bloc, abbiamo già condannato dal 2001 il comportamento.

Dopo il giubilo dell’Inghilterra e di Blair per l’assegnazione delle Olimpiadi del 2012, è accaduto il gravissimo e non mai abbastanza deprecato attentato di Londra del 7/7, che ha ricordato tristemente quelli analoghi di New York e Washington del 2001 e di Madrid del 2004. L’attentato è stato attribuito all’estremismo islamico, distinto giustamente da Blair stesso dall’Islam moderato ed integrato, che tanta parte ha nell’economi britannica e degli altri paesi d’Europa.

E proprio su quest’ultima gravissima situazione si sono confrontare due posizioni della sinistra radicale italiana, che meritano un’analisi.

Rossana Rossanda su il manifesto del 10 luglio scorso, in un articolo dal titolo Solo errori, analizzava tre circostanze ritenute cause delle turbolenze della situazione attuale.

La prima viene da un atto incontrovertibile: prima della guerra del Golfo il terrorismo non c’era. C’era l’Islam, c’era il Corano, c’erano i wahabiti, c’era un forte insediamento musulmano in Europa, ma non c’era lo scontro fra civiltà, quello che oggi riempie le bocche da una parte e dall’altra…Seconda radice certa, la risposta degli Stati Uniti con un’altra guerra in Afghanistan e in Iraq, non poteva essere più stupida e arrogante: il terrorismo si è esteso ben oltre Al Qaeda, come arma specifica della guerra asimmetrica. In Palestina colpisce solo gli israeliani e necessita di kamikaze, travolgendo quei disgraziati paesi in uno scontro senza fine…Terza radice: la demenza di fare una guerra al terrorismo colpendo uno stato, come se si trattasse di un esercito regolare al di là di una frontiera. Non solo non lo colpisce, colpisce gli innocenti e ne moltiplica gli adepti. Non prenderne atto è stupido…Per estirpare il fondamentalismo terrorista occorre chiudere con le guerre in Medio Oriente. Bisogna affogarlo nella pace, quella che tutte le genti preferiscono. Che sia intrinseco all’Islam volere la distruzione dell’Occidente è una bufala, vi è convissuto per secoli e se mai ne è stato attaccato: la distruzione degli infedeli è stata la bandiera delle crociate papaline”.

D’altro lato Fausto Bertinotti, segretario di Rifondazione Comunista, afferma in un’intervista apparsa su la Repubblica dell’ 8/7: “Guardi, per me il terrorismo non è conseguenza diretta di niente, né della guerra, né dell’ingiustizia. I terroristi hanno un’idea repellente non solo perché mettono le bombe, ma per la società cui alludono in caso di vittoria. Sono dei nemici dell’umanità. Esattamente come chi fa la guerra. Detto questo, però o si indaga sulle concause oppure non si trova una via d’uscita. C’è una parte presuntuosa dell’Occidente, solo una parte perché poi ci sono anche quelli che hanno manifestato a Edimburgo l’altro giorno, che non riesce a vedere al di là di uno scontro tra l’impero del Bene e del Male. Noi siamo innocenti e gli altri demoni. E’ un’idea del mondo che concorre alle barbarie perché è essa stessa una barbarie… I movimenti per la pace possono rompere questa dinamica…”.

Bertinotti ripropone la propria posizione sul terrorismo e sulle misure da prendere in un’analoga intervista al Corriere della Sera del 12/7: “La guerra non genera meccanicamente il terrorismo, questo è un soggetto politico autonomo che nasce per scelta strategica. Non esiste una causa che lo genera. Però ci sono concause che lo alimentano, povertà, ingiustizia, oppressione, guerra… in particolare quella immotivata, violenta ed imperiale condotta appunto contro l’Iraq. E per combatterlo? Si possono usare anche politiche repressive, un po’ di legislazione di emergenza, purché ciò avvenga sostanzialmente nello stato di diritto. Né si può ricorrere a strumenti che istighino la popolazione a cercare nel vicino di casa la propaggine ultima del terrorismo, e che sollecitino la logica del sospetto. Piuttosto bisogna combattere insieme guerra e terrorismo”.

Più storicizzata la posizione di R. Rossanda, con la considerazione delle cause qui ed ora del terrorismo. Più radicata e globale, posta nella perversa intenzione politica dei terroristi, la posizione di Bertinotti. Propendo per la prima. Entrambe tuttavia convergono nel sostenere la lotta politica, pacifista e nel richiedere il ritiro immediato dei soldati italiani dall’Iraq.

Concludo con l’anticipazione di alcuni contenuti dell’Appello della Tavola della Pace, scritto prima delle bombe di Londra, che si fa promotrice ancora una volta della marcia Perugia-Assisi l’ 11 settembre prossimo. Lo slogan principale della manifestazione è Mai più guerra, mai più terrorismo, mai più violenze. E nel corpo dell’appello si legge “Bisogna puntare sulla società civile, gli inermi, le vittime designate della guerra e del terrorismo, per sradicare entrambi. La prossima Perugia-Assisi creerà un argine vivente, una lunga fascia bianca, simbolo della lotta mondiale contro la povertà con le magliette indossate dai partecipanti”. E più avanti: “La lotta al terrorismo devia risorse e attenzione dalle cause principali dell’instabilità e dell’insicurezza: povertà, malattie infettive, degrado dell’ambiente, crisi delle risorse naturali. Non ci sono più scuse, la miseria non è un fenomeno naturale, ma la più crudele delle ingiustizie. I poveri sono la maggioranza sulla terra e la miseria li uccide ad ogni istante, anche quando le pistole sono silenziose. E’ la più grande ed estesa violazione dei diritti umani. Per questo deve essere messa al bando”.

Arrivederci dunque alla marcia Perugia-Assisi l’ 11 settembre prossimo.

(15 luglio 2005)

Mario Arnoldi