Liberatela insieme a Florence e Hussein

da il manifesto

(da il manifesto)
24 febbraio 2005

La manifestazione di sabato 19 febbraio scorso ha avuto una partecipazione superiore alle aspettative, segno del grande affetto per la giornalista Giuliana Sgrena e per i suoi due colleghi che, diversamente da chi fa informazione filtrata attraverso le autorità militari delle diverse fazioni, hanno il coraggio di andare sui luoghi toccati dai conflitti e dalle guerre per testimoniare quanto sia brutale e disumano dirimere le contese attraverso la violenza.

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“Mezzo milione di persone rispondono all’appello de il manifesto e sfilano per Roma in un grande, silenzioso corteo. Per la liberazione di Giuliana Sgrena e per il ritiro delle truppe dall’Iraq. Il popolo della pace è tornato” è il titolo di prima pagina de il manifesto del 20 febbraio.

Nell’editoriale dello stesso giorno il direttore Gabriele Polo aggiunge: “Il 4 febbraio la guerra che abbiamo sempre osteggiato è fisicamente entrata con violenza nella nostra casa comune, attraverso la porta di via Tomacelli (sede de il manifesto. ndr). Giuliana è stata rapita, al nostro corpo collettivo è stato strappato un pezzo. Che ci manca terribilmente. Ma per farlo ricrescere abbiamo solo un mezzo, continuare a batterci, con gli stessi argomenti di sempre, con le stesse parole di Giuliana, contro la guerra, l’ingiustizia, la sopraffazione. Noi oggi siamo qui in tanti per chiedere la liberazione di Giuliana, Florence, Hussein, di tutti gli ostaggi di tutte le guerre, per chiedere la libertà del popolo iracheno dall’occupazione militare. Qualcuno chiede a noi come queste cose possano stare assieme. Siamo noi che chiediamo loro: ma come fate a non capire che sono la stessa cosa, che la libertà di Giuliana e la fine della guerra sono intimamente legate. Leggete quello che lei scrive e capirete. Solo la libertà di Giuliana e la fine della guerra possono ridare un senso alla parola democrazia, laggiù come qui da noi, perché solo se si deporranno le armi, da tutte le parti, le persone possono tornare ad essere protagoniste del loro destino”.

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“In 500mila per Giuliana” titolava la Repubblica del 20 febbraio. Nella foto di prima pagina, era in evidenza un secondo striscione che portava la scritta “Liberiamo la pace” ed i sottotitoli evidenziavano la partecipazione dei pacifisti, nei loro diversi raggruppamenti, e quella delle forze politiche progressiste. Prodi dichiarava: “doveroso sfilare”. Le forze di centro destra, attraverso la voce di Follini, affermavano: “bel corteo, siamo assenti per rispetto”, ad indicare l’adesione all’appello per la liberazione, nonostante la riserva, incomprensibile per i pacifisti, della richiesta del rifiuto della guerra.            

Papà Franco si commuove, continua la Repubblica, con il figlio di Aldo Cervi. Legati dai ricordi, dalle lotte, dai dolori, i due vecchi partigiani si abbracciano commossi e camminano insieme per un bel pezzo. Franco Sgrena col fazzoletto al collo della Repubblica dell’Ossola, e Adelmo Cervi, figlio di Aldo, uno dei sette fratelli Cervi fucilati per rappresaglia dai fascisti nel ’43, con la bandiera della pace.  Si sono conosciuti alle riunioni dei partigiani, ora Adelmo è venuto apposta da Reggio Emilia. E si commuove: “E’ come se fosse stato colpito di nuovo uno dei miei familiari”. Il novantenne Pietro Ingrao arriva da solo e viene accolto da un’ovazione: “Per me questa giornata è un’emozione che va oltre le divisioni politiche. Simona Torretta, la volontaria di “Un ponte per” sequestrata per due settimane in Iraq, dice dal palco: “Giuliana è la voce di tutti noi ed è una voce importante”. Ed ha ricordato l’ultima volta che ha visto la Sgrena poco prima della sua partenza: “Eravamo ad un incontro dove attraverso le parole e gli scritti di Giuliana abbiamo potuto fare chiarezza sulla realtà irachena”, poi ha concluso: “Ha sempre parlato stando dalla parte della gente”.

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Viene sottolineata dalla gran parte dei mass media come la manifestazione sia stata silenziosa, nel senso che nessun gruppo ha ecceduto, sia nelle parole che nei gesti, ad accuse verso le parti opposte, tanta era la voglia di chiedere la liberazione di Giuliana e di affermare la pace. Un silenzio ed una compostezza che hanno significato nel modo migliore le modalità del pacifismo vero, inteso non in senso ideologico ed astratto, quanto piuttosto come volontà di comporre in modo dialogico ogni forma di divisione.

 Poco prima della partenza del corteo da piazza della Repubblica, il padre di Giuliana, ha abbracciato a lungo il responsabile delle Comunità islamiche in Italia. Anche la stampa internazionale ha messo in grande evidenza il folto corteo e la caratteristica di volontà di opposizione alla guerra. Dopo l’imponente manifestazione, il movimento fa sentire con più forza la sua voce. Comitati di cittadini e consigli comunali, enti locali e forum, come quello di sabato e domenica scorsi a Firenze, accanto alla rinnovata richiesta della liberazione di Giuliana, chiedono il ritiro delle truppe italiane dall’Iraq.

Mercoledì scorso ha commosso particolarmente l’affettuoso incontro tra il Presidente della Repubblica e la famiglia Sgrena. Giuliana aveva conosciuto Ciampi un anno fa quando era stata insignita del cavalierato con le altre inviate in Irak. Durante la visita, ha detto Ciampi con la voce rotta dall’emozione, “l’Iraq richiama alla mente e al nostro cuore il drammatico sequestro della giornalista Giuliana Sgrena. Ai suoi familiari rinnovo la solidarietà di tutto il popolo italiano e mi rivolgo a chi la tiene in ostaggio: liberatela, liberatela”. Ciampi ha detto di essere pronto a ripetere l’appello alla liberazione ogni volta che ne avrà occasione.

da il manifesto

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Secondo la richiesta di Giuliana al compagno Pier, pubblichiamo alcune foto scattate da Giuliana stessa, che stanno ad indicare i disastri che la guerra compie non solo sulle strutture militari del paese colpito, ma soprattutto sulle persone, uomini, donne e bambini, cioè le fasce più deboli ed estranee alla guerra stessa.

L’attesa per rivedere Giuliana si fa lunga, ma la prospettiva che l’animo umano dei rapitori trovi spiragli di ravvedimento sostiene la nostra speranza.

(1 marzo 2005)

Mario Arnoldi