Fiction for President

Lavoro precario e ‘controriforma’ delle pensioni

Gli aspetti della finzione della politica, che dà spazio sempre maggiore ad altri poteri, in particolare alle centrali economiche, sono evidenziati dall’elezione di Schwarzenegger a governatore della California con aperture verso la presidenza degli USA, sulla scia di Reagan, meno noto ma non meno attore.

In Italia assistiamo continuamente alla finzione politica del nostro Presidente del consiglio, che, ultima trovata, attraverso un discorso non giustificato a reti unificate e con un’annunciata lettera alla nazione – ma il Parlamento a che serve? – cerca di persuadere della positività del lavoro precario e della ‘controriforma’ delle pensioni, in base al principio fondamentale del neoliberismo, secondo il quale ciò che fa crescere l’economia non è l’ampliamento degli investimenti e la qualità della produzione, ma la precarizzazione del lavoro a scopo di assecondare la mobilità più selvaggia e la ‘controriforma’ delle pensioni al fine di raschiare nel fondo delle tasche dei cittadini ciò che hanno accumulato negli anni lavorativi per l’ultima fase della vita.

La legge 30 sul mercato del lavoro, definitivamente approvata il 31 luglio, è stata pubblicata il 9 u.s. sulla Gazzetta Ufficiale e dunque presto le imprese potranno sbizzarrirsi sulle nuove tipologie del lavoro: l’imprenditore potrà ricorrere al job on call (il lavoro a chiamata), a un part-time più elastico (il cambiamento dei turni con poco preavviso), allo scorporo di un ramo d’azienda (che permetterà la cessione di operai ad altra azienda o al loro licenziamento se sono in numero minore a 15) ed a decine di forme analoghe. Cisl e Uil non si oppongono alla legge, la Cgil giustamente ne rifiuta l’impianto generale e la contrasterà nei nuovi contratti.

La riforma delle pensioni è ugualmente di gravità enorme. I sindacati, finalmente uniti, hanno steso un documento dal titolo "Pensioni: le bugie del governo " e lo inviano ai propri iscritti, prevenendo la lettera del Presidente del consiglio, affiancato dalla Banca centrale europea che parla di "enorme significato della riforma" e dal Fondo monetario internazionale che segnala "un passo avanti". Otto sono le bugie che i sindacati segnalano. Cercherò di segnalare alcuni aspetti più nascosti e maligni della riforma stessa, senza pretesa di completezza, dando per noti gli altri.

Pensioni più povere. Il taglio dei contributi previdenziali per tutti i nuovi assunti è uno dei punti forza di questa riforma. Questo taglio, unito alle nuove regole sull’anzianità contributiva a 40 anni e ai disincentivi per chi andrà in pensione prima, svelano il vero obiettivo della riforma, quello di far cassa a scapito dei più deboli nella catena produttiva. In gioco ci sono proprio le generazioni più giovani. Il cosiddetto super bonus per rimandare il pensionamento nei prossimi quattro anni in realtà ha dubbie doti incentivanti perché l’aumento retributivo del 32,7% (ma non è ancora chiaro come sarà trattato fiscalmente e dunque quale sarà la sua entità netta) sarà compensato dalla mancata considerazione degli ultimi anni lavorativi ai fini del calcolo della pensione. Per controbilanciare questo taglio, viene proposto di sviluppare la previdenza privata, alla quale però si affida un ruolo sostitutivo e non integrativo.

Trattamento di fine rapporto (Tfr) e investimenti all’estero. In un contesto economico già penalizzato dalla carenza dei consumi e dalle difficoltà di accesso al credito delle nostre piccole aziende, si vuole sottrarre il trattamento di fine rapporto alla disponibilità dei lavoratori e delle aziende per trasferirlo ai fondi pensione. Questi ultimi, tuttavia, come fanno già oggi, quando disporranno dell’intero flusso del Tfr – in soli sette anni gestiranno 100 miliardi di euro - , dato il ristretto numero di nostre imprese quotate in Borsa, non potranno che investire nei mercati finanziari stranieri; il nostro risparmio servirà a finanziare i sistemi produttivi concorrenti senza reciprocità.

Un ultimo accenno ai lavoratori dell’amianto ed ai pubblici dipendenti. L’esclusione dei primi dalle prestazioni previdenziali ed il rinvio alla manovra del 2004 è stato definito un trattamento immorale e vampiresco che colpisce gente ammalata o a rischio di tumore. Tra l’altro molti lavoratori avevano già chiesto la pensione e quindi sono stati licenziati, perciò ora non avranno né salario, né pensione. Per i secondi, i pubblici dipendenti, la manovra non prevede affatto l’estensione automatica del diritto agli incentivi stabiliti per i privati. Questo vuol dire che interi settori del pubblico non avranno mai questi incentivi, per altro effimeri come accennato sopra.

Contro la riforma delle pensioni è indetto uno sciopero generale il 24 ottobre, che riunirà i tre grandi sindacati ed i sindacati di base, come alcune fette di partiti ed i movimenti. Su alcuni aspetti particolari, come il trattamento dei lavoratori dell’amianto, sono già avvenute varie forme di proteste e di scioperi a Torino, Piombino, Venezia, Genova, ecc.

Si sta giocando una fase complessa e fondamentale della vita economica, lavorativa e politica dell’Italia all’interno dell’Europa. Nonostante sia spesso ribadito il proposito di salvare le future generazioni dal presunto conservatorismo di chi difende le pensioni o lo stato sociale, nelle misure economiche adottate negli ultimi due anni, oltre alle ricadute sui singoli lavoratori, è ricorrente l’intento di rimandare al futuro oneri attuali e di cercare di anticipare al presente benefici non ancora maturati ed in ultima analisi ridurre le pensioni a qualcosa di residuale, affinché i profitti delle grandi aziende produttive, che decentrano al fine di approfittare di una mano d’opera a bassissimo costo, possano essere sempre maggiori aumentando la forbice con gli strati poveri della popolazione, ormai anche nei paesi del nord del mondo. (Il Secolo XIX, Riccardo De Gennaro La Repubblica, Paolo Andruccioli e Felice R. Pizzuti, il manifesto e la rivista del manifesto, ed altre riviste e siti).

(15 ottobre 2003)

Mario Arnoldi