Il difficile cammino dell’autonomia europea

Nel dicembre 2001 la Dichiarazione di Laeken istituiva la Convenzione e le affidava il compito di preparare il terreno per la Conferenza Intergovernativa nel modo più ampio e più trasparente possibile, che avrebbe dovuto portare a termine il progetto della Nuova Costituzione Europea entro il 15 ottobre prossimo (Romano Prodi, L’Unità, 5 giugno 2003).

Le tappe di lavoro che attendono la conduzione del Semestre italiano del Consiglio europeo sono quindi particolarmente impegnative, perché conclusive di un lungo percorso. Una Costituzione può essere cambiata in qualsiasi momento, ma sappiamo quanto sia difficile mutare una realtà acquisita, perciò è meglio che essa parta col piede giusto, piuttosto che, in momenti successivi, si tenti di raddrizzarle le gambe.

L’esordio burrascoso di Berlusconi del primo giorno del semestre, se da alcuni è stato imputato alla sua intemperanza e quindi da considerare come una delle tante gaffe da dimenticare presto, per altri invece è il sintomo di una divisione profonda che segna l’Europa nel suo difficile cammino d’autoformazione. Con intuito tempestivo, Massimo Cacciari, per indicare un nome noto, il giorno stesso dell’exploit, dichiarava che Berlusconi non improvvisa (il manifesto, 3 luglio 2003). Non è un’anomalia, ma l’espressione di una tendenza in cui si miscelano democrazia elitaria e democrazia plebiscitaria. Esattamente come Bush, egli interpreta la politica solo in chiave nemico/amico. Secondo questo atteggiamento l’opposizione deve scomparire. La politica di Bush, che il nostro premier appoggia accanto ad altri paesi europei, ed alla quale s’ispira incondizionatamente, si è rivelata in tutta la sua crudezza nella guerra contro l’Iraq, agita senza l’appoggio di nessun’istituzione internazionale, che, per altro, non l’avrebbe resa più plausibile. E Berlusconi s’era fatto paladino della guerra e nella sua sparata contro il parlamentare tedesco ed il Parlamento europeo si è permesso di esagerare perché sapeva di avere alle spalle l’appoggio del più forte, immediatamente confermato telefonicamente.

Continua Cacciari: "dobbiamo cambiare il tavolo di confronto, al limite fregandosene di questo signore. Dobbiamo parlare anche noi al popolo sovrano di come vive, delle sue insicurezze, della situazione economica, di come intendiamo fare l’Europa…".

La Repubblica del 4 giugno u.s. riportava una dichiarazione molto articolata di Jürgen Habermas e di Jacques Derida, dal titolo L’Europa alla ricerca dell’identità perduta, nella quale gli autori affermavano che "anche nella Convenzione per la costituzione europea si manifesta il contrasto tra le nazioni che vogliono davvero un rafforzamento dell’Unione europea e quelle che hanno un interesse comprensibile a congelare lo status quo dell’attuale gestione intergovernativa dell’Unione o al massimo a modificarla con interventi di pura cosmesi istituzionale". E continuavano dicendo che "l’Europa deve far sentire il suo peso sul piano internazionale e nel quadro dell’Onu, per bilanciare l’unilateralismo egemonico degli Stati Uniti. Ai vertici dell’economia mondiale e nelle istituzioni dell’Organizzazione mondiale del commercio, della Banca mondiale e del Fondo monetario internazionale, l’Europa dovrebbe far sentire la sua influenza contribuendo a tracciare le linee di una futura politica interna mondiale".

Rossana Rossanda, su il manifesto dello stesso 4 giugno, analizzava puntigliosamente gli aspetti principali della bozza della Costituzione europea e sottolineava che, a scorrerla bene, si vede che è un corpaccio costruito attorno al vero scheletro: il sistema di libero scambio elaborato dalle istituzioni comunitarie già esistenti, la Commissione e la Banca Centrale. Essa assicura solennemente "la libera circolazione delle persone, dei beni, dei servizi e dei capitali" in regime di concorrenza pura - anche sui beni e servizi pubblici – nell’ambito di una politica monetaria rigidamente controllata. Il modello sociale di produzione, che le altre costituzioni consentivano ma non imponevano, qui è imposto con relative sanzioni in caso di sgarro.

Rossanda sottolinea anche la vaghezza che regola i diritti della persona. "Un esempio scottante, l’occupazione. Questa Costituzione non garantisce il diritto ad un posto di lavoro, solo mezzo d’accesso al reddito per chi non sia proprietario, che il mercato non assicura e quindi esigerebbe politiche economiche apposite. Questo testo assicura solo il ‘diritto a lavorare’, ma scarica il come trovare lavoro alle legislazioni locali. Alle quali peraltro vieta ogni intervento sostitutivo all’impresa mentre impone una riduzione della spesa pubblica cioè qualsiasi deficit spending; ogni ‘deficit eccessivo’ subisce sanzione severa della Banca centrale europea".

L’articolo è preciso su altri punti scottanti e, avviandosi alla conclusione, afferma "Impossibile eludere la questione: l’Europa si vuole un interlocutore alla pari degli Stati Uniti o un alleato che non pone condizioni? Gli emendamenti saranno abbandonati alle sole destre nazionaliste, che volentieri lascerebbero marcire l’Europa? Dentro e fuori le istituzioni, le sinistre si devono svegliare!".

Per concludere, quindi, rivolgo l’auspicio di "buon lavoro" sicuramente a Berlusconi, ma anche e soprattutto ai cittadini d’Europa che sono interessati ad uno sviluppo sostenibile, ad una giusta distribuzione delle ricchezze - che vanno via via estinguendosi – , ad un benessere che nasce dal lavoro assicurato e ad ogni principio d’umana convivenza che contrasti il circolo perverso del profitto per pochi, che condannerà all’autodistruzione in brevi decenni il pianeta. Se ci salveremo per ora noi occidentali, non sopravvivranno le generazioni future ed il sud del mondo. La sollecitazione e la pressione della società civile spesso nella storia ha cambiato segno alla politica del potenti.

(Per la selezione degli articoli ho attinto in parte all’agenzia di stampa ADISTA, www.adista.it)

(15 luglio 2003)

Mario Arnoldi