Fine del pensiero unico?

Il Forum sociale, l’Europa e la pace

Forum Sociale Europeo di Firenze. Meraviglia del giorno dopo! Molti capi politici italiani, come alcune persone di spicco, grilli parlanti e Cassandre, che avevano tentato di fare del terrorismo psicologico annunciando disastri a persone, cose, monumenti d’arte, hanno finalmente taciuto o espresso parole di plauso per la riuscita del Forum, attribuendosi alcuni, addirittura, il merito del successo.

Enrico Deaglio, domenica sera, 10.11.02, riscattava la pessima trasmissione de L’Elmo di Scipio mandata in onda prima del Forum di Genova del luglio dell’anno scorso - nella quale aveva soffiato aria sul fuoco della tensione della vigilia, che tanto ha contribuito a creare il clima in cui sono successi i drammi e la tragedia che ben conosciamo – con un’ottima emissione nella quale analizzava le violenze subite dai partecipanti dello scorso anno durante la manifestazione, poi alla scuola Diaz ed al carcere di Bolzaneto, intervistando la responsabile di Amnesty International.

Un Forum di pace, quindi, non solo proclamata a voce durante il corteo, ma discussa e preparata da tre giorni di dibattiti di alto livello, guidati da persone competenti ed impegnate. Romano Prodi, in un’intervista a La Stampa del 10.11.02, ha affermato: "C’è un clima nuovo. E’ la fine del pensiero unico. Bisogna dialogare con queste voci nuove e giovani, pur senza confonderci con loro". Il pensiero unico ha dominato nel decennio precedente, dice ancora Prodi, accompagnando l’egemonia del mercato, inteso come unico elemento di progresso.

Nel Forum è apparso quindi un pensiero critico e alternativo. E’ emersa a Firenze l’altra faccia della medaglia, sono stati disvelati gli "effetti collaterali" del neoliberismo, come la povertà crescente non solo nel sud del mondo ma anche nel nord "ricco per alcuni pochi", lo sfruttamento del lavoro, la mancanza stessa di lavoro. L’Europa attuale e quella allargata del futuro prossimo dovranno tenere presente l’apporto delle nuove generazioni. La forza dei numeri e dell’atteggiamento pacifista hanno fatto comprendere al largo pubblico realtà che strumentalmente venivano nascoste. Allo stesso tempo Sergio Cofferati, che aveva partecipato, applaudito, al Forum, lasciava due interviste (La Stampa e il manifesto, 12.11.02) nelle quali dava una valutazione ugualmente positiva del movimento ed auspicava un dialogo reciproco.

Il tema di un’ "Europa diversa e migliore", come area geopolitica dalla quale possono emergere spunti innovativi, è stato centrale nei dibattiti di Firenze.

Mi soffermo su due aspetti, tra i tanti, che l’Europa futura migliore dovrà affrontare.

Il primo riguarda le elezioni in Turchia, che hanno visto la scora settimana la vittoria del partito islamico moderato Akp (Partito della giustizia e dello sviluppo) con largo margine, il 34,2% dei voti, che gli permetterà di avere in Parlamento 363 deputati su 550, in altre parole la maggioranza assoluta. Quest’avvenimento sarà l’occasione, per l’occidente europeo ed il mondo islamico mediterraneo e mediorientale, per avviarsi su nuove strade politiche, purificate da incrostazioni pseudoreligiose che sottendono la volontà predatoria delle materie prime e sfociano spesso in forme d’integralismo che impediscono il dialogo?

Il leader del partito vincente, Erdogan, ex sindaco di Istanbul, ha assicurato che non cambierà nulla nel cammino della Turchia verso l’estensione dei diritti e la democratizzazione delle leggi. Allo stesso tempo i paesi oggi presenti nell’Unione Europea debbono aggiornare ed allargare la loro "matrice cristiana" in forme di laicità pluralista. Gli scheletri negli armadi di ieri e di oggi di entrambe le parti quasi si equivalgono, per chi conosce la storia ed anche l’attualità.

Sul versante religioso più "sano" ci sono da segnalare alcune iniziative che tendono al dialogo ed alla collaborazione tra cristiani e musulmani.

Una Consultazione internazionale su Cristiani e musulmani in dialogo ed oltre si è svolta a Ginevra, il 16-18 ottobre 2002, ospite del Consiglio ecumenico delle Chiese. Si è parlato in tale sede di molte iniziative locali, in tante parti dell’Africa, dell’Asia, del Medio Oriente, dell’Europa e degli Stati Uniti, di cristiani e musulmani, donne e uomini, per approfondire lo spirito del vivere insieme, per riparare i danni fisici e mentali causati dai conflitti reciproci e per ristabilire fiducia e mutua comprensione. Purtroppo il mondo non sa abbastanza di tali attività. I rappresentanti delle due religioni si sono opposti all’identificazione della violenza e del terrorismo con una religione o comunità particolare. (Agenzia di stampa Adista, 04.11.02, n. 80).

In Italia in questi giorni, 15 e 16 novembre, si sta svolgendo l’ 8° incontro cristiano-musulmano di Modena, sostenuta da organizzazioni delle due parti religiose, sul tema "Pace e/o guerra", al quale partecipano uomini di governo e rappresentanti della società civile. E’ apprezzabile inoltre l’iniziativa della Giornata per il dialogo cristiano-islamico, promossa da Brunetto Salvarani, direttore di Qol e della nostra rivista Tempi di Fraternità, da Paolo Naso, direttore di Confronti, e da altri rappresentanti delle due religioni, che volutamente coinciderà, il 29 novembre, con l’ultimo giorno del Ramadan, periodo di digiuno, preghiera, purificazione nel mondo islamico, che ricorda il dono del Corano dal cielo a Maometto.

Un secondo interrogativo. Riuscirà l’Europa Unita, attuale ed allargata, a costituirsi come supernazione, se non alternativa, almeno capace di controbilanciare lo strapotere degli Stati Uniti d’America e controllare, o, meglio ancora, fermare la volontà ed il progetto di guerra universale e, nell’immediato, di attacco all’Iraq, che, se realizzato, porterebbe capovolgimenti imprevedibili nella scena mondiale e disastri immani presso le popolazioni civili, senza risolvere i problemi, come già avvenne in Afghanistan? Prodi si è dimostrato ottimista, nell’intervista citata. Io ho preferito mettere il punto interrogativo, nel titolo di questi appunti, alla frase "E’ la fine del pensiero unico". Gli spiragli di speranza nell’attuale politica europea e mondiale sono presenti, ma molto cammino è ancora da compiere affinché "i giusti" possano controllare ed incanalare altrove l’azione guerrafondaia e terroristica ovunque presente. L’impegno prestato dai partecipanti al Forum di Firenze possa accelerare questo cammino.

(15 novembre 2002)

Mario Arnoldi