Umberto Eco e Baudolino tra i detenuti di Alessandria

Nell’Istituto penitenziario di Alessandria Umberto Eco ha trascorso il pomeriggio di sabato 16 giugno conversando del suo ultimo romanzo Baudolino. Gli insegnanti interni, gli educatori e gli assistenti volontari, uomini e donne, avevano preparato da tempo l’incontro leggendo e commentando il libro coi detenuti studenti della scuola media superiore dell’istituto, nell'attesa di incontrarsi con l’autore. L’iniziativa è interessante, non è la sola in Italia, rientra nel programma del Ministero per i beni e le attività culturali e del Ministero della Giustizia ed ha un titolo significativo: "Ali d’autore, incontri intorno a un libro", progetto pilota 2001 per la promozione della lettura fra le persone in esecuzione di pena. Sono interessati i Centri di servizio sociale per adulti, le Case di reclusione, le Case circondariali, gli Istituti femminili: Giuseppe Bonaviri è intervenuto a Roma, Vincenzo Consolo a Reggio Emilia, Guido Conti a Parma, Rosetta Loy a Napoli, Maurizio Maggiani a Torino, Dacia Maraini a Lecce, Marco Paolini a Messina, Claudio Piersanti a Porto Azzurro, Giuseppe Pontiggia a Cremona, Francesca Sanvitale all’Istituto femminile di Rebibbia a Roma, Marisa Volpi a Reggio Calabria.

Era prevedibile che Eco optasse per Alessandria, infatti egli torna spesso nella sua città d’origine; il romanzo Baudolino, nei nomi e negli atteggiamenti, riflette il carattere locale, anche se l’alessandrinità del romanzo è una metafora delle situazioni umane di qualsiasi parte del mondo.

I detenuti studenti, una cinquantina su trecento, divisi in quattro gruppi, avevano letto e lavorato precedentemente sul libro ed avevano prodotto diversi lavori: alcuni avevano steso una sintesi di alcune parti del romanzo, altri si erano esercitati in recensioni, altri ancora avevano scritto una poesia ispirata al testo del libro, qualcuno ne aveva fatto una versione teatrale che sarà recitata nell’istituto stesso e qualcun altro infine aveva tradotto in fumetto il romanzo servendosi del computer. Nella prima parte dell’incontro sono stati presentati i lavori all’autore, che ha gradito ed apprezzato l’iniziativa degli studenti. Il clima creatosi è stato immediatamente di cordialità e di calore.

Quindi in assemblea pubblica con tutti i detenuti, alcuni di questi stranieri, sono seguite le domande, che, per quantità e interesse, hanno ulteriormente dato all’incontro un aspetto di scambio culturale ed umano ricco e cordiale.

"Perché predilige il Medio Evo?", hanno chiesto. "Amo il Medio Evo, dice Eco, perché ho svolto la mia tesi di laurea su quel periodo. Ne avevo stampate allora 300 copie, successivamente l’ho pubblicata nuovamente ed è andata a ruba. Ma non è solo il ME che mi attrae, continua l’autore, quando scrivo un romanzo prendo spunto da un’immagine. Nel Pendolo di Foucauld ho utilizzato l’immagine che avevo visto a Parigi a vent’anni."

Sollecitato sull’uso del computer, Eco afferma che questo gli è servito per rintracciare le ricette dei cibi medievali, per descrivere cosa mangiava Niceta.

Quando gli hanno domandato se il successo fa piacere, ha ammesso di sì ed ha affermato di aver provato la maggior emozione per la risonanza de Il nome della rosa. "Allo stesso tempo la notorietà, ha aggiunto, ha delle controindicazioni." Già altre volte aveva detto che da quando era stato pubblicato il suo primo romanzo non poteva più uscire liberamente ed andare alla Scala, per esempio, senza essere assillato dalla gente.

Gli chiedono di Cagliostro e lo sollecitano a scrivere la storia di un carcerato ed Eco risponde che l’ha già scritta, infatti L’isola del giorno prima è la storia di un carcerato, chiuso in una nave, che non arriva mai, e di Cagliostro, imprigionato a San Leo, ugualmente ha scritto un saggio, sottolineando che quello era un truffatore alla grande ed era giusto che stesse in carcere.

Sul potere l’autore sostiene che oggi la sua struttura è pulviscolare, è una ragnatela, ha tanti centri, non solo i G8, ed ulteriormente sollecitato dice di non godere di nessun ascolto da parte del potere attuale.

Ancora sul rapporto tra potere e religione. Gli studenti gli fanno notare come lui non abbia sufficiente interesse per le religioni, ed egli risponde che oggi c’è maggior attenzione per le realtà religiose, ma in queste ci sono troppe frammentazioni.

Ed infine sulle due figure principali del romanzo. "Non ho mortificato Federico Barbarossa, afferma l’autore, egli è un po’ bizzoso, un sognatore, ho cercato di dargli un aspetto umano." E di Baudolino dice "un tempo i chierici erano sottomessi all’autorità e sapevano cosa dire. Baudolino non è un chierico, un intellettuale, è invece un funzionario ministeriale, si barcamena, aiutava la città e stava con Barbarossa. E’ curioso di tutto. E’ bugiardo, ma sono le menzogne che fanno succedere le cose. La bugia è fantasia, creatività. I poeti sono quelli che inventano, che scrivono cose inesistenti. Ci sono bugie malvagie, che fanno del male e bugie creative."

Con un dialogo senza aspetti cattedratici, ma caratterizzato da colloquialità, è emersa l’opinione di Eco sul suo personaggio e sulla bugia, dando ad essa il senso simbolico e reale che le spetta, sdrammatizzando il dibattito avvenuto all’uscita del romanzo tra gli specialisti che hanno spesso deplorato l’aspetto negativo della girandola di bugie e l’assenza in Eco di valori positivi ed alternativi. "Siamo in un mondo di segni, diceva l’autore ne Il nome della rosa, e spesso siamo condannati a non coglierne il significato." Oggi Eco ha suggerito un’apertura nuova nell’individuare nel nostro mondo virtuale, dove tutto è contraffazione, una possibilità di creatività nuova.

Gli applausi sono stati molti. Sono curioso di conoscere lo svolgimento delle giornate analoghe con gli autori nelle altre case di reclusione. Sicuramente, con iniziative simili a queste, ci troviamo di fronte alla concezione della detenzione basata sulla rieducazione e non sulla sola sanzione di chi ha sbagliato, tipica della tradizione italiana a cominciare da Cesare Beccaria, che mi auguro non vada perduta.

(1 agosto 2001)

Mario Arnoldi